Ma la fuga non fu facile. La donna prese l'abate per una manica e sorrise del suo irresistibile sorriso sdentato.
— Un minuto, Padre, solo un minuto per la vecchia donna dei pomodori, se potete.
— Certo, naturalmente. Sarò felice…
Joshua rivolse all'abate un sogghigno di straforo e proseguì per negoziare con la cagna il diritto di transito. Priscilla lo guardò con aperto disprezzo.
— Ecco, Padre, ecco — stava dicendo la signora Grales. — Prendete qualcosa per la cassetta delle elemosine. Ecco…-Le monete tintinnarono mentre Zerchi protestava. — No, ecco, prendete, prendete — insistette la donna. — Oh, so quello che dite sempre voi, perbacco! Ma non sono così povera come potete credere. E ho un buon lavoro. Se non prendete questi soldi, quel buono a niente del mio uomo me li prenderà lui, e farà l'opera del Diavolo. Ecco… ho venduto i pomodori, ci ho guadagnato un po', e ho comprato da mangiare per una settimana e anche un giocattolo per Rachel. Voglio che li prendiate. Ecco qua.
— È molto gentile…
— Grryump! — risuonò dalla soglia un latrato autoritario. — Grryump! Rowf! rowf! Rrrrr Owwff!… — E fu seguito da una rapida sequenza di abbaiamenti, e dai ringhi di Priscilla in ritirata.
Joshua ritornò, con le mani nascoste nelle maniche.
— Siete ferito?
— Grryump! — disse il monaco.
— Che cosa avete fatto a quella bestia?
— Grryump! — ripeté frate Joshua. — Rowf! Rowf! Rrrr Owwff! — poi spiegò: — Priscilla crede nei lupi mannari. Era lei ad abbaiare. Adesso possiamo passare.
La cagna era scomparsa; ma la signora Grales tornò a prendere l'abate per le mani. — Ancora un momento, Padre, e poi non vi tratterrò più. Volevo parlarvi della piccola Rachel. Bisogna pensare a battezzarla, e volevo chiedervi se mi fareste l'onore di…
— Signora Grales — si intromise gentilmente l'abate — dovete consultare il vostro parroco. Tocca a lui pensare a queste cose, non a me. Io non ho parrocchia… solo l'abbazia. Parlate a Padre Selo, a San Michele. La nostra chiesa non ha neppure un fonte. Le donne non sono ammesse, tranne che nella tribuna…
— La cappella delle sorelle ha un fonte, e le donne possono…
— Spetta a Padre Selo, non a me. Deve essere registrato nella sua parrocchia. Solo in caso di emergenza, io potrei…
— Sì, sì, questo lo so. Ma ho parlato a Padre Selo. Ho portato Rachel nella sua chiesa e quello sciocco non ha voluto toccarla.
— Ha rifiutato di battezzare Rachel?
— Proprio, quello sciocco.
— State parlando di un prete, signora Grales, e non è uno sciocco, lo conosco bene. Deve avere avuto le sue ragioni, per rifiutare. Se non accettate le sue ragioni, allora consultate qualcun altro… ma non un prete monastico. Parlate al pastore di Santa Maisie, magari.
— Sì, ho fatto anche questo… — Si lanciò in quello che prometteva di essere un resoconto prolungato di tutte le sue schermaglie in favore della non battezzata Rachel. I monaci ascoltarono dapprima pazientemente, ma, mentre l'osservava, Joshua afferrò il braccio dell'abate, sopra al gomito; le sue dita affondarono gradualmente nel braccio di Zerchi fino a che l'abate rabbrividì per il dolore e si liberò con l'altra mano.
— Cosa fate? — sussurrò, ma poi notò l'espressione del monaco. Gli occhi di Joshua erano fissi sulla vecchia come se fosse un basilisco. Zerchi seguì quello sguardo, ma non vide nulla di più strano del solito; la testa in più era seminascosta da una specie di velo, ma frate Joshua l'aveva certamente vista abbastanza spesso.
— Scusatemi, signora Grales — l'interruppe Zerchi non appena la donna fu a corto di fiato. — Adesso devo proprio andare. Vi dirò cosa dobbiamo fare: parlerò a nome vostro con Padre Selo, ma è tutto quello che posso fare. Ci vedremo poi, ne sono sicuro.
— Vi ringrazio molto, e vi chiedo perdono per avervi trattenuto.
— Buona notte, signora Grales.
Varcarono la porta e si diressero verso il refettorio. Joshua si batté più volte la mano sulla tempia, come per rimettere a posto qualcosa…
— Perché la fissavate in quel modo? — domandò l'abate. — Mi sembrava una scortesia.
— Non l'avete notato?
— Notato cosa?
— Allora non l'avete notato. Bene… lasciamo perdere. Ma chi è Rachel? Perché non battezzano la bambina? È la figlia della donna?
L'abate sorrise, senza allegria. — È quello che sostiene la signora Grales. Ma è un problema sapere se Rachel sia sua figlia, sua sorella… o semplicemente una escrescenza che le è spuntata sulla spalla.
— Rachel! La sua altra testa?
— Non gridate così, o ci sentirà.
— E vuole farla battezzare?
— Con una certa urgenza, non vi sembra? Pare una vera ossessione.
Joshua agitò le braccia. — E come sistemano questi casi?
— Non lo so, e non voglio saperlo. Sono grato al cielo che non tocchi a me sbrogliarli. Se fosse un semplice caso di gemelli siamesi, sarebbe semplice. Ma non lo è. I vecchi dicono che Rachel non c'era, quando la signora Grales nacque.
— Una favola da contadini!
— Forse. Ma qualcuno è disposto a ripeterla sotto giuramento. Quante anime ha una vecchia con una testa in più… una testa che "le è cresciuta"? Casi come questi provocano molte ulcere in alto loco, figlio mio. Dunque, che cosa avete notato? Perché la fissavate e cercavate di strapparmi il braccio?
Il monaco fu lento a rispondere. — Mi sorrideva — disse, alla fine.
— Che cosa vi sorrideva?
— La tes… ehm… Rachel. Sorrideva. Pensavo che stesse per svegliarsi.
L'abate lo fermò sulla porta del refettorio e lo osservò, incuriosito.
— Sorrideva — ripeté premurosamente il monaco.
— Ve lo siete immaginato.
— Sì, Monsignore.
— Allora fate come se lo aveste immaginato.
Frate Joshua tentò. — Non posso — ammise.
L'abate lasciò cadere le monete della vecchia nella cassetta delle elemosine.
— Entriamo — disse.
Il nuovo refettorio era funzionale, rifinito a cromature, acusticamente perfetto, e provvisto di una illuminazione germicida. Erano scomparse le pietre annerite dal fumo, le lampade a sego, le ciotole di legno e i formaggi maturati nelle cantine. Ad eccezione della disposizione a croce dei sedili e di una fila di immagini sacre lungo una parete, il luogo sembrava una mensa aziendale. L'atmosfera era cambiata, come era cambiata l'atmosfera di tutta l'abbazia. Dopo anni di sforzi per conservare i resti della cultura di una civiltà morta da molto tempo, i monaci avevano visto l'ascesa di una civiltà nuova e più potente. I vecchi compiti erano stati realizzati; ne erano stati trovati di nuovi. Il passato era venerato ed esibito in bacheche di vetro, ma non era più il presente. L'Ordine si conformava ai tempi, a un'età di uranio e di acciaio e di razzi fiammeggianti, in mezzo al rombo dell'industria pesante e l'acuto gemito dei convertitori dei motori stellari. L'Ordine si conformava… almeno negli aspetti superficiali.
— Accedite ad eum - intonò il Lettore.
Le legioni in tonaca rimasero irrequiete ai loro posti durante la lettura. Non era ancora stato portato il cibo. Le tavole non erano apparecchiate. La cena era stata ritardata. L'organismo, la comunità la cui cellula erano uomini, la cui vita era fluita attraverso settanta generazioni, sembrava teso, quella sera, sembrava sentire una nota stonata, sembrava conscio, attraverso la connaturalità dei suoi componenti, di ciò che era stato detto solamente a pochi. L'organismo viveva come un corpo, pregava e lavorava come un corpo, e qualche volta sembrava vagamente cosciente come una mente infusa nei suoi membri che sussurrasse a se stessa e a Un Altro nella lingua prima, la lingua infantile della specie. Forse la tensione era accresciuta dal debole ringhio delle esercitazioni di una lontana base di missili anti-missili, quanto dall'inatteso rinvio del pasto.