— Will Carewe? — disse lei.
— Sì. — Lui si costrinse ad assumere un tono calmo. — Andrà tutto bene.
— Cos’è successo? Ho solo ricordi folli.
— Temo di averti coinvolta in faccende esclusivamente mie. — Le raccontò come erano andate, secondo lui, le cose, dal principio alla fine.
— E adesso stai cercando di portarmi fino al fiume Congo?
— Be’, non sei tanto pesante. Direi che abbiamo fatto un paio di chilometri. — Improvvisamente, si accorse che Colleen non aveva spostato la gamba, e che il seno di lei premeva senza esitazione contro il suo petto.
— Lei rise dolcemente fra le tenebre. — Sei un caso disperato, Will Carewe. Non ti sei…
— Non mi sono cosa?
— Oh, niente. Credi che abbiamo molte speranze di raggiungere la civiltà a piedi?
— Non so. Speravo che me lo potessi dire tu.
Colleen lasciò trascorrere un minuto intero, prima di rispondere. — Una cosa posso dirtela di sicuro.
— Cioè?
— Tu non sei freddo.
— Ah! — Per un attimo pensò di ribattere, ma il suo corpo stava offrendo alla ragazza la prova più esplicita. — Sei arrabbiata?
— Dovrei arrabbiarmi?
— Be’, quando sono arrivato qui ti ho vista prendere il sole.
— Secondo me, tu pensavi ad altro. In ogni modo, mi hai insospettita anche ieri. Hai ingannato molte donne?
— Un sacco — l’assicurò lui.
— Non dovevano essere vere donne, Will. — Quelle parole furono accompagnate da una spinta dolce, persuasiva, del suo ventre, e niente al mondo avrebbe potuto impedirgli di rispondere. Le loro bocche s’incontrarono. Carewe bevve dalle labbra di Colleen un miele dolce, rassicurante. “La tua sicurezza” chiese la mente al corpo, “è mai stata un motivo sufficiente?” Cercò di respingere per un attimo le ondate di desiderio, di darsi il tempo di riflettere. Athene? Sua moglie aveva sconvolto tutte le regole del gioco. Colleen? Toccò il sangue che le si era raggrumato sulla fronte.
— Sei ferita — sussurrò.
— Io sono immortale, e gli immortali guariscono in fretta. — Il respiro caldo di lei gli inondava la bocca. — E poi, potremmo non uscire vivi da qui.
— D’accordo — disse lui. Poi le scivolò sopra, la coprì totalmente. — Ci guadagniamo tutt’e due.
All’alba, dopo che si furono aiutati a vicenda a rivestirsi, Carewe prese Colleen per il braccio e s’incamminò verso ovest, ma lei oppose resistenza.
— Non dobbiamo andare da quella parte — disse. — Bisogna tornare al punto in cui siamo atterrati.
— E perché?
— I sedili della navicella sono costruiti secondo gli standard delle Nazioniunì. Ognuno contiene un’emittente radio che comincia a trasmettere subito dopo l’espulsione.
Carewe l’afferrò alla spalla.
— Vuoi dire che non ci siamo persi?
— Ho mai detto qualcosa del genere?
— Ieri sera dicevi che forse non saremmo usciti vivi di qui.
Colleen scrollò le spalle. — Poteva morderci un serpente velenoso.
— Razza di una… — Carewe scosse la ragazza, cercando di non ridere. — Perché non me l’hai detto ieri sera?
— Be’…
— Ti sono sembrato un po’ troppo duro, superiore a tutto?
Lei rise, lo abbracciò alla vita. — Non vergognarti, Will. Reciti la parte troppo bene. A tua moglie puoi raccontare che ti ha sedotto un pilota di pochi scrupoli.
— Cosa ti fa pensare che io abbia una moglie?
— Sei sposato, no?
— Già. Un matrimonio singolo. Ha importanza?
Colleen esitò. Prima che potesse rispondere, da est giunse il suono d’un velivolo. — Sarà meglio spicciarci. Ci staranno cercando, e ci faranno domande.
— È probabile. — Carewe fece una smorfia. La prospettiva di essere salvato significava tornare a problemi che diventavano sempre più complessi. Ormai gli era impossibile immaginare di rientrare a Three Springs di soppiatto, senza attirare l’attenzione di nessuno. Era scomparsa una navicella. Carewe si sarebbe trovato al centro di un cancan enorme. I suoi nemici si sarebbero messi in allarme. Forse era in pericolo il segreto dell’E-80.
— Cosa c’è, Will? — Gli occhi di Colleen frugarono i suoi. — È stato tanto orribile, per te?
— È stato meraviglioso — rispose lui, senza mentire, — però questa mia vita così eccitante e misteriosa diventa più complicata di minuto in minuto. Sai, il motivo che mi ha spinto a salire sulla tua navicella è che volevo tornare a casa in fretta.
— Vuoi dire che se dovessi fermarti a Kinshasa potrebbero ucciderti?
— Ancora peggio, ma non posso spiegarti.
— Allora mettiamoci in marcia. — Colleen agitò le braccia, incamminandosi. — Ho amici, a Kinshasa. Sbrigheranno in un attimo le formalità. Potrai partire subito.
— Formalità! — Carewe s’avviò dietro la ragazza. — Ti capita spesso di perdere una navicella?
— La navicella non è andata persa — rispose lei, secca. — Secondo te, a cosa servono i sistemi automatici di atterraggio? La navicella dev’essere atterrata a Kinshasa ieri. Magari non con la grazia che avrei usato io, ma comunque sarà ancora intera.
— E piena di gas allucinogeno?
— Ne dubito. Il sistema di controllo ambientale rinnova completamente l’aria della cabina ogni cinque minuti.
— Sì? — Carewe aiutò Colleen a superare una sporgenza del terreno. — Sino a ora, quelli che stanno cercando di farmi fuori non hanno lasciato molte prove. Se il contenitore del gas era di plastica autosolubile, non sarà rimasto niente… Ma perché ci siamo lanciati dalla navicella?
— Dirò che si è trattato di un guasto. Dovrebbero impiegare almeno un paio di giorni per poter scoprire che è una bugia.
— Vorrei tanto che fosse stato solo un guasto — disse lui, abbandonandosi ai suoi pensieri.
— Ti saresti perso un bel divertimento — ribatté Colleen, maliziosa. Poi lo precedette senza difficoltà, muovendo agilmente le gambe muscolose e snelle. Si orientarono al rumore dell’elicottero, e nel giro di un quarto d’ora raggiunsero il punto in cui erano atterrati il giorno prima. Quando trovarono il primo sedile, la tunica di Carewe era inzuppata di rugiada caduta dalle foglie. Il sedile era piegato di fianco sotto un albero. L’elicottero stazionava pazientemente al di sopra delle fronde umide, agitate dallo spostamento d’aria.
— Dov’è il mio sedile? — chiese Colleen.
Carewe si guardò attorno un attimo, poi puntò l’indice. Il sedile della ragazza era ancora sospeso tra i rami. — Eccolo lì. Tu stavi là sopra.
Colleen fischiò.
— Non vorrai dire che mi sono buttata giù da un’altezza simile?
— Già. Quasi me la facevo addosso.
— Be’, ammetterai che è una trovata originale. Racconterò a tutte le ragazze cosa devono fare, la prima volta che volano su questa rotta.