Il novizio balbettò, impotente, e in qualche modo riuscì ad esibire una specie di sogghigno.
— Tu hai diciassette anni e sei evidentemente un idiota, non è così?
— Questo è indubbiamente vero, Monsignore Abate.
— Che scusa adduci per crederti chiamato alla Religione?
— Nessuna scusa, magister meus.
— Ah? È così? Allora senti di non avere vocazione per l'Ordine?
— Oh, io l'ho! — ansimò il novizio.
— Ma non adduci alcuna giustificazione?
— Nessuna.
— Piccolo cretino, ti sto chiedendo quali ragioni hai. Poiché dichiari di non averne, ne deduco che sei pronto a negare di aver incontrato qualcuno nel deserto, l'altro giorno, che sei inciampato in questa cassetta di cianfrusaglie senza alcun aiuto, e che ciò che io ho udito dagli altri è soltanto… un delirio febbrile?
— Oh, no, Don Arkos!
— Oh, no che cosa?
— Non posso negare ciò che ho visto con i miei occhi, Reverendo Padre.
— Quindi, tu hai incontrato un angelo… o era un santo?… forse non ancora un santo?… e ti ha indicato dove cercare?
— Non ho mai detto che era…
— E questa è la giustificazione per credere di avere una sincera vocazione, non è così? Questa… questa… dobbiamo chiamarla una "creatura"?… ti ha augurato di trovare una voce, e ha segnato una pietra con le sue iniziali, e ti ha detto che era ciò che cercavi, e quando tu hai guardato sotto la pietra… c'era questo. Eh?
— Sì, Don Arkos.
— Cosa ne pensi della tua esecrabile vanità?
— La mia esecrabile vanità è imperdonabile, mio Signore e Maestro.
— Immaginarti tanto importante da essere imperdonabile, è una vanità ancora più grande — ruggì il superiore dell'abbazia.
— Monsignore, io sono veramente un verme.
— Benissimo, è solo necessario che tu neghi la parte relativa al pellegrino. Nessun altro ha visto quella persona, sai. Mi pare di aver capito che avrebbe dovuto venire in questa direzione. Ha detto persino che si sarebbe fermato qui. E si è informato sull'abbazia. Sì? E dove sarebbe sparito, se mai è esistito? Nessuna persona di quel genere è passata di qui. Il fratello che era di turno alla torre di guardia non l'ha visto. Eh? Adesso sei disposto ad ammettere che te lo sei immaginato?
— Se non vi fossero veramente quei due segni sulla pietra dove lui… allora forse potrei…
L'abate chiuse gli occhi e sospirò, stancamente. — I segni ci sono… molto deboli — ammise. — Avresti potuto farli tu.
— No, Monsignore.
— Ammetti di avere immaginato quella vecchia creatura?
— No, Monsignore.
— Benissimo, sai cosa ti capiterà, adesso?
— Sì, Reverendo Padre.
— Allora preparati a ricevere la punizione.
Tremando, il novizio si raccolse l'abito attorno alla cintura e si piegò sulla scrivania. L'abate prese dal cassetto una robusta riga di quercia, la provò sulla palma, poi diede a Francis un abile colpo trasversale sulle natiche.
— Deo gratias! - rispose doverosamente il novizio, boccheggiando un po'.
— Hai intenzione di cambiare idea, figlio mio?
— Reverendo Padre, non posso negare…
Whack!
— Deo gratias!
Whack!
— Deo gratias!
Dieci volte fu ripetuta la semplice ma dolorosa litania, mentre frate Francis gemeva i suoi ringraziamenti al Cielo per ogni bruciante lezione della virtù dell'umiltà, come era previsto che facesse. L'abate si fermò dopo la decima sferzata. Frate Francis stava in punta di piedi e vacillava leggermente. Le lacrime gli spuntavano dagli angoli delle palpebre contratte.
— Mio caro fratello Francis — disse l'Abate Arkos — sei assolutamente sicuro di avere visto il vecchio?
— Sicuro — squittì il giovane, facendosi coraggio in attesa di altri colpi.
L'Abate Arkos sbirciò il giovane con aria clinica, poi girò attorno alla scrivania e sedette con un brontolio. Fissò accigliato, il pezzo di pergamena che recava le lettere:
— Chi credi che fosse? — mormorò distrattamente l'Abate Arkos.
Frate Francis aprì gli occhi, provocando una breve doccia di lacrime.
— Oh, mi hai convinto, figliolo, purtroppo per te.
Francis non disse nulla, ma pregò silenziosamente che la necessità di convincere il superiore della propria veracità non si presentasse spesso. In risposta a un gesto irritato dell'abate, riabbassò la tunica.
— Puoi sederti — disse l'abate, assumendo un tono distratto, se non cordiale.
Francis si mosse verso la sedia che gli era stata indicata, si abbassò a metà, poi rabbrividì e si raddrizzò. — Se per il Reverendo Padre Abate è lo stesso…
— Benissimo, allora resta in piedi. Non ti tratterrò a lungo, comunque, dovrai uscire e finire la tua valigia. — Si interruppe, notando che il viso del novizio si illuminava un poco. — Oh, no, non là! — scattò. — Non ritornerai nello stesso posto. Scambierai il tuo eremitaggio con quello di frate Alfred, e non tornerai più vicino a quelle rovine. Inoltre, ti comando di non discutere della cosa con nessuno, eccetto il tuo confessore e me, sebbene, il Cielo lo sa, il malanno sia già stato fatto. Sai a cosa hai dato l'avvio?
Frate Francis scosse il capo. — Poiché ieri era domenica, Reverendo Padre, non ci era richiesto di tacere, e durante la ricreazione mi sono limitato a rispondere alle domande dei confratelli. Pensavo…
— Bene, i tuoi confratelli hanno combinato una spiegazione molto acuta, caro figlio. Sapevi che era il Beato Leibowitz in persona colui che hai incontrato là fuori?
Francis lo guardò senza capire per un momento, poi scosse di nuovo il capo. — Oh, no, Monsignor Abate, sono sicuro che non poteva essere lui. Il Beato Martire non farebbe una cosa simile.
— Non farebbe che cosa?
— Non inseguirebbe qualcuno cercando di colpirlo con un bastone chiodato.
L'abate si passò una mano sulla bocca per nascondere un sorriso involontario. Dopo un momento riuscì a mostrarsi pensieroso. — Oh, non so. Eri tu quello che inseguiva, no? Sì credo di sì? Sì, eh? Bene, vedi, loro non credono che questo escluda la possibilità che si trattasse del Beato. Ora, io dubito fortemente che vi siano molte persone che il Beato inseguirebbe con un bastone chiodato, ma… — Si interruppe, incapace di reprimere una risata davanti all'espressione sul volto del novizio. — Benissimo, figliolo… ma chi credi che potesse essere quel vecchio?
— Pensavo che forse era un pellegrino diretto a visitare il nostro santuario, Reverendo Padre.
— Non è ancora un santuario, e non devi chiamarlo così. E comunque, non era diretto qui, o per lo meno, qui non è venuto. E non è passato oltre i nostri cancelli, a meno che la sentinella non fosse addormentata. E il novizio di guardia nega di essersi addormentato, sebbene abbia ammesso di avere molto sonno, quel giorno. Dunque, tu cosa suggerisci?
— Se il Reverendo Padre vuole perdonarmi, anch'io sono stato di guardia qualche volta.
— E allora?
— Bene, in una giornata luminosa, quando non c'è niente che si muove, tranne le poiane, dopo qualche ora si comincia a guardare le poiane.
— Ah, tu lo fai, eh? Quando dovresti sorvegliare la pista!
— E se si guarda il cielo troppo a lungo, ci si stordisce… non ci si addormenta veramente… ma si resta… come dire… intontiti.