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«Lasciate che colui che è nato vivo da genitori umani rimanga vivo» aveva detto il precedente Leone «secondo la Legge Naturale e la Divina Legge dell'Amore: sia esso allevato come Figlio e nutrito, qualunque sia la sua forma e il suo comportamento, perché è un fatto evidente alla ragione naturale, senza necessità di appoggio da parte della Divina Rivelazione, che fra i Diritti Naturali dell'Uomo, il diritto all'assistenza da parte dei genitori nel tentativo di sopravvivere ha la precedenza su qualsiasi altro diritto, e non può essere modificato legittimamente dalla Società o dallo Stato, ad eccezione dei casi in cui i Prìncipi hanno il potere di rafforzare tale diritto. Neppure le bestie, sulla Terra, agiscono altrimenti.»

Il ladrone che accostò frate Francis non era in modo evidente una creatura deforme, ma fu evidente che proveniva dalla Valle dei Malnati quando due figure incappucciate si levarono dietro un groviglio di arbusti sul pendio che incombeva sul sentiero e lanciarono grida ironiche al monaco, mentre lo prendevano di mira con gli archi tesi. Da quella distanza, Francis non ebbe la certezza che fosse esatta la sua prima impressione, e cioè che una delle mani strette su un arco aveva sei dita o un pollice in più: ma non v'era alcun dubbio che una delle figure portasse una tonaca con due cappucci, sebbene non riuscisse a distinguere i visi e non potesse stabilire se il cappuccio in più contenesse o no una testa in più.

Il ladrone era ritto sul sentiero, davanti a Francis. Era basso, ma forte e massiccio come un toro, con una calvizie lucente e una mascella simile a un pezzo di granito. Stava ritto con le gambe divaricate e con le braccia massicce conserte sul petto, mentre osservava l'appressarsi della minuscola figura a cavalcioni dell'asino. Il ladrone, per quanto poteva vedere frate Francis, era armato soltanto dei suoi muscoli e di un coltello che non si prese il disturbo di togliere dalla cintura. Fece cenno a Francis di avanzare. Quando il monaco si fermò a cinquanta metri da lui, uno dei figli del Papa scagliò una freccia che si piantò nel sentiero dietro l'asino, facendo sobbalzare l'animale.

— Scendi — ordinò il ladrone.

L'asino si fermò sul sentiero. Frate Francis gettò indietro il cappuccio per mostrare la benda sull'occhio e alzò un dito tremante fino a toccarla. Cominciò a sollevare lentamente la benda sull'occhio.

Il ladrone rovesciò la testa e rise d'una risata che avrebbe potuto sgorgare, pensò Francis, dalla gola di Satana: il monaco mormorò un esorcismo, ma il ladrone non ne sembrò toccato.

— Questo trucco di voi buffoni vestiti di nero è logoro ormai da anni — disse. — Adesso scendi.

Frate Francis sorrise, alzò le spalle e smontò senza ulteriori proteste. Il ladrone esaminò l'asino, gli batté sui fianchi, gli osservò i denti.

— Mangiare? Mangiare? — gridò una delle figure incappucciate dalla collina.

— Questa volta no — abbaiò il ladrone. — Troppo magro.

Frate Francis non era completamente sicuro che stessero parlando dell'asino.

— Buon giorno a voi, signore — disse cordialmente il monaco.

— Potete prendere l'asino. Camminare migliorerà la mia salute, credo. — Sorrise di nuovo e fece per avviarsi di nuovo.

Una freccia saettò sul sentiero, si infisse ai suoi piedi.

— Finiscila! — ululò il ladrone, e poi, rivolto a Francis: — Adesso spogliati. E vediamo cosa c'è nel rotolo e nella bisaccia.

Frate Francis toccò la ciotola delle elemosine e fece un gesto impotente, che provocò soltanto un'altra risata sarcastica del ladrone.

— Ho già visto anche questo trucco — disse. — L'ultimo uomo con la ciotola che ho visto aveva un heklo d'oro nascosto nello stivale. E adesso spogliati.

Frate Francis, che non portava stivali, mostrò speranzoso i suoi sandali, ma il ladrone fece un gesto impaziente. Il monaco slegò la bisaccia, ne sparse il contenuto, e cominciò a svestirsi. Il ladrone gli frugò gli abiti, non trovò nulla, e ributtò l'abito al suo proprietario, che mormorò la sua gratitudine; aveva previsto di essere lasciato nudo sul sentiero.

— Adesso vediamo cosa c'è dentro l'altro involto.

— Contiene soltanto documenti, signore — protestò il monaco — che non hanno alcun valore se non per il loro proprietario.

— Apri.

In silenzio, frate Francis slegò l'involto e ne tolse la blueprint e la copia alluminata. Gli intarsi in foglia d'oro e il disegno colorato lampeggiarono vivacemente nella luce del sole che filtrava attraverso il fogliame. Il ladrone spalancò la bocca e zufolò sommessamente.

— Che bello! Alla donna piacerebbe, per appenderlo alla parete della baracca!

Francis si sentì male.

— Oro! — gridò il ladrone ai suoi complici incappucciati che erano rimasti sulla collina.

— Mangiare? Mangiare? — venne la risposta gorgogliante.

— Mangeremo, non abbiate paura! — gridò il ladrone, poi spiegò a Francis, in tono discorsivo: — Hanno fame, dopo essere stati lì seduti per due giorni. Gli affari vanno male. Il traffico è scarso, in questi tempi.

Francis annuì. Il ladrone riprese ad ammirare la copia alluminata.

"Signore, se Tu lo hai mandato per mettermi alla prova, allora aiutami a morire da uomo, fa' che possa prenderla soltanto sopra il cadavere del Tuo servo. Beato Leibowitz, guardami e prega per me…"

— Cos'è? — chiese il ladrone. — Un incantesimo? — Studiò i due documenti, uno accanto all'altro, per qualche minuto. — Oh! Uno è il fantasma dell'altro. Che magia è questa? — Fissò frate Francis con i sospettosi occhi grigi. — Come si chiama?

— Oh… Sistema di Controllo Transistorizzato per l'Unità Sei-B — balbettò il monaco.

Il ladrone, che aveva osservato i documenti a rovescio, aveva egualmente compreso che un diagramma comportava l'inversione fondo-disegno rispetto all'altro… un effetto che sembrava sbalordirlo quanto la foglia d'oro. Seguì le somiglianze tra i due documenti con un dito tozzo e sudicio, lasciando una lieve traccia sulla cartapecora alluminata. Francis ricacciò le lacrime.

— Vi prego! - ansimò il monaco. — L'oro è così sottile, non vale niente, in pratica. Soppesatelo nella mano. Pesa ben poco più della carta. Non vi servirà a nulla. Vi prego, signore, prendete il mio abito, invece. Prendete l'asino, invece, prendete la mia bisaccia. Prendete quello che volete, ma lasciatemi questi. Per voi non significano nulla.

Lo sguardo grigio del ladrone era meditabondo. Osservò l'agitazione del monaco e si soffregò il mento. — Ti permetterò di tenere gli abiti e l'asino e tutto, tranne questi! — offrì. — Prenderò soltanto gli incantesimi.

— Per l'amore di Dio, signore, allora uccidetemi! — gemette frate Francis. Il ladrone rise cinicamente.

— Vedremo. Dimmi a che cosa servono.

— A niente. Uno è il ricordo di un uomo morto da molto tempo. Un antico. L'altro è soltanto una copia.

— E a te a che cosa servono?

Francis chiuse gli occhi per un attimo e cercò di pensare a una spiegazione. — Conoscete le tribù della foresta? Sapete come vivono i loro antenati?