— Non ci credo — ribatté lui, debolmente. — Mi stai raccontando una bugia, Athene.
— Sul serio? Allora guarda. — Lei prese un altro disco d’argento dal comodino e, con l’aria di un prestigiatore che esegua un numero, se lo mise sulla lingua. I suo occhi erano freddi, divertiti. Tolse il disco dalla lingua e lo mostrò a Carewe. Il lato che era entrato in contatto con la lingua aveva al centro una macchia rossa. — Adesso cosa mi dici?
— Ecco qui tutto quello che ho da dirti. — La stanza si allontanò da lui di anni luce. Carewe ascoltò la propria voce che diceva ad Athene quello che pensava di lei, usando ogni parola oscena che conoscesse, finché la continua ripetizione non le privò di significato.
Athene sorrise con aria beffarda. — Non c’è male, Will. Però la violenza verbale non può sostituire la violenza fisica.
Carewe si guardò le mani. Ogni dito eseguiva movimenti spasmodici da solo, indipendentemente dagli altri. — Chi è?
— Perché?
— Voglio saperlo. Chi è il padre?
— E cosa vorresti fare? Costringerlo a riprendersi il figlio?
— Dimmelo. E subito. — Carewe deglutì forte. — Sarà meglio che tu me lo dica subito.
— Mi annoi, Will. — Athene chiuse gli occhi. — Vattene, per favore.
— D’accordo — disse lui, dopo che fu trascorsa un’infinità di tempo. — Me ne vado, perché se resto qui potrei ucciderti. — Quelle parole parvero inutili e vacue persino alle sue stesse orecchie.
Quando lui uscì, salì sulla pallottola e ripartì, Athene era ancora distesa sul divano, con un sorriso tranquillo sulle labbra.
5
— Mia moglie è incinta — disse Carewe, cauto; poi bevve un sorso di caffè, aspettando di vedere come avrebbero reagito alla notizia.
Barenboim e Pleeth erano tutt’e due dietro la scrivania rosso-azzurro. Era un po’ come rivivere il mattino in cui Carewe era entrato per la prima volta nell’ufficio del presidente. Le mani dell’uomo più vecchio erano intrecciate, formando una guglia di protezione davanti ai suoi occhi attenti; Pleeth si dondolava sulla sua poltrona invisibile, gli occhi scintillanti, la linea della bocca curvata verso l’alto, in segno di soddisfazione.
— Ne sei sicuro, Willy? — La voce di Barenboim era perfettamente controllata.
— Al cento per cento. Athene ha fatto due prove.
— Ed è una gravidanza recente?
— Risale all’ultima settimana. — Carewe si teneva calmissimo, deciso a non rivelare i propri sentimenti agli occhi di Barenboim, antichi di due secoli.
— In questo caso, direi che si tratta della prova definitiva. L’E-ottanta è proprio quello che speravamo. Tu che ne pensi, Manny?
Pleeth accarezzò il ciondolo d’oro a forma di sigaro. L’arco della sua bocca si allargò, decretando il trionfo. — Perfetto, perfetto — rispose. — È esattamente quello che ci aspettavamo. — I due si fissarono, soddisfatti, comunicando senza parlare, come solo due freddi con tanti anni d’esperienza potevano fare.
— E adesso cosa succede? — chiese Carewe. — Fate un annuncio pubblico?
— No! — Barenboim si protese in avanti. — Non a questo punto. Finché non avremo brevettato la formula, il segreto è più vitale che mai.
— Capisco.
— Inoltre, e spero che non ti dispiaccia se lo dico, Willy, sarebbe consigliabile aspettare. Bisogna vedere se la gravidanza giunge a termine e se il bambino nasce sano.
— No, non mi dispiace che tu l’abbia detto, Hy.
— Bravo ragazzo. — Barenboim tornò ad appoggiarsi alla poltrona. — Manny! Ma dove abbiamo la testa? Ce ne stiamo qui a discutere solo degli aspetti tecnici e ci siamo completamente dimenticati di congratularci col nostro giovane Willy per la paternità.
Pleeth annuì, contento, ma non disse niente. Il colorito roseo della sua faccia giovanile s’accentuò.
Carewe trasse un gran respiro. — Non voglio congratulazioni, Hy. A dire il vero, Athene e io ci siamo divisi. Solo per un periodo di prova.
— Oh? — Le sopracciglia di Barenboim si unirono, in un’espressione calcolata al millimetro per fingere dispiacere. — Mi sembra un momento strano per separarsi.
— È un anno o più che la cosa è nell’aria — mentì Carewe. Gli tornò in mente la fuga precipitosa da casa dopo l’assalto verbale di Athene. — E, con un figlio in arrivo, abbiamo deciso che poteva essere la nostra ultima possibilità, la possibilità migliore, di scoprire cosa proviamo l’uno per l’altra. Spero che questo non danneggi i vostri piani.
— Niente affatto, Willy. Però, tu cos’hai intenzione di fare?
— È proprio di questo che volevo parlarvi. Lo so che sono importante per l’esperimento dell’E-ottanta… Manny mi ha definito una cavia da un miliardo di dollari… Però pensavo che mi piacerebbe andarmene per un po’.
Barenboim non parve sorpreso. — Si può provvedere facilmente. La Farma ha uffici in diverse città del mondo… Ma non c’è bisogno che te lo dica io, Willy. Che posto avevi in mente?
— Veramente non pensavo a una città. — Carewe, irrequieto, si agitò sulla poltrona. — La Farma tiene ancora contatti con le squadre Primitivi?
Barenboim diede un’occhiata a Pleeth prima di rispondere. — Sì. Non come in passato, però riforniamo ancora di biostaci diverse zone d’operazione.
— È questo che voglio fare, Hy. — Carewe si mise a parlate in fretta, ansioso di spiegarsi prima che lo interrompessero. — So che in circostanze del genere non ho nessun diritto di espormi al pericolo, però sento proprio il bisogno di allontanarmi da tutto per un po’. Vorrei offrirmi volontario per una squadra Selvaggi. — Era convinto che Barenboim rifiutasse; invece, incredibilmente, il presidente stava annuendo, e un’ombra di sorriso gli era apparsa sulle labbra.
— Vuoi raffreddare un po’ di selvaggi? A volte si uccidono, piuttosto che lasciarsi disattivare… Pensi di avere il fegato per sopportarlo?
— Credo di sì.
— Come hai fatto notare tu stesso, Willy, dal punto di vista dell’azienda esiste una certa dose di rischio. — Barenboim guardò di nuovo Pleeth. — D’altra parte, in questo modo scompariresti per qualche mese, il che potrebbe non essere una cattiva idea, al punto in cui ci troviamo. Appena daremo il via alle pratiche per il brevetto, la situazione si farà incandescente. Tu cosa ne pensi, Manny?
Pleeth meditò sui suoi imperscrutabili trionfi. — La cosa presenta parecchi aspetti positivi, però mi chiedo se il nostro giovane Willy sa esattamente in cosa va a cacciarsi. La violenza peggiore che si possa fare a un essere umano è forse di costringerlo a diventare immortale.
— Sciocchezze! — La voce di Barenboim aveva una punta di asprezza. — Sono convintissimo che Willy possa affrontare un paio di mesi in una squadra Selvaggi. Sarà come bere un bicchiere d’acqua, vero, ragazzo?
Carewe esitò; poi ricordò Athene, e capì che doveva scappare subito, e scappare lontano, per non correre il rischio di essere tanto debole o tanto pazzo da perdonarla. — Ce la farò — disse, amaramente.
Un’ora più tardi, scendeva a pianterreno. In tasca aveva l’ordine ufficiale di trasferimento al personale Farma di una squadra Selvaggi. L’orario di lavoro era terminato da pochi minuti, e l’atrio era ancora affollato. Carewe guardò incuriosito tecnici e impiegati, chiedendosi come mai il fatto che l’indomani sarebbe partito per l’Africa rendesse tutti un po’ strani ai suoi occhi. “Non può essere vero” pensò. “Me la sono cavata troppo facilmente…”