La chiamata giunse poco dopo le nove di sera. Carewe era finalmente piombato in un sonno irrequieto. Si alzò fra le tenebre. Nelle orecchie gli, risuonava ancora lo scampanellio del comunicatore. Vedendo l’immagine luminosa della testa di Gwynne che fluttuava in aria, rimase un attimo disorientato; poi gli tornò tutto in mente. Corse al comunicatore, con un brivido, e disse che accettava la chiamata.
Gli occhi morti di Gwynne tornarono in vita. — Ciao, Will. Ti ho svegliato?
— Be’, sì. Mi sento un po’ a pezzi.
— Sembra che ti abbiano sparato. — La faccia di Gwynne si contorse in una smorfia teatrale. — Magari stavi suonando il piano, eh? C’è sempre qualche imbecille che dimentica che non bisogna sparare sul pianista.
— Hai notizie di mia moglie? — ribatté gelidamente Carewe, chiedendosi a quali miracoli di competenza fosse giunto in passato il detective per guadagnarsi la stima di Barenboim.
Gwynne assunse immediatamente un’espressione contrita. — Non ho notizie sicure, però ho trovato una traccia.
— Sarebbe a dire?
— Sono partito dalla telefonata che ha ricevuto tua moglie, quella attribuita a te. La chiamata è partita da un apparecchio pubblico della zona servizi civici di Three Springs.
— Il che non ci porta da nessuna parte, o sbaglio?
— Nel mio lavoro, non arrivare da nessuna parte spesso significa arrivare da qualche parte. Nella zona di Three Springs non esistono molte aziende farmaceutiche, a parte la Farma, giusto?
— Esatto.
— Per cui mi sono messo in contatto con alcuni amici dei servizi bancari computerizzati, in via confidenziale naturalmente, e ho scoperto che un certo Solly Hyman si è fermato in città un giorno. Hyman viene da Seattle e lavora saltuariamente per un’agenzia d’affari, la Soper Bureau.
— Sono nomi che non mi dicono proprio niente.
— Infatti. Però, guarda caso, io so che la Soper è di proprietà di un’azienda che si chiama NorAmBio.
— Adesso ho capito. — I capelli si rizzarono sulle tempie di Carewe, e il suo cuore cominciò a battere veloce. La NorAmBio era un’azienda farmaceutica di dimensioni medie, specializzata nella produzione e nella ricerca nel campo dei biostatici.
Gwynne fece un sorriso smagliante. — C’è di più. L’anno scorso, una ditta consociata alla NorAmBio per il settore ricerche tecnologiche ha acquistato una fabbrichetta di Idaho Falis, la Cuscinetti Antiattrito. La fabbrica è rimasta deserta per mesi, ma adesso ho saputo che è stata teatro di un’attività insolita negli ultimi due giorni… O dovrei dire nelle ultime due notti?
— Vorresti dire…?
— Non posso esserne sicuro, Will.
— Però pensi che mia moglie sia lì!
Gwynne si strinse nelle spalle. — Faremo presto ad accertarcene. Ci vado subito. Ho pensato che ti facesse piacere sapere come procedono le cose.
— Vengo anch’io — disse Carewe.
Gwynne esitò. Un’ombra di dubbio passò sulla sua faccia dalle mascelle robuste. — Non mi piace troppo. Potrebbe essere pericoloso, e sono io quello pagato per affrontare i rischi.
— Lascia andare — esclamò, secco, Carewe. — Dimmi dove sei. Ti raggiungo subito.
Qualche minuto dopo, mentre stava uscendo di casa, il comunicatore squillò di nuovo. Carewe si voltò, impaziente, convinto di rivedere la faccia di Gwynne; invece si era accesa la spia color topazio che indicava l’arrivo di una comunicazione intercontinentale non visiva. Accettò la chiamata, e in aria apparve un messaggio stampato. Veniva dalla base delle Nazioniunì di Nouvelle Anvers. Diceva: “Ulteriori indagini sull’anfibio affondato hanno rivelato tracce di gordonite nel sensore altimetrico. Vi devo le mie scuse. Andremo a fondo della cosa. State attento. Dewery Storch”.
Carewe annuì, soddisfatto; poi fece una fotocopia del messaggio, da mostrare a Gwynne e Barenboim. Più tardi, mentre correva sulla pallottola verso il centro, capì che la sua soddisfazione era assurda: la statuina di vetro era felice di avere scoperto la prova che qualcuno stava cercando di mandarla in frantumi.
13
— Conosci il modo migliore per mettere qualcuno in imbarazzo?
Gwynne girò la testa sul sedile anteriore della sua pallottola. Alle sue spalle, le luci di una comunità isolata dell’Idaho, smorzate dalla parete di plastica del tubo, sfrecciavano via come una raffica di proiettili traccianti.
— No. — Carewe avrebbe preferito starsene in silenzio, pensare ad Athene; ma adesso che viaggiavano nel tubo a pressione, non c’era nemmeno la necessità di guidare a tenere occupato Gwynne.
— Fai quello che sto facendo io in questo momento.
— Sarebbe? — Carewe studiò la faccia dell’investigatore, che lo fissava con aria intenta.
— Non te ne sei accorto?
— Di cosa? Che mi stai fissando?
— Non fisso te. — Gwynne avvicinò di più la faccia. — Fisso la tua bocca. Se vuoi mettere qualcuno in imbarazzo, guardagli la bocca mentre parla.
— Grazie — disse Carewe, sarcastico. — Sono certo che questa informazione mi sarà sempre più utile, col passare degli anni.
— Ma figurati. Il mio cervello è pieno di nozioni come questa. È uno dei vantaggi di leggere molto.
Carewe fece una smorfia. Tutti continuavano a parlargli di libri, e tutti, o quasi tutti quelli che leggevano, erano freddi. Era così che passavano il tempo? Si appoggiò all’indietro sul sedile, cercò di rilassarsi; mail futuro più immediato era avvolto da tenebre sconvolgenti. Sentì il bisogno di rimettersi a parlare con Gwynne.
— Leggi davvero libri? — gli chiese, con una certa riluttanza.
— Ma certo, Willy. E tu no?
— No. A volte guardo Osman alla tridì — rispose Carewe, sulla difensiva.
— Quel pallone gonfiato! — sbuffò Gwynne. — Non è stato lui a dire che guidare le masse significa essere ciechi alla necessità di seguire?
— Non so.
— Sì, l’ha detto lui — gli assicurò Gwynne. — Come filosofo, fa pietà. Bradley, invece…
— Forse — lo interruppe in fretta Carewe — potresti dirmi chi o cosa era Beau Geste.
Gwynne scosse la testa. — Non leggo molta letteratura. Comunque mi sembra che fosse un nobile inglese coinvolto in uno scandalo familiare e scappato a fare la guerra nel deserto. Credo che fosse andato nella legione straniera francese.
Carewe annuì. L’idea si adattava al commento di Kendy dopo il suo arrivo in Africa. — Che tipo di cose leggi?
— Tutto, più o meno. Storia, biografie, scienza…
Carewe ripensò a quello che gli aveva detto il vecchio Costello. — E quanto ne ricordi?
— Ah — esclamò Gwynne, con enfasi. — Non è questo il punto. Dopo aver letto un libro di qualsiasi argomento, anche se poi te ne dimentichi ogni parola, ti resta sempre un’ignoranza di tipo diverso.
— Come?
— Non è facile spiegarlo. Direi che ti accorgi di quante cose non sai.
Carewe ripiombò nel silenzio. Poteva davvero trattarsi di una ragione d’essere sufficiente per un immortale? Accrescere l’autocoscienza della propria ignoranza, creare un’immagine negativa di conoscenza? Poteva significare una crescita della saggezza? O, forse, anche l’ignoranza di tipo diverso di Gwynne era soggetta all’erosione del tempo? Bunny Costello aveva l’espressione triste, delusa, di chi in vita sua ha visto un sacco di cose ma non è riuscito a trarre vantaggio dalle esperienze.