Don Paulo sentì che l'oscurità cominciava ad addensarsi. Dopo dodici secoli, una piccola speranza si era accesa nel mondo… e poi veniva un Principe analfabeta che la calpestava con un'orda di barbari e…
Il suo pugno esplose sul piano della scrivania. — Li abbiamo tenuti fuori dalle nostre mura, per mille anni — brontolò — e possiamo tenerveli per mille anni ancora. Questa abbazia è stata assediata tre volte durante l'epoca Bayring, e un'altra volta durante lo scisma di Vissarion. Salveremo i libri. Li terremo al sicuro per molto, molto tempo.
— Ma in questi tempi c'è un rischio assai più grave, Monsignore.
— E quale sarebbe?
— Un'abbondante scorta di polvere da sparo e di proiettili.
La Festa dell'Assunzione era venuta ed era trascorsa, ma ancora non si aveva notizia della carovana proveniente da Texarkana. I preti dell'abbazia cominciavano a offrire messe votive per i viaggiatori e i pellegrini. Don Paulo aveva rinunciato persino alle sue leggere colazioni, e si sussurrava che facesse penitenza per avere invitato lo studioso, in considerazione del pericolo che minacciava le Pianure.
Sulle torri di guardia c'era sempre qualche monaco. Lo stesso abate saliva frequentemente sulle mura, per guardare verso est.
Poco prima dei Vespri, la festa di San Bernardo, un novizio riferì di aver visto in lontananza una lieve striscia di polvere, ma stava scendendo l'oscurità, e nessun altro riuscì a scorgerla. Poco dopo furono cantati la Compieta e il Salve Regina, ma nessuno si presentò alle porte.
— Può darsi che fosse uno dei loro uomini mandato in avanscoperta — suggerì il Priore Gault.
— Può anche darsi che sia stata soltanto l'immaginazione del frate che stava di guardia — ribatté Don Paulo.
— Ma se si sono accampati a una decina di miglia o giù di lì, lungo la strada…
— Vedremmo brillare il loro fuoco dalla torre. È una notte chiara.
— Eppure, Domne, dopo che sarà sorta la luna, potremmo mandare qualcuno, a cavallo…
— Oh, no. È il modo migliore per farsi uccidere per sbaglio. Se sono veramente loro, probabilmente avranno tenuto il dito sul grilletto durante tutto il viaggio, specialmente la notte. Possiamo aspettare fino all'alba.
Era già mattino avanzato, quando l'atteso gruppo di cavalieri apparve da lontano, a est. Dall'alto delle mura, Don Paulo batté le palpebre e socchiuse gli occhi, guardando al di là del terreno caldo e arido, cercando di mettere a fuoco i suoi occhi miopi, in distanza. La polvere sollevata dagli zoccoli dei cavalli stava disperdendosi, verso nord. Il gruppo di cavalieri si era fermato per discutere.
— Mi pare di vedere venti o trenta persone — si lagnò l'abate, soffregandosi gli occhi. — Sono veramente così tanti?
— Approssimativamente, sì — disse Gault.
— E come potremo provvedere a tutti?
— Non credo che dovremo prenderci cura di quelli che, indossano le pelli di lupo, Monsignor Abate — disse, un po' rigido, il prelato più giovane.
— Pelli di lupo?
— Nomadi, Monsignore.
— Mandate uomini alle mura! Chiudete le porte! Abbassate le saracinesche! Lanciate…
— Aspettate, non sono tutti nomadi, Don Paulo.
— Oh! — Don Paulo si voltò, per guardare ancora.
La discussione era terminata. Alcuni uomini agitavano le braccia in segno di saluto; il gruppo si divise in due. La parte più cospicua ritornò galoppando verso est. Gli altri cavalieri li seguirono per un poco con lo sguardo, poi girarono i cavalli e avanzarono al trotto verso l'abbazia.
— Sono sei o sette… qualcuno è in uniforme — mormorò l'abate mentre si avvicinavano.
— Il thon e la sua scorta, sicuramente.
— Ma in compagnia di nomadi? È bene che non vi abbia permesso di mandare laggiù un uomo a cavallo questa notte. Cosa stavano facendo, in compagnia dei nomadi?
— A quanto pare, sono venuti come guide — disse cupamente Padre Gault.
— È molto gentile, da parte del leone, sdraiarsi accanto all'agnello!
I cavalieri si accostarono alle porte. Don Paulo deglutì a vuoto. — Bene, faremmo meglio ad andare a porgere loro il benvenuto, Padre — sospirò.
Prima che i due ecclesiastici fossero discesi dalle mura, i viaggiatori avevano tirato le redini, davanti al cortile. Un cavaliere si staccò dagli altri, avanzò al trotto, smontò, e presentò le sue credenziali.
— Don Paulo del Pecos, Abbas?
L'abate si inchinò. — Tibi adsum. Benvenuto in nome di San Leibowitz, Thon Taddeo. Benvenuto in nome della sua abbazia, in nome delle quaranta generazioni che hanno aspettato la vostra venuta. Siamo ai vostri ordini. — Quelle parole gli erano dettate dal profondo del cuore; le parole che erano state serbate per tanti anni, in attesa di quel magico momento. Udendo un semplice monosillabo mormorato in risposta, Don Paulo alzò gli occhi.
Per un attimo, il suo sguardo rimase fisso in quello dello studioso. E sentì la sensazione di calore svanire rapidamente. Quegli occhi gelidi… grigi, freddi, indagatori. Scettici, avidi e orgogliosi. Lo studiavano come avrebbero potuto studiare un oggetto curioso, privo di vita.
Paulo aveva pregato con fervore perché quel momento potesse essere un ponte gettato su un abisso di dodici secoli… aveva pregato che, per suo mezzo, l'ultimo scienziato martirizzato di quell'età antica potesse stringere la mano del domani. C'era veramente un abisso: questo era evidente. L'abate intuì, all'improvviso, che lui non apparteneva a questa età, che era stato sospinto su una barena di sabbia nel fiume del Tempo, e che in realtà non vi era alcun ponte.
— Venite — disse gentilmente. — Frate Visclair si occuperà dei vostri cavalli.
Quando ebbe veduto gli ospiti nei loro alloggi e si fu ritirato nell'intimità del suo studio, il sorriso sul volto del santo di legno gli ricordò inopinatamente il sorriso del vecchio Benjamin Eleazar, mentre diceva: «Anche i figli di questo mondo sono consistenti».
18
— Ora avvenne come nel tempo di Giobbe — cominciò il Frate Lettore dal leggio del refettorio:
"Quando i figliuoli di Dio vennero a presentarsi al cospetto del Signore, anche Satana era presente tra essi.
"Ed il Signore disse a lui: 'Donde vieni tu, o Satana?'
"E Satana rispondendo disse, come d'antico: 'Io ho percorso la terra, e ho camminato su di essa'.
"Ed il Signore disse a lui: 'Hai tu considerato quel semplice e retto principe, il mio servitore Name, che odia il male ed ama la pace?'
"E Satana rispondendo disse: 'Forse che Name teme Iddio invano? Imperocché non hai Tu benedetto la sua terra con grande ricchezza e non lo hai Tu fatto possente fra le nazioni? Ma distendi la Tua mano e decresci ciò che egli ha, e lascia che il suo nemico sia rafforzato: poi vedrai se non ti bestemmierà sul Tuo viso'.
"Ed il Signore disse a Satana: 'Guarda ciò che possiede, e diminuiscilo. Provvedi tu a questo'.
"E Satana si allontanò dalla presenza di Dio e ritornò nel mondo.
"Ora il principe Name non era il santo Giobbe, perché quando la sua terra fu afflitta da pene e quando il suo popolo fu meno ricco, quando egli vide il suo nemico, diventare più potente, divenne timoroso e cessò di fidare in Dio, pensando fra sé: 'Io devo colpire prima che il nemico mi sopraffaccia senza impugnare la spada'.