— Ah… So che seguite molto da vicino il lavoro di tutti.
— Vero, ma nel tuo caso abbiamo usato attenzioni particolari. C’è stato un interesse personale, Willy, perché tu ci piaci. E il motivo per cui ci piaci è che tu possiedi una qualità molto rara, il buonsenso.
Carewe osservò i due uomini, in cerca di un indizio; ma la faccia di Barenboim era, come sempre, imperscrutabile, e Pleeth si dondolava dolcemente sulla sedia invisibile, gli occhi sbarrati, la bocca piegata in un leggero sorriso per i suoi trionfi segreti.
— Sì — riprese Barenboim. — Buonsenso, testa, senso pratico. Chiamalo un po’ come vuoi, ad ogni modo è una qualità indispensabile perché gli affari vadano bene. Ti farò una confessione, Willy. A volte mi si presentano ragazzi intelligenti che cercano lavoro, e io li respingo perché sono troppo intelligenti, sanno troppe cose, non c’è niente che li lasci perplessi. Sono come computer che facciano milioni di calcoli al secondo, e alla fine mandino una bolletta della luce da mille dollari a un bambino appena nato. E chiara l’idea?
— Ho conosciuto anch’io gente del genere. — Carewe sorrise, docile.
— E io ne ho vista fin troppa. Ma tu non sei come loro. per questo che ti ho fatto fare carriera così in fretta, Willy. Sei qui da sei mesi e hai già in mano la supervisione dei costi di tutto il reparto biopoiesi. una carriera molto veloce. Altra gente è con me da quattro, cinque anni, ed è ancora ai primi passi.
— Ti sono riconoscente di tutto quello che hai fatto per me, Hy. — La curiosità di Carewe continuava a crescere. Sapeva di essere un contabile discreto. Era possibile che qualche folle interazione di personalità si fosse messa in moto a suo favore, così da catapultarlo ai massimi livelli dirigenziali con anni d’anticipo?
Barenboim guardò Pleeth, che stava giocherellando col suo sigaro d’oro, e poi di nuovo Carewe. — Adesso che ho chiarito la situazione, mi permetti di farti una domanda molto personale? Pensi che ne abbia il diritto?
— Certo, Hy. — Carewe deglutì. — Chiedi pure.
— Ottimo. Arrivo al punto. Tu hai quarant’anni, Willy, e sei ancora un maschio attivo… Quando pensi di farti disattivare?
La domanda colpì Carewe con un impatto tremendo. Lo centrò in pieno perché era del tutto inaspettata e perché penetrava fino al nucleo della sua ansietà nei confronti del proprio matrimonio, un’ansietà che cresceva da più di cinque anni, da quando il primo capello grigio era apparso sulle tempie di Athene. Cercò disperatamente le parole per rispondere, e gli si infiammarono le guance.
— Non… non ho ancora deciso una data precisa, Hy. Athene e io ne abbiamo parlato diverse volte, naturalmente, ma pensiamo tutt’e due di avere parecchio tempo a disposizione.
— Parecchio tempo! Mi sorprendi, Willy. Hai quarant’anni. Gli steroli non fanno favori a nessuno, e tu sai bene quanto me che l’accumulo di placche arteriosclerotiche è l’unico processo fisiologico che la biostasi non può far regredire.
— Ci sono gli anticoagulanti — ribatté subito Carewe, senza riflettere, come un pugile che debba schivare un diretto.
Barenboim non diede importanza alla risposta; però, scegliendo un’altra tattica, prese una scheda perforata e la inserì in un visore. — Questo è il tuo dossier, Willy. Vedo che… — Osservò lo schermo. — Tua moglie risulta ancora mortale, per il servizio sanitario statale. E, stando ai nostri dati, ha già trentasei anni. Perché ha aspettato così tanto?
— È una situazione difficile, per me. — Carewe respirò a fondo. — Athene è un tipo strano, in certe cose. Non… non…
— Non vuole diventare immortale finché non ti disattivi anche tu. È un dato che si ripete con più frequenza di quanto non si pensi, fra le coppie che hanno scelto il matrimonio singolo. Da un certo punto di vista non è troppo sorprendente, però… — Il sorriso di Barenboim era lo specchio di due secoli di tristezza. — Detto tra noi, Willy, per quanto tempo puoi permettere che vada avanti questa situazione?
— Io… La settimana prossima, Hy, sarà il decimo anniversario del nostro matrimonio.
Carewe, sbalordito, si mise ad ascoltare la propria voce, chiedendosi quali enormità avrebbe detto. — Avevo deciso che Athene e io trascorressimo una seconda luna di miele, per celebrare la ricorrenza. Dopo di che, mi sarei fatto disattivare.
Meraviglia e gratitudine si dipinsero sulla faccia di Barenboim; poi il direttore guardò Pleeth, che annuì e si agitò un attimo. Sembrava la caricatura della soddisfazione. — Non sai come sono contento di sapere che avevi già deciso, Willy. Non volevo assolutamente forzarti la mano. Volevo che tu agissi di tua spontanea volontà.
“Cosa mi sta succedendo?” Carewe lottò per impedirsi di toccare la barba, mentre quelli interrogativo gelido gli bruciava la mente. “Non avevo deciso di farmi disattivare il mese prossimo.”
— Willy — disse dolcemente Barenboim, — tu non sei uno sciocco. Finora, questa conversazione è andata avanti da sola… E tu te ne stai seduto lì tutto tranquillo, però ti stai chiedendo perché ti ho chiamato. Giusto?
Carewe annuì automaticamente. “Non posso farmi disattivare” pensò. “Athene mi ama, ma la perderei nel giro di un anno.”
— Adesso arrivo al punto. — Le parole di Barenboim, pensate e dette con tutta la maestria di chi ha vissuto tre volte il tempo di un’esistenza normale, riflettevano un’eccitazione improvvisa. Carewe si trovò in preda a una premonizione raggelante.
— Che cosa ne diresti di diventare il primo immortale nella storia dell’umanità ancora in grado di svolgere le sue funzioni di maschio?
Un’esplosione di immagini, sequenze casuali di parole, concetti, desideri, paure. La mente di Carewe partì per un viaggio tra infinità multiple, con stelle nere che volteggiavano su mari d’argento.
— Vedo che il colpo è stato alquanto duro, Willy. Respira un attimo, abituati all’idea. — Barenboim, con aria soddisfatto, si appoggiò all’indietro sulla poltrona e intrecciò le dita delle mani.
— Ma non è possibile — disse Carewe. — Tutti sanno… — Reagisci come reagiremmo noi, Willy. Non puoi accettare l’idea che l’”Ipotesi di Wogan” non è niente più che un’ipotesi. Dal punto di vista filosofico è molto pulito, molto elegante, supporre che un essere immortale non sia in grado di riprodurre la propria specie… Che appena entri in azione un composto biostatico, per caso o per precisa volontà, la natura si serva della sterilità maschile per mantenere l’equilibrio ecologico. Ma Wogan non era un po’ troppo presuntuoso, Willy? Non innalzava un fenomeno locale a livello di universale…
— Ci siete arrivati? — lo interruppe Carewe con voce rauca. Una parte del cervello gli ripeteva che tutte le case farmaceutiche del mondo tentavano da più di due secoli, senza sosta, di sintetizzare un bio-statico spermatollerante, però nessuno era ancora arrivato a tanto.
— Ci siamo riusciti — sussurrò Pleeth, che apriva bocca per la prima volta.
Le curve rosee della sua faccia riflettevano una sicurezza inumana. — Adesso ci serve solo una cavia da un miliardo di dollari… E quella sei tu, Willy.
2
— Voglio informazioni complete su tutta la faccenda — disse Carewe, anche se aveva già deciso. Athene non gli era mai sembrata più attraente; però, negli ultimi tempi, aveva cominciato a notare sulla sua faccia i primi segni del tempo, le avvisaglie di quello che sarebbe venuto dopo. “Ci godiamo un weekend di giornate di fuoco, e quando gli ultimi minuti del weekend scivolano fra le nostre dita non abbiamo l’onestà di piangere. Il prossimo weekend sarà altrettanto bello diciamo, fingendo che si tratterà solo di una ripetizione sempre identica, che il nostro calendario soggettivo, col suo ciclo di settimane, mesi e stagioni, sia la vera mappa del tempo. Ma il tempo è una freccia nera protesa in avanti…”