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In alto, sopra il suo capo, le secche note dell’uccello risonarono ancora una volta nella semiluce, mentre Jared tentava disperatamente di captare gli echi di ritorno. Tuttavia, oltre a sentire che, nel vuoto dietro il cono di luce, si trovavano nascoste in realtà ben quattro persone, non riuscì a distinguere altri particolari dal suono riflesso.

Si acquattò nella spessa vegetazione, ascoltando attentamente il gruppo che si avvicinava, e sperando che le piante più piccole che lo circondavano non permettessero alle impressioni luminose di tradire la sua presenza.

Una leggera brezza si alzò, e lui si irrigidì, mentre tutte le cime merlettate delle piante cominciavano a ondeggiare sussurrando fin dove giungeva il suo udito. Le gentili correnti d’aria che arrivavano più o meno dalla direzione di fronte a lui, gli riportarono gli odori dei suoi inseguitori.

Thorndyke era tra di loro, il che, di per sé, non era una sorpresa. Anche se era stato in presenza di quell’uomo soltanto una volta in precedenza, Jared riconobbe facilmente il suo odore personale.

Ma mischiati con quell’odore, ce n’erano altri tre inequivocabili…

Ethan!

Owen!

Della!

Poteva immaginare che quegli esseri dell’infinito avessero avuto tempo a sufficienza per piegare Owen ed Ethan ai loro maligni propositi. Ma certamente non Della! La ragazza era rimasta lì soltanto mezzo periodo più di lui!

— La ragazza è una Veggente, Jared — gli spiegò Leah. — Lei comprende queste cose molto più facilmente di te o di me.

Ignorando quei pensieri non richiesti, si ritirò in mezzo alle piante basse, cercando di fare il minimo rumore possibile. Alla sua sinistra, altra luce aveva spruzzato la volta lontana, e lui era certo, adesso, che stava vedendo l’imminente sorgere del terribile sole.

— Jared, non scappare… ti prego! Rimani dove sei!

Stavolta erano i pensieri di Ethan, condotti attraverso Leah, che s’introducevano nella sua mente. Ciò poteva significare soltanto che Ethan e Leah, e persino Thorndyke, stavano tutti lavorando assieme!

— Sì, Jared — ammise la donna. — Io ho aiutato Ethan a raggiungerti. Lui sa qual è il tuo bene. Dice che se non ti riportano subito nella baracca, ti sentirai male.

— No, non a causa della malattia da Radiazione — l’assicurò rapidamente Ethan. — Ti sentirai male per esser rimasto troppo a lungo alla luce del sole senza esserci abituato. E proverai anche altri disturbi… disturbi da cui Thorndyke vuole proteggerti.

Poi Jared sentì con gli orecchi la vera voce di Ethan, impegnata in un discorso che, evidentemente, non era diretto a lui. — Si trova laggiù… in quel boschetto.

Jared scattò fuori del nascondiglio ed esitò un attimo, mentre la luce intensa del generatore di Thorndyke gli penetrava dolorosamente negli occhi e gli impediva di vedere qualsiasi cosa. Poi si voltò velocemente, pronto a scappare via.

— Tu volevi trovare la luce, no? — gridò la voce di Owen, in tono secco e duro. — E adesso che l’hai trovata, ti stai comportando come una vecchietta paurosa.

Esitando incerto, Jared ascoltò quella voce familiare che non sentiva da tantissimi periodi… e cioè da prima ancora che i mostri attraversassero la Barriera. Ma era quello che Owen aveva detto, più della sorpresa di riudire la sua voce, che l’aveva spinto a fermarsi.

Era vero. Aveva passato tutta la vita alla ricerca della luce. E per tutto quel tempo, aveva accettato anche la possibilità che, quando l’avesse trovata, potesse essere qualcosa di completamente innaturale, incomprensibile, terrificante.

Ebbene, l’aveva trovata. Ma si era soltanto messo a piagnucolare e a nascondersi dalla propria scoperta.

Forse questo infinito, questo mondo esterno, non sarebbe stato poi tanto orribile e sconvolgente se si fosse concesso l’opportunità di comprenderlo.

— Potrei farti un’iniezione da dove ci troviamo. — La voce calma di Thorndyke lo raggiunse attraverso la semiluce. — Ma io conto sul fatto che tu riesca ad adoperare la ragione.

Tuttavia, quando il cono di luce costante avanzò verso di lui, Jared indietreggiò istintivamente.

La pelle gli prudeva in continuazione adesso, e sentì che una smorfia gli si allargava sul viso mentre le mani andavano a grattare la bruciante superficie delle braccia e delle spalle.

— Non preoccupartene troppo — rise Owen in maniera rassicurante. — Sono soltanto gli effetti della tua prima scottatura da raggi solari. Te ne guariremo al più presto se tornerai indietro subito.

Poi, come se sapesse ciò che gli passava per la mente, Thorndyke gli disse: — Certo che ci sono cose che non comprendi. Ma ci sono cose, in questo mondo esterno, che non comprendiamo nemmeno noi.

Il cono di luce si proiettò aldilà delle tenui cime degli alberi. — Per esempio — la voce di Thorndyke seguì il movimento del generatore di luce, — non sappiamo che cosa c’è laggiù. E, quando lo scopriremo, ci sarà sempre qualcosa aldilà di tutto che non conosceremo. L’infinito è sempre infinito… sia nel tuo mondo delle caverne, che in questo mondo esterno. L’eternità è l’eternità. Queste, ad esempio, sono alcune delle barriere, alcuni degli inconoscibili.

Chissà come, Jared non si sentiva più tanto impotente, tanto insignificante di fronte a questi esseri, come si era sentito una volta. Thorndyke aveva definito «mondo delle caverne» la regione che si estendeva in mezzo a quel torreggiante muro di terra e di roccia. Ma, sotto molti aspetti, questa creazione più vasta non era altro che una caverna più ampia. Anche questa con una volta e un infinito aldilà di quella volta e una cortina di Buio che separava tutto il conoscibile dall’inconoscibile.

Una figura avanzò coraggiosamente all’interno del cono di luce: una minuscola figura umana. Ma non ne fu allarmato. Sapeva che le sue dimensioni sarebbero cresciute man mano che si avvicinava… finché avesse raggiunto le proporzioni normali.

Con calma, adesso, osservò la figura che veniva verso di lui, conscio solo in parte che la stava illuminando una luce più grande di quella proveniente dal generatore di Thorndyke. Poteva essere soltanto la luce che si stava intensificando lungo il bordo della volta alle sue spalle.

Un altro alito di vento si levò nell’aria e sussurrò attraverso gli alberi del Paradiso, portandogli l’odore personale di Della, forte e chiaro.

— Nemmeno io riesco a comprendere tutte queste cose — disse la ragazza, avanzando, — ma sono pronta ad aspettare e a percepire quello che accadrà.

All’improvviso, una piacevole rivelazione si stagliò sullo sfondo della sua esperienza corrente: percepire e vedere erano così simili che, lì fuori, la differenza fisica tra lui e Della era totalmente trascurabile. Non aveva più nessun motivo di sentirsi inferiore a lei.

La sua attenzione rimase fissa sulla ragazza che si avvicinava. In alto, sopra le loro teste, l’uccello cantò la sua armoniosa melodia e la toccante grazia di quel ritornello rafforzò il senso di piacere che i suoi occhi traevano dalla vista della ragazza che gli si accostava.

Le impressioni delicate e raffinate che stava ricevendo, di Della, gli sembravano dolci come la musica dei trilli melodiosi, vibranti come la voce possente di una grande cascata attutita e rimpicciolita dalla distanza.

Della tese la mano e lui l’afferrò.

— Rimarremo qui fuori a vedere cosa succede… assieme — disse Jared, dirigendosi verso Thorndyke e gli altri.

FINE