L'ultimo monaco, nell'entrare, si fermò nella camera stagna. Rimase ritto sul portello aperto e si tolse i sandali.
— Sic transit mundus - mormorò, guardando verso il bagliore. Sbatté le suole dei sandali una contro l'altra, per toglierne la polvere. Il bagliore abbracciava un terzo del cielo. Si grattò la barba, gettò un ultimo sguardo all'oceano, poi indietreggiò e chiuse il portello.
Vi fu un lampo, un riflesso di luce, un gemito alto e sottile che vinceva il suono, e l'astronave si lanciò verso il cielo.
I frangenti battevano monotoni la spiaggia, gettando a riva i detriti. Un idrovolante abbandonato galleggiava oltre i frangenti. Dopo un po' i frangenti catturarono l'idrovolante e lo gettarono sulla spiaggia, insieme ai detriti. Si inclinò, si spezzò un'ala. C'erano gamberetti che facevano caroselli nei frangenti, e il meriango che si nutriva di gamberetti, e il pescecane che mangiava i merianghi e li trovava eccellenti, nella sportiva brutalità del mare.
Un vento spazzò l'oceano, portando con sé una cortina di fine polvere bianca. La cenere cadde nel mare, nei frangenti. I frangenti spinsero a riva i gamberetti morti, insieme ai detriti. Poi spinsero a riva il meriango. Il pescecane nuotò verso le sue acque più profonde, si crogiolò nelle fredde correnti pulite. Aveva molta fame, in quella stagione.