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— Dunque è così che fai quando sei di guardia, vero? — grugnì l'abate.

— Non necessariamente. Voglio dire, no, Reverendo Padre, non saprei. Frate Je… voglio dire, un fratello cui ho dato il cambio una volta era proprio così. Non sapeva neppure che fosse l'ora del cambio. Era là seduto sulla torre e fissava il cielo a bocca aperta. Abbagliato.

— Sì, e la prima volta che ti istupidisci in questo modo, arriverà una schiera di scorridori atei dallo Utah, ucciderà qualche giardiniere, rovinerà il sistema di irrigazione, distruggerà il nostro raccolto, e butterà pietre nel pozzo prima che noi cominciamo a difenderci. Perché fai quella faccia… oh, dimenticavo… tu vivevi nello Utah, prima di fuggire, no? Ma non importa, può darsi… dico può darsi… che tu abbia ragione per quanto riguarda il fratello di guardia… che avrebbe potuto non vedere il vecchio, cioè. Tu sei sicuro che era soltanto un comune vecchio… nient'altro? Non un angelo? Non un beato?

Lo sguardo del novizio si levò verso il soffitto, pensierosamente, poi ricadde in fretta sul viso dell'abate. — Gli angeli e i santi fanno ombra?

— Sì… voglio dire no. Voglio dire… come posso saperlo? Faceva ombra, non è vero?

— Ecco… era un'ombra così piccola che potevo appena vederla.

— Cosa?

— Perché era quasi mezzogiorno.

— Imbecille! Non ti sto chiedendo che cosa era. So benissino che cos'era, se mai tu l'hai visto davvero. — L'Abate Arkos batté ripetutamente sulla tavola, per sottolineare la frase. — Voglio sapere se tu… tu… sei sicuro sopra ogni dubbio che fosse soltanto un vecchio come tutti gli altri!

Questo genere di interrogatorio stupì frate Francis. Nella sua mente, non c'era alcuna linea retta che separava il Naturale dal Soprannaturale, ma c'era, piuttosto, una zona crepuscolare intermedia. C'erano cose che erano chiaramente naturali, e c'erano Cose che erano chiaramente soprannaturali, ma fra questi estremi c'era un zona di confusione — la sua confusione — il preternaturale… dove le cose fatte di terra, aria, fuoco o acqua tendevano a comportarsi in modo inquietante come Cose. Per frate Francis, questa regione comprendeva tutto ciò che poteva vedere ma non comprendere. E frate Francis non era mai "sicuro al di là di ogni dubbio", come l'abate gli stava chiedendo di essere. Così, sollevando il problema, l'Abate Arkos stava involontariamente lanciando il pellegrino del novizio nella regione crepuscolare, nella stessa prospettiva che aveva avuto la prima apparizione del vecchio, come una striscia nera, priva di gambe, che fremeva nel mezzo di un lago creato dall'illusione del calore sulla pista, nella stessa prospettiva che aveva occupato per un attimo quando il mondo del novizio si era contratto fino a non contenere altro che una mano tesa per offrigli un pezzetto di cibo. Se qualche creatura superumana aveva deciso di camuffarsi da creatura umana, come poteva, lui, penetrare in quel travestimento, o sospettare che ve ne fosse uno? Se una creatura del genere non voleva essere sospettata, non avrebbe ricordato di gettare un'ombra, di lasciare orme di passi, di mangiare pane e formaggio? Non poteva, forse, masticare foglie aromatiche, sputare contro una lucertola, e ricordarsi di imitare la reazione di un mortale che dimenticava di infilare i sandali prima di avventurarsi sul terreno scottante? Francis non era in grado di valutare l'intelligenza o l'ingegnosità di esseri infernali o celesti, o di indovinare la portata delle loro abilità istrioniche, sebbene pensasse che tali creature fossero infernalmente o celestialmente abili. L'abate, sollevando la questione, aveva già formulato la natura della risposta di frate Francis, che era questa: prendere in esame la questione, sebbene prima non lo avesse fatto.

— Ebbene, ragazzo mio?

— Monsignor Abate, voi non supponete che potesse essere…

— Ti sto chiedendo di non supporre. Ti sto chiedendo di essere sicuro. Era o non era una normale persona di carne e di sangue?

La domanda era spaventosa. Il fatto che tale domanda fosse dignificata dal provenire dalle labbra di una persona così illustre come il suo abate la rendeva ancora più spaventosa, anche se Francis capiva che il suo superiore l'aveva formulata semplicemente perché voleva una particolare risposta. La voleva intensamente. Se la voleva intensamente, la domanda doveva essere importante. Se la domanda era abbastanza importante per un abate, era troppo importante per frate Francis, che non osò sbagliare.

— Io… credo che fosse di carne e di sangue, Reverendo Padre, ma non era precisamente "normale". In un certo senso, era straordinario.

— In che senso? — chiese con voce tagliente l'Abate Arkos.

— Come… come riusciva a sputare diritto. E sapeva leggere, credo.

L'abate chiuse gli occhi e si soffregò le tempie, in evidente segno di esasperazione. Quanto sarebbe stato semplice se avesse potuto dire al ragazzo che il suo pellegrino era soltanto un vecchio vagabondo, e se poi avesse potuto ordinargli di non pensare altrimenti. Ma, permettendo al ragazzo di capire che era possibile una domanda, aveva reso inefficiente l'ordine prima ancora di pronunciarlo. Fino a che il pensiero poteva essere governato, gli si poteva soltanto ordinare di seguire ciò che la ragione confermava; un diverso comando non sarebbe stato obbedito. Come ogni saggio dominatore, l'Abate Arkos non emetteva ordini invano, quando era possibile disobbedire e quando era impossibile imporli con la forza. Era meglio distogliere lo sguardo, piuttosto che dare ordini ineseguibili. Aveva formulato una domanda cui lui stesso non avrebbe saputo rispondere secondo ragione, poiché non aveva mai visto il vecchio, e di conseguenza aveva perduto il diritto di rendere obbligata la risposta.

— Vattene — disse alla fine, senza neppure aprire gli occhi.

5

Un po' sconvolto dalla commozione che si era sparsa nell'abbazia, frate Francis ritornò quello stesso giorno nel deserto, per completare la sua Vigilia quaresimale in una solitudine piuttosto desolata. Aveva previsto che le reliquie avrebbero destato un po' di eccitazione, ma l'eccessivo interesse che tutti dimostravano per il vecchio pellegrino lo sorprendeva. Francis aveva parlato del vecchio soltanto per la parte che quello aveva avuto, per caso o per disegno della Provvidenza, nel ritrovamento della cripta e delle reliquie. Il pellegrino era soltanto un ingrediente minore, per quanto riguardava Francis, in un disegno superiore al cui centro stavano le reliquie di un santo. Ma i suoi confratelli novizi avevano dimostrato un interesse maggiore per il pellegrino che per le reliquie, e persino l'abate lo aveva convocato non per interrogarlo sulla cassetta, ma per chiedere particolari sul conto del vecchio. Gli avevano rivolto centinaia di domande sul pellegrino, domande cui sapeva rispondere soltanto: «Non l'ho notato», oppure «Non stavo guardandolo, in quel momento», oppure «Non ricordo se lo ha detto»: e alcune delle domande erano piuttosto bizzarre. Quindi interrogò se stesso: "Avrei dovuto notarlo? Sono stato sciocco a non osservare ciò che faceva? Non prestavo abbastanza attenzione a ciò che diceva? Mi è sfuggito qualcosa di importante perché ero stordito?"

Rimuginò nell'oscurità mentre i lupi si aggiravano attorno al suo nuovo accampamento e riempivano le notti dei loro ululati. Si accorse di meditare durante certi momenti del giorno che dovevano essere dedicati alle preghiere e agli esercizi spirituali della vigilia di vocazione; e lo confessò al Priore Cheroki la prima volta che il prete si presentò, durante il suo giro di visite domenicali.

— Non dovresti permettere che le romantiche immaginazioni degli altri ti turbino; hai già abbastanza guai con la tua immaginazione — gli disse il prete, dopo averlo rimproverato per aver trascurato gli esercizi e le preghiere. — Quelli non escogitano domande del genere sulla base di ciò che potrebbe essere vero; le elaborano sulla base di ciò che potrebbe essere sensazionale, se per caso fosse vero. È ridicolo! Posso dirti che il Reverendo Padre Abate ha ordinato a tutti i novizi di lasciar cadere l'argomento. — Dopo un attimo aggiunse, sfortunatamente: — Non c'era proprio nulla, in quell'uomo, che potesse far pensare al soprannaturale… vero? — con una sola, lievissima inflessione di speranzosa interrogazione nella voce.