— Forse potrei includerla in un mazzo — si offrì frettoloso Francis. — le poche blueprint ricopiate che abbiamo sono così antiche da essere fragili… Se facessi parecchi duplicati… di alcune delle altre…
Horner sorrise maliziosamente. — Intendi dire che, se includessi nel mazzo la blueprint di Leibowitz, nessuno se ne accorgerebbe.
Francis arrossì.
— Padre Arkos non lo noterebbe neppure, eh?… se per caso vi frugasse.
Francis si agitò.
— Benissimo — disse Horner, mentre gli occhi gli scintillavano lievemente. — Puoi usare il tuo tempo libero per fare duplicati di qualsiasi disegno ricopiato che sia in cattive condizioni. Se per caso nel mucchio ci finisce anche qualcosa d'altro, cercherò di non notarlo.
Frate Francis dedicò per parecchi mesi il suo tempo libero a ricopiare alcuni dei vecchi disegni tratti dagli scaffali dei Memorabilia prima di osare toccare il disegno di Leibowitz. Se valeva la pena salvare i vecchi disegni, essi dovevano venir comunque ricopiati ogni secolo o due. Non solo gli originali sbiadivano, ma spesso anche le copie diventavano quasi illeggibili dopo un certo tempo, a causa della instabilità degli inchiostri impiegati. Non riusciva a comprendere perché gli antichi avessero tracciato linee e lettere bianche su sfondo scuro, invece del contrario. Quando ricopiò a carboncino uno dei disegni, invertendo così il rapporto dei colori, il rosso schizzo sembrò molto più realistico che in bianco-su-nero; ma gli antichi erano immensamente più saggi di Francis: se si erano presi il disturbo di mettere l'inchiostro dove di solito c'era la carta bianca e lasciavano solo lievi strisce bianche là dove una linea inchiostrata avrebbe dovuto apparire in un disegno normale, dovevano avere le loro ragioni. Francis ricopiò i documenti in modo che sembrassero simili il più possibile agli originali… anche se il compito di stendere l'inchiostro azzurro attorno alle minuscole lettere bianche era particolarmente noioso, e richiedeva un grande spreco di inchiostro, un fatto che faceva brontolare frate Horner.
Copiò un antico progetto architettonico, poi un disegno per una parte di una macchina, la cui geometria era evidente ma il cui uso era vago. Ricopiò una bizzarra astrazione, intitolata STABILIZZATORE WNDG MOD. 73-A 3-PH 6-P 1800 RPM 5-HP CL-A GABBIA DA SCOIATTOLI, che si rivelò completamente incomprensibile, e assolutamente incapace di imprigionare uno scoiattolo. Gli antichi erano spesso molto sottili; forse era necessaria una speciale serie di specchi per vedere lo scoiattolo. Francis, comunque, lo ricopiò faticosamente.
Soltanto dopo che l'abate, il quale ogni tanto passava per la copisteria, lo ebbe visto al lavoro su un altro disegno almeno tre volte (e per due volte Arkos si era fermato per dare una rapida occhiata al lavoro di Francis) riuscì a trovare il coraggio di avventurarsi fino agli scaffali dei Memorabilia per prendere la blueprint di Leibowitz, quasi un anno dopo aver cominciato il progetto cui dedicava il tempo libero.
Il documento originale era già stato sottoposto a un certo lavoro di restauro. Ad eccezione del fatto che portava il nome del Beato, era deludentemente simile a quasi tutti gli altri che aveva ricopiato.
Il disegno di Leibowitz, un'altra astrazione, non aveva riferimento a nulla, in particolare alla ragione. Lo studiò fino a che poté vederne a occhi chiusi la sbalorditiva complessità, ma non ne sapeva di più di quanto ne avesse saputo prima. Non pareva altro che una rete di linee che collegava un tracciato di segni tortuosi, di sgorbi, di segni incomprensibili e di minuscole lamelle. Le linee erano quasi tutte orizzontali e verticali, e si incrociavano tra loro o con un piccolo segno che indicava un salto o con un punto; facevano svolte ad angolo retto per girare attorno ai segni più grandi, e non si fermavano mai a metà strada ma terminavano sempre a uno sgorbio, a un segno, a una macchia incomprensibile. Era così assurdo che osservarlo per un periodo piuttosto lungo produceva un effetto ipnotico. Tuttavia, Francis cominciò a riprodurre ogni particolare, ricopiando persino una macchia centrale bruniccia che pensava potesse essere sangue del Beato Martire, ma che secondo frate Jeris era soltanto una macchia lasciata da un torsolo di mela marcio.
Frate Jeris, che era diventato copista avventizio insieme a frate Francis, sembrava divertirsi a punzecchiarlo, per quanto riguardava il suo progetto.
— Cos'è, prego — chiedeva, sbirciando al di sopra della spalla di Francis — un "Sistema di Controllo Transistorizzato per l'unità Sei-B", dotto fratello?
— È evidente: il titolo del documento — disse Francis sentendosi un po' urtato.
— È evidente. Ma che cosa significa?
— È il nome del diagramma che ti sta davanti agli occhi, Fratello Semplicione. Cosa significa "Jeris?"
— Molto poco, ne sono sicuro — disse frate Jeris con ironica umiltà. — Perdona la mia durezza di comprendonio, ti prego. Tu hai definito benissimo il nome indicando la creatura che lo porta, e che in verità è il significato del nome. Ma, ora, la creatura-diagramma in se stessa rappresenta qualcosa, non è vero? Cosa rappresenta il diagramma?
— Il sistema di controllo transistorizzato dell'Unità sei-B.
Jeris rise. — Chiarissimo! Eloquente! Se la creatura è il nome, allora il nome è la creatura. "Gli eguali possono essere sostituiti da eguali", ovvero "L'ordine di una equazione è reversibile", ma possiamo passare all'assioma seguente: allora non c'è qualche "stessa quantità" rappresentata tanto dal nome quanto dal diagramma? Oppure è un sistema chiuso?
Francis arrossì. — Penso — disse lentamente, dopo aver fatto una pausa per reprimere la sua irritazione — che il diagramma rappresenti un concetto astratto, piuttosto che una cosa concreta. Forse gli antichi avevano un metodo sistematico per dipingere un pensiero puro. È chiaro che non è un'immagine riconoscibile di un oggetto.
— Sì, è chiaramente irriconoscibile! — ammise frate Jeris con un risolino.
— D'altronde, forse è l'immagine di un oggetto, ma soltanto in un modo stilistico molto formale… così che sarebbe necessaria una speciale preparazione o…
— Una vista speciale?
— Secondo la mia opinione, è un'altissima astrazione di valore forse trascendentale che esprime un pensiero del Beato Leibowitz.
— Bravo! E allora, a cosa stava pensando?
— Ecco… al Disegno del Circuito — disse Francis, scegliendo quella definizione dalle scritte nell'angolo inferiore destro.
— Uhmmmm, a che disciplina appartiene questa arte, fratello? Quali sono i suoi generi, specie, proprietà e differenza? O forse è soltanto un "accidente?"
Jeris stava diventando pretenzioso nel suo sarcasmo, pensò Francis, e decise di rispondere sommessamente. — Bene, osserva questa colonna di numeri, e il suo titolo: "Numerazione delle Parti Elettroniche". C'era un tempo un'arte o una scienza chiamata Elettronica, che poteva appartenere tanto all'Arte quanto alla Scienza.
— Uh-uh! Questa regola il problema del "genere" e della "specie". E in quanto alla "differenza", se posso continuare su questa linea, qual era l'argomento dell'Elettronica?
— Anche questo è scritto — disse Francis, che aveva frugato i Memorabilia da cima a fondo nel tentativo di trovare qualche indizio che potesse rendere la blueprint un po' più comprensibile… ma con scarso risultato. — L'argomento dell'Elettronica era l'elettrone — spiegò.
— Così è scritto, in verità. Ne sono impressionato. So così poco di queste cose. Cos'era, prego, l'elettrone?
— Ecco, c'è una fonte frammentaria che allude ad esso come a una "Torsione Negativa del Nulla".
— Come! Come potevano negare un nulla? Questo non l'avrebbe reso un qualche cosa?
— Forse la negazione si applica a "torsione".