Ed erano stati crocifissi, comunque. Senza dignità. Sempre perché qualcuno, comunque, deve essere inchiodato e appeso alla croce, e se tu ne cadi, loro batteranno…
Vi fu un improvviso silenzio. Lo studioso aveva smesso di parlare.
L'abate batté le palpebre, guardò attraverso la sala. Metà della comunità stava guardando verso l'ingresso. In principio, i suoi occhi non riuscirono a distinguere nulla.
— Che c'è? — sussurrò a Gault.
— Un vecchio con la barba e uno scialle — sibilò Gault. — Sembra… No, lui non…
Don Paulo si alzò e avanzò verso l'orlo del podio, per fissare la forma, vagamente definita nelle ombre. Poi lo chiamò, sommessamente: — Benjamin?
La figura si agitò. Si strinse lo scialle attorno alle spalle magrissime e avanzò, lentamente, nella luce. Si fermò di nuovo, mormorando fra sé mentre si guardava intorno nella sala; poi il suo sguardo scoprì lo studioso dietro il leggio.
Appoggiandosi a un bastone nodoso, la vecchia apparizione avanzò lentamente verso il podio, senza distogliere gli occhi dall'uomo che vi stava dietro.
Il Thon Taddeo sembrò dapprima divertito e perplesso, ma quando si accorse che nessuno si muoveva o parlava, sembrò perdere colore, man mano che la decrepita visione gli si avvicinava. Il volto di quella barbuta antichità splendeva della speranzosa ferocia di qualche passione travolgente che gli bruciava dentro più furiosamente del principio della vita, che da molto tempo ormai avrebbe dovuto smorzarsi.
Si avvicinò al leggio, si fermò. I suoi occhi ammiccarono verso l'oratore sbalordito. La bocca gli tremò. Sorrise. Tese una mano tremante verso lo studioso. Il thon si ritrasse con uno sbuffo di repulsione.
L'eremita era agile. Balzò sul podio, schivò il leggio, e afferrò il braccio dello studioso.
— Che pazzia…
Benjamin accarezzò quel braccio, mentre fissava, pieno di speranza, gli occhi dello studioso.
Il suo viso si rannuvolò. Il bagliore degli occhi si spense. Lasciò cadere il braccio. Un grande sospiro uscì dai vecchi polmoni inariditi, mentre la speranza svaniva. Il sorriso eternamente saputo del Vecchio Ebreo della Montagna ritornò sul suo viso. Si rivolse alla comunità, tese le magre braccia, scrollò eloquentemente la spalle.
— Non è ancora Lui — disse, in tono acido, quindi si trascinò via.
Poi, vi fu ben scarsa formalità.
21
Fu durante la decima settimana della permanenza del Thon Taddeo che il messaggero portò le nere notizie. Il capo della dinastia regnante di Laredo aveva chiesto che le truppe texarkane venissero evacuate dal suo reame. Il Re era morto di veleno quella notte stessa, e fra gli Stati di Laredo e di Texarkana era stata proclamata la guerra. Sarebbe stata un guerra breve. Si poteva affermare con sicurezza che la guerra era finita il giorno dopo il suo inizio, e che adesso Hannegan controllava tutte le terre e tutti i popoli, dal Fiume Rosso al Rio Grande.
Fin qui, era tutto previsto: ma non erano state previste le notizie che l'accompagnavano.
Hannegan II, per Grazia di Dio Podestà, Viceré di Texarkana, Difensore della Fede, e Vaquero Supremo delle Pianure, dopo aver giudicato Monsignor Marcus Apollo colpevole di "tradimento" e di spionaggio, aveva ordinato che il Nunzio papale venisse impiccato e poi, quando era ancora vivo, tolto dal patibolo per essere squartato e spellato vivo, come esempio a chiunque altro volesse tentare di minare il potere del Podestà. Ridotta in pezzi, la carcassa dell'ecclesiastico era stata gettata ai cani.
Il messaggero ebbe appena bisogno di aggiungere che Texarkana era stata colpita da interdizione assoluta da un decreto papale che conteneva vaghe ma minacciose allusioni alla Regnans in Excelsis, una bolla del sedicesimo secolo che ordinava la deposizione di un monarca. Non vi era ancora notizia di contromisure da parte di Hannegan.
Sulle Pianure, le forze laredane avrebbero dovuto aprirsi la strada verso casa combattendo fra le tribù nomadi, soltanto per deporre le armi ai propri confini, perché la loro nazione e i loro parenti erano tenuti come ostaggi.
— Una vera tragedia! — disse il Thon Taddeo, con evidente sincerità. — A causa della mia nazionalità, mi offro di partire immediatamente.
— Perché? — chiese Don Paulo. — Voi non approvate le azioni di Hannegan, non è vero?
Lo studioso esitò, poi scosse il capo. Si guardò intorno, per essere certo che nessuno li ascoltasse. — Personalmente, le condanno. Ma in pubblico… — E scrollò le spalle. — C'è il collegium cui devo pensare. Se si trattasse soltanto del mio collo, allora…
— Comprendo.
— Posso dirvi in confidenza una mia opinione?
— Naturalmente.
— Allora qualcuno dovrebbe distogliere Nuova Roma dal pronunciare minacce oziose. Hannegan è capacissimo di crocifiggere parecchie dozzine di Marcus Apollo.
— E allora nuovi martiri saliranno in Cielo; Nuova Roma non pronuncia minacce oziose.
Il thon sospirò. — Immaginavo che l'avreste presa in questo modo. Ma rinnovo la mia offerta di andarmene.
— Sciocchezze. Qualunque sia la vostra nazionalità, la vostra umanità fa di voi il benvenuto.
Ma c'era stata una frattura. Lo studioso stette molto sulle sue, in seguito, e conversava soltanto raramente con i monaci. I suoi rapporti con frate Kornhoer divennero notevolmente formali, sebbene l'inventore trascorresse un'ora o due, ogni giorno, nella manutenzione e nell'ispezione della dinamo e della lampada e si tenesse informato dei progressi del lavoro del thon, che procedeva con una rapidità insolita. Gli ufficiali si avventuravano solo raramente fuori della foresteria.
C'erano sintomi di un esodo dalla regione. Voci inquietanti continuavano a giungere dalle Pianure. Nel villaggio di Sanly Bowitts, la gente cominciava a trovare improvvisamente buone ragioni per partire tutto d'un tratto per qualche pellegrinaggio o per visitare altre terre. Persino ì mendicanti e i vagabondi se ne andavano. Come sempre, i mercanti e gli artigiani si trovarono di fronte alla spiacevole alternativa di abbandonare le loro proprietà ai ladri e ai saccheggiatori o di rimanere sul posto per vederle saccheggiare. Un comitato di cittadini, guidato dal podestà del villaggio, visitò l'abbazia per chiedere rifugio per la cittadinanza, in caso di invasione.
— La mia offerta definitiva — disse l'abate, dopo parecchie ore di discussione — è questa: accoglieremo tutte le donne, i bambini, gli invalidi e i vecchi, senza fare domande. Ma per quanto riguarda gli uomini capaci di maneggiare armi, considereremo ogni caso individualmente, e può darsi che dobbiamo respingerne molti.
— Perché — chiese il podestà.
— Dovrebbe essere chiaro persino per voi! — disse Don Paulo con voce tagliente. — Può darsi che noi stessi veniamo attaccati, ma a meno che non ci attacchino direttamente, noi cercheremo di restarne fuori. Non permetterò che questo luogo sia usato da chicchessia come una guarnigione da cui sferrare un contrattacco, se sarà solo il villaggio a venire investito. Quindi, nel caso dei maschi abili a portare armi, dovremo insistere per ottenere una promessa… difendere l'abbazia ai nostri ordini. E decideremo caso per caso se la promessa è degna di fede o no.
— È ingiusto! — ululò un membro del comitato. — Voi volete discriminare…
— La discriminazione verrà praticata soltanto nei confronti di chi non meriterà fiducia. Perché? Speravate di nascondere qui un esercito di riserva? Ebbene, non vi sarà permesso. Non piazzerete una milizia cittadina, qui fuori. Questa decisione è definitiva.
Considerate le circostanze, il comitato non poteva rifiutare qualunque aiuto venisse offerto. Non vi furono ulteriori discussioni.