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— Io sì. Voi avete un istinto per queste cose. Io trovo molto più facile sviluppare una teoria astratta che realizzare un metodo pratico per provarla. Ma voi avete il dono straordinario di vedere tutto sotto forma di viti, fili e lenti, mentre io sto ancora pensando a simboli astratti.

— Ma, tanto per cominciare, a me le astrazioni non verrebbero neppure in mente, Thon Taddeo.

— Noi due faremmo un'ottima squadra di ricerca, fratello. Vorrei che voi accettaste di venire da noi al collegium, almeno per un certo tempo. Credete che il vostro abate vi permetterebbe di partire?

— Non ho la presunzione di indovinarlo — mormorò l'inventore, improvvisamente imbarazzato.

Il Thon Taddeo si rivolse agli altri. — Ho sentito parlare di "fratelli assenti". Non è forse vero che qualche membro della vostra comunità è impiegato altrove, temporaneamente?

— Qualcuno soltanto, Thon Taddeo — disse un giovane prete. — Un tempo, l'Ordine forniva impiegati, scrivani e segretari al clero secolare, e alle corti reali ed ecclesiastiche. Questo, tuttavia, fu durante i tempi delle maggiori ristrettezze, qui all'abbazia. I fratelli che lavoravano altrove qualche volta hanno salvato gli altri dalla morte per fame. Ma ora non è più necessario, e avviene di rado. Naturalmente, vi sono alcuni fratelli che studiano a Nuova Roma, adesso, ma…

— Ecco! — disse il thon con improvviso entusiasmo. — Vi offro di studiare al collegium, fratello. Stavo parlando al vostro abate, ma…

— Sì? — chiese il giovane prete.

— Ecco, mentre non siamo d'accordo su alcune cose, posso comprendere il suo punto di vista. Penso che uno scambio di studenti potrebbe migliorare i nostri rapporti. Naturalmente vi verrebbe assegnato uno stipendio, e io sono sicuro che il vostro abate ne farebbe l'uso migliore.

Frate Kornhoer chinò il capo ma non disse nulla.

— Suvvia! — rise lo studioso. — Non mi sembrate compiaciuto dell'invito, fratello!

— Ne sono lusingato, naturalmente. Ma non spetta a me decidere su queste cose.

— Certo, e io naturalmente lo comprendo. Ma non mi sognerei di chiederlo al vostro abate, se l'idea vi dispiace.

Frate Kornhoer esitò. — La mia vocazione è per la Religione — disse alla fine. — Cioè… per una vita di preghiera. Noi pensiamo che anche il nostro lavoro sia una specie di preghiera. Ma quella… — e indicò la sua dinamo — …mi sembra piuttosto un gioco. Tuttavia, se Don Paulo decidesse di mandarmi…

— Partireste con riluttanza — concluse indispettito lo studioso. — Sono sicuro che potrei indurre il collegium a mandare al vostro abate almeno cento hannegan d'oro ogni anno, mentre voi sarete presso di noi. Io… — Si interruppe, per guardare le espressioni dei religiosi. — Scusatemi, ho detto qualche cosa di sbagliato?

A metà della scala, l'abate si fermò per osservare il gruppo nel sotterraneo. Parecchi visi inespressivi erano rivolti verso di lui. Dopo pochi secondi il Thon Taddeo notò la presenza dell'abate e lo salutò con un cordiale cenno del capo.

— Stavamo parlando proprio di voi, Padre — disse. — Se avete ascoltato, forse dovrei spiegare…

Don Paulo scosse il capo. — Non è necessario.

— Ma mi piacerebbe discutere…

— Potete aspettare? In questo momento ho molta fretta.

— Certamente — disse lo studioso.

— Tornerò prestissimo. — Risalì le scale. Padre Gault lo stava aspettando nel cortile.

— Lo hanno già saputo, Domne? — chiese cupo il priore.

— Non l'ho chiesto, ma sono sicuro che non l'hanno saputo — rispose Don Paulo. — Stanno facendo sciocche conversazioni, laggiù. Stanno parlando di portare frate Kornhoer a Texarkana con loro.

— Allora non l'hanno saputo, questo è certo.

— Sì. E ora, dov'è?

— Nella foresteria, Domne. C'è il medico, con lui. È in delirio.

— Quanti fratelli sanno che è qui?

— Non più di quattro. Stavamo cantando Nona quando è arrivato alla porta.

— Dite a quei quattro di non parlarne con nessuno. Poi raggiungete i nostri ospiti nel sotterraneo. Siate molto cortese, e non fateglielo sapere.

— Ma dovrebbero esserne informati prima che partano.

— Naturalmente. Ma lasciate che si preparino, prima. Sapete che questo non impedirà loro di partire. Quindi, per ridurre al minimo l'imbarazzo, aspettiamo l'ultimo minuto per dirglielo. Ora, l'avete con voi?

— No, l'ho lasciato con i suoi documenti nella foresteria.

— Andrò a vederlo. E adesso avvertite i fratelli, e raggiungete i nostri ospiti.

— Sì, Domne.

L'abate si avviò verso la foresteria. Quando entrò, il Frate Farmacista stava uscendo dalla stanza del fuggitivo.

— Vivrà, fratello?

— Non posso saperlo, Domne. Torture, inedia, febbre da sfinimento… se Dio lo vuole… — E scrollò le spalle.

— Posso parlargli?

— Sono certo che non ha importanza. Ma non riesce a parlare con lucidità.

L'abate entrò nella stanza e chiuse senza far rumore la porta dietro di sé. — Frate Claret?

— No, basta! — boccheggiò l'uomo disteso sul letto. — Per l'amore di Dio, basta… vi ho detto tutto ciò che so. Io l'ho tradito. E adesso lasciatemi… essere.

Don Paulo guardò con pietà il segretario del defunto Marcus Apollo. Guardò le mani dello scrivano. C'erano soltanto piaghe dove c'erano state le unghie.

L'abate rabbrividì e si voltò verso il tavolino accanto al letto. In un mucchietto di documenti e di effetti personali, trovò subito il documento, rozzamente stampato, che il fuggitivo aveva portato con sé da occidente.

HANNEGAN IL PODESTÀ per Grazia di Dio: Sovrano di Texarkana, Imperatore di Laredo, Difensore della Fede, Dottore delle Leggi, Capo dei Clan dei Nomadi e Vacquero Supremo delle Pianure, a TUTTI I VESCOVI, E PRELATI della Chiesa in tutto il Nostro Legittimo Reame, Salute e AVVISO perché questa è la LEGGE videlicet vale a dire:

1) Laddove un certo principe straniero, certo Benedetto XXII, Vescovo di Nuova Roma, presumendo di asserire un'autorità che non gli compete di diritto sul clero di questa nazione, ha osato tentare, primo, di porre la Chiesa Texarkana sotto sentenza di interdizione e, più tardi, di sospendere questa sentenza, creando conseguentemente grande confusione e spirituale abbandono fra tutti i fedeli. Noi, unico legittimo dominatore al di sopra della Chiesa in questo reame, agendo in concordia con un concilio di vescovi e di prelati, con la presente dichiariamo ai Nostri leali sudditi che il predetto principe e vescovo, Benedetto XXII, è un eretico, simoniaco, assassino, sodomita e ateo, indegno di qualsiasi riconoscimento da parte dalla Santa Chiesa nelle terre del Nostro regno, impero o protettorato. Chi lo serve non serve Noi.

2) Sia noto, pertanto, che sia il decreto di interdizione sia il decreto che lo sospende sono con la presente CANCELLATI, REVOCATI, DICHIARATI NULLI E PRIVI DI CONSEGUENZA, perché non ebbero mai alcuna validità originaria…

Don Paulo gettò soltanto una breve occhiata al seguito. Non c'era bisogno di leggere oltre. L'avviso podestarile ordinava che il clero texarkano si procurasse licenze per esercitare il ministerio, proclamava la somministrazione dei Sacramenti da parte di persone non autorizzate un crimine punibile secondo la legge, faceva del giuramento di suprema lealtà al Podestà una condizione per ottenere autorizzazione e riconoscimento. Era firmato non soltanto con la X del Podestà, ma anche da parecchi "vescovi" i cui nomi erano sconosciuti all'abate.

Ributtò il documento sulla tavola e sedette accanto al letto. Il fuggitivo aveva gli occhi spalancati, ma si limitava a guardare il soffitto e ad ansimare.