«Puoi anche dimenticarteli, Fiord, secchi e spazzoloni. Il re ti pagherà profumatamente. E il dra… cioè Aidon, sarà felicissimo di rivederti. È contento di essere umano, ma tu gli manchi molto. Ha dovuto rinunciare a suo fratello; non vorrebbe perdere anche te. Allora, accetti?»
«Insegnare al drago nella casa dei re? Oh, sì!» annuì vigorosamente, pensando all’azzurro sorriso del principe, al suo bisogno di lei. «Ma il re vuole che rimanga anche tu, vero? Non sono poi molto istruita, dopo tutto: arrivo a malapena alle addizioni e sottrazioni…»
«Oh, mi tratterrò ancora un po’ di tempo… Per insegnarti un pizzico di magia» aggiunse, con aria sorniona. «Se sei d’accordo, beninteso. Giusto perché tu non ti cacci nei guai…» fece una pausa, fissando così intensamente un chiodo dell’impiantito che pareva dovesse venir fuori da solo. Poi si scosse, si arruffò i capelli e incrociò lo sguardo di Fiord: «Lo farai?» chiese.
«Che cosa?»
«Intendi innamorarti di altri principi?»
Senza distogliere gli occhi dai suoi, Fiord meditò sull’idea. Poi, con un profondo sospiro, la mano le scivolò nella tasca, a carezzare la perla che racchiudeva tutti i suoi ricordi: «Non credo. Un solo principe basta e avanza, in una vita.»
«Bene» disse lui con sollievo. Fece apparire dal nulla un bicchiere di birra, e un mazzo di narcisi, e una forma di pane fresco che sembrava appena sfornata dalle cucine dell’oste.
«Lyo!» la madre scoppiò a ridere, il viso sepolto tra i fiori.
«Non si preoccupi, sarà pagato domani» rovesciò nel grembo di Fiord un cestello di fragole. «Arriverà una tale messe di fiordalisi, con la marea di domattina, che il villaggio non potrà mai dimenticarsela.»
Sbigottita, Fiord vide cascatelle di fiordalisi rovesciarsi dal mare e riempire tutta la spiaggia, trasformandosi in oro.
«Renderà felice Carey» bisbigliò.
«Forse» disse Lyo. «Ma forse neppure quello saprà renderla felice. È una strana cosa, la felicità. Alcuni la ricavano dall’oro. O dalle perle nere. E altri, di gran lunga più fortunati, trovano la loro felicità nei fiordalisi.» Si chinò su Fiord, come spinto da un impulso misterioso, e la baciò teneramente. «È da un po’ di tempo che desideravo farlo» disse. «Ma avevi sempre tra i piedi questo o quell’altro figlio di re.»
Come lui, anche Fiord era avvampata fino alla radice dei capelli: «Be’, adesso no.»
«Adesso no» ripeté Lyo. La guardò con un sorriso incerto. Poi, ancora incerto, si sedette accanto alla madre per aiutarla a pulire i gamberetti. Gli occhi di Fiord scivolarono verso la finestra. Ma la magra, bruna faccia del mago, sempre sospesa tra riso e magia, continuava ad insinuarsi tra lei e il mare della notte. Allora si volse a guardar lui, dopo un poco, e cominciò a sorridere.