— Athene — disse Carewe, disperato, — ti ho delusa…
— No, Will, no. — Gli occhi di lei si riempirono di lacrime, mentre si portava alle labbra la mano del marito.
— Questo è troppo — commentò Barenboim, in tono annoiato. — Risparmiatemi la scena della riconciliazione.
— Hy — disse lentamente Carewe, — mi spiace moltissimo di non essere riuscito ad aprirti in due quando ho lanciato il coltello. Però, in un certo senso, la cosa non è troppo importante. Tu non esisti, quindi non c’era nessun bisogno che ti uccidessi. — Restò a osservare gli occhi di Barenboim, ed ebbe la magra soddisfazione di constatare che per la prima volta era riuscito a entrare in contatto con la mente glaciale dell’altro. Adesso capiva che in passato Barenboim non aveva fatto altro che servirsi di lui con lo stesso distacco con cui avrebbe fatto a pezzi un animale di laboratorio per un esperimento. Improvvisamente, si sentì quasi vecchio quanto Barenboim.
Le labbra effeminate dell’immortale furono scosse da un rictus, poi si tesero in un sorriso. — Bello, Will — disse. — Molto profondo.
Tenendo la torcia puntata su Carewe, Barenboim si avvicinò a un quadro di comando montato sulla parete e alzò una serie di interruttori. I campi di forza che si vennero a creare erano versioni enormemente amplificate dei tenui campi usati per il controllo meteorologico, e servivano a contenere l’ambiente caldo come il sole che si stava sviluppando nella fornace. Le griglie installate sul soffitto, direttamente sopra la fornace, risucchiavano il calore in eccesso, trasferendolo a un impianto che provvedeva a riscaldare il resto dell’edificio.
— Sei in ritardo — disse Carewe. Athene seppellì la faccia nella sua spalla. — Sono già stato alla polizia. Ho raccontato tutto quello che so di te.
— Che non è poi molto. — Barenboim regolò un cursore.
— Sanno che hai tentato di farmi uccidere in Africa e a Idaho Falls.
— Una piccola correzione, Willy. Sanno che qualcuno ha tentato di ucciderti, ma siccome Gwynne, ahimè, è sparito dalla circolazione, nessuno potrà risalire fino a me. E poi, che movente potrei avere?
— Soldi — rispose Carewe. — Sanno che la Farma sta andando verso il tracollo.
Per un attimo, la faccia di Barenboim si rannuvolò. — Temo, Willy, di aver commesso un errore di valutazione quando ti ho scelto. Non so come tu abbia fatto a eliminare Gwynne, e per tutto questo tempo hai dato prova di una resistenza insospettabile… Però non sai ancora spiegarmi come la tua morte possa risolvere i miei eventuali problemi finanziari.
— Speravo che me lo dicessi tu.
— Ci credo. — Barenboim era tornato del solito umore gioviale. Diede un ultimo tocco al quadro dei comandi e se ne allontanò. — A quanto ne so, nei telefilm, a questo punto il criminale spiega tutto. Però, giusto per dimostrarti quanto sono inumano, penso che non starò alle regole del gioco. Che ne dici? Ti sembra una buona vendetta?
— Non c’è male — ammise Carewe, bilanciandosi su un piede. Poco prima, le reazioni di Barenboim si erano dimostrate alquanto lente; la sua unica speranza era scattare in avanti e tentare di impossessarsi della torcia. — Però mi chiedo cosa l’abbia ispirata. Tu sei fiero della tua disumanità, quindi dev’ essere stato… ah… il mio accenno alla tua incompetenza negli affari.
— Incompetenza! — Barenboim sembrava veramente arrabbiato.
— Tu come la chiameresti? — Carewe si scostò leggermente da Athene. — Quando un uomo con due secoli d’esperienza permette che un’azienda ben avviata come la Farma finisca in…
— La Farma! — esclamò Barenboim. — La Farma non conta niente di niente. Nel giro di poche ore, io, io personalmente, mi guadagnerò un miliardo di neodollari… Questa la chiameresti incompetenza?
— Non… — La tensione di portare avanti quella conversazione fasulla riempiva di sudore la fronte di Carewe. Cercando di essere il più naturale possibile, si liberò completamente dall’abbraccio di Athene. — Non capisco…
— Certo che non capisci. Non hai nemmeno capito che l’E-ottanta, il biostatico miracoloso che ti sei iniettato, era una balla. Non hai capito che mi stavo servendo di te, Willy. Di te e di tua moglie.
— Ti servivi di noi? — Carewe guardò Athene: la faccia di lei era quasi fosforescente per il pallore. — Ma…
— Sono stato io a inventare la storia dell’E-ottanta, Willy. E non l’ho tenuta segreta, come credevi tu. Ho fatto in modo che un gruppo eurasiatico ricevesse le poche informazioni sufficienti a…
— Al diavolo queste porcate — sbottò Carewe, invaso da un senso di premonizione. — Cos’hai fatto a me e ad Athene?
Barenboim tornò padrone di sé, sorrise gelido. — Naturalmente, Willy, non avevo calcolato che la tua strana fissazione emotiva avrebbe distorto il tuo giudizio sull’intera operazione.
Carewe fece un passo in avanti, incurante del laser. — Allora? Cosa ci hai fatto?
— Eravate solo due cavie, amico. E per dimostrare l’efficienza dell’E-ottanta dovevate fare un figlio. La tua iniezione era soltanto acqua pura. Quella di tua moglie era una cosa molto diversa.
— Cioè?
— Non hai notato niente di strano nel suo comportamento, dopo l’iniezione?
Carewe ripensò ai tre giorni trascorsi al lago Orkney. Athene era stata invasa da un fuoco erotico praticamente impossibile in condizioni normali. — Vuoi dire…
— Un afrodisiaco alquanto costoso, Willy, ma era indispensabile per far restare subito incinta tua moglie. — Barenboim sorrise ancora. — E senz’altro anche tu ci avrai guadagnato qualcosa.
Carewe si voltò verso la moglie. — Athene, io… — Gli mancò la voce.
— Tutto a posto, Will.
Carewe si mosse verso Barenboim, lentamente, le gambe irrigidite. — Sarà meglio che tu mi uccida adesso — sussurrò. — Altrimenti…
Barenboim si strinse nelle spalle, accese la torcia, spinse avanti il cursore.
— Fermo — urlò una voce dalla scala. — Cosa stai facendo.
— Hy? — Manny Pleeth apparve sugli scalini, gli occhi venati di rosa puntati su Barenboim.
— A te cosa sembra?
— Mi sembra un omicidio… E questo non l’ho mai accettato. — Pleeth scese gli ultimi scalini, avanzò nel laboratorio. Il solito sigaro d’oro gli pendeva dal collo. Il cervello di Carewe, prigioniero di una stasi gelida, notò un particolare assurdo: Athene si ritraeva davanti a Pleeth, davanti all’uomo che stava tentando di salvarle la vita.
E dai, Manny. — Barenboim sembrava stanco. — Pensavo che tu fossi un realista.
— Niente omicidi!
— Manny, tra qualche ora tu e io riceveremo un miliardo di neodollari. — Barenboim teneva la torcia puntata sul petto di Carewe. — In cambio di questo miliardo di neodollari, daremo una formula che vale esattamente zero. Quando i nostri clienti scopriranno la verità, si infurieranno. Mi segui? È abbastanza semplice fin qui?
— Non ho mai accettato di arrivare all’omicidio.
Barenboim proseguì con una precisione estrema, beffarda. Prevedendo la collera dei nostri clienti, e quindi il desiderio molto naturale di vendicarsi, noi due abbiamo predisposto le cose in modo da sparire. Per riuscirci, ci occorrono parecchi giorni di vantaggio. E dove credi che potremmo arrivare, nel mondo di oggi, se i nostri due amici si mettessero a strillare?
— Potremmo legarli e imbottirli di droga.
— Vero, però qualcun altro potrebbe slegarli e annullare l’effetto della droga. Lo sapevi che il nostro Willy è già stato alla polizia?
La faccia liscia come la plastica di Pleeth si girò verso Carewe. — Ma perché?
— Perché il tuo socio — Carewe caricò d’enfasi quel termine, — cerca di uccidermi da diversi giorni. Sei in guai grossi, Manny.
— Esattissimo — intervenne Barenboim. — Persino Willy ha capito che ormai è troppo tardi perché tu ti lasci prendere dagli scrupoli, Manny. Ora…