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— Non era necessario che toccasse proprio a me — brontolò Jared. — Perché non Romel?

— È uno Spurio.

Jared non riusciva a comprendere perché il fatto della nascita illegittima facesse qualche differenza in questa situazione. Tuttavia non si mise a discutere la faccenda. — Be’, allora, qualsiasi altro! C’è Randel, e Many e…

— Il Grande Anselm ed io abbiamo discusso il modo di stringere i nostri rapporti fin da quando eri alto poco più d’un metro. E io ho fatto in modo che la sua stima per te crescesse quasi fino a crederti migliore di un Veggente.

Il silenzio era forse la punizione più severa per Jared.

Il silenzio e i lavori pesanti.

Come il trasporto del concime dal mondo dei piccoli pipistrelli o il cammino faticoso fino al regno dei grilli per raccogliere corpi di insetti da usare come fertilizzanti per il frutteto della manna. Come reincanalare le acque fuoriuscenti dai pozzi bollenti e rimanere con la pelle e la carne raggrinzita e avvizzita durante l’operazione. Come stare attento al bestiame e dare da mangiare ai polli fin quando fossero in grado di sentire da soli il loro mangime.

E, nel frattempo, neppure una parola gli era consentita. Neppure una parola doveva essergli rivolta, tranne che per dargli ordini e indicazioni. Non poteva usare gli scandagli per sentire meglio. Era assolutamente isolato da qualsiasi contatto con tutti gli altri.

Il primo periodo durò un’eternità; il secondo, una dozzina di eternità. Il terzo lo impiegò lavorando nel frutteto e mandando alla Radiazione tutti quelli che gli si avvicinavano soltanto per dargli ordini; tutti tranne uno.

Quell’uno era Owen, che riferiva le istruzioni necessarie per lo scavo di una nuova grotta comune. Jared sentiva le rughe che gli incidevano il volto. — Se credi che dovresti essere qui a lavorare assieme a me — gli disse Jared, violando l’Isolamento Vocale, — faresti meglio a dimenticartelo. Sono stato io a farti oltrepassare la Barriera.

— Mi sono preoccupato anche per quello — ammise Owen con aria distaccata. — Ma non quanto mi sono preoccupato per qualcos’altro.

— E cioè? — Jared sparse altro concime intorno al gambo di una pianta della manna.

— Non sono degno di essere un Sopravvissuto. Non lo sono più, dopo il modo in cui mi sono comportato nel Mondo Originario.

— Dimentica il Mondo Originario.

— Non posso. — La voce di Owen era colma di rimorso mentre se ne andava. — Tutto il coraggio che avevo, l’ho lasciato aldilà della Barriera.

— Maledetto stupido! — lo richiamò affettuosamente Jared. — Tienti lontano da lì.

Jared trascorse il quarto periodo languendo nella solitudine più totale, senza più neanche un’anima che venisse a dargli ordini. Al quinto, cercò di rallegrarsi per essere almeno riuscito ad evitare il Pozzo. Ma, durante il sesto, mentre tutti i suoi muscoli doloranti gemevano per l’insopportabile fatica, quasi desiderò che gli fosse stata comminata la punizione più severa. E, prima che l’ultimo compito di lavoro pesante fosse terminato, desiderò veramente che la sua sentenza fosse stata il Pozzo!

Finì di sistemare un lastrone di pietra che doveva servire a una delle grotte nuove, e poi bloccò il generatore di echi nella posizione di silenzio per il periodo del sonno. Morto di stanchezza, si trascinò infine alla caverna dei Fenton.

Romel dormiva, ma il Primo Sopravvissuto era ancora sveglio. — Sono contento che tutto sia finito, figliolo — lo confortò. — Adesso riposati un po’. Domani ti scorteranno al Livello Superiore per i cinque periodi preparatori alla Dichiarazione dell’Intenzione di Connubio.

Senza più forza nemmeno per discutere, il giovane si abbandonò sul suo giaciglio.

— C’è qualcosa che devi sapere — continuò calmo suo padre. — I Veggenti forse hanno ripreso a fare prigionieri. Owen è uscito per raccogliere funghi quattro periodi fa. E non ne abbiamo più saputo nulla, da allora.

A un tratto completamente sveglio, Jared si rese conto di non essere poi stanco come credeva. Quando suo padre si fu addormentato, raccolse le pietre che usava per provocare gli echi, e uscì senza far rumore dal Livello Inferiore, mentre nella sua mente la condanna per la sventatezza e l’orgoglio di Owen era temperata dalla preoccupazione per la sua salvezza.

Resistendo all’impulso di gettarsi a terra e dormire lì, per sempre, oltrepassò il punto in cui aveva incontrato la bambina Veggente, camminando lungo la riva del rapido fiume e addentrandosi quindi nella galleria più piccola. Sondando la profondità di tutti i pozzi che incontrava, raggiunse la Barriera e vi si arrampicò. Appena dall’altra parte, sfiorò con il piede un oggetto familiare… la faretra di Owen!

Lì accanto, c’era una lancia spezzata e due frecce. L’arco, gli disse l’eco, giaceva, rotto quasi in due, contro la parete. Fiutando quello che forse era l’odore caratteristico del mostro del Mondo Originario, ancora aleggiante nell’aria, Jared indietreggiò verso la Barriera.

Owen non aveva avuto neppure la possibilità di usare le sue armi.

CAPITOLO TERZO

All’entrata del Livello Superiore, le tonalità sconosciute del generatore centrale di echi diedero a Jared la sommaria impressione di un Mondo molto simile al suo, con grotte, zone dedicate alle attività lavorative, e recinti del bestiame. Inoltre, aveva una sporgenza naturale come un ripiano che correva lungo il muro di destra e scendeva inclinata verso il terreno.

Mentre aspettava che la scorta venisse a riceverlo, rivolse cupamente i pensieri alla scoperta delle armi di Owen dall’altra parte della Barriera. Tutto ciò che gli veniva in mente in quel momento era che la creatura maligna fosse una punizione inviata dalla Luce in persona per il suo sacrilego rifiuto delle convinzioni affermate. Senza dubbio, aveva avuto torto. La Barriera, dopo tutto, era stata eretta effettivamente soltanto per proteggere l’uomo dai mostri del Male. Tuttavia, sapeva che non avrebbe abbandonato la sua ricerca del Buio. Né avrebbe permesso che esistesse ancora a lungo l’incertezza che circondava il fato di Owen.

— Jared Fenton?

La voce, che veniva da dietro una roccia alla sua sinistra, lo colse di sorpresa. Facendo un passo avanti ed entrando nel suono pieno dell’apparecchio produttore di echi, l’uomo disse: — Sono Lorenz, consigliere del Grande Anselm, la Ruota della Saggezza.

La voce di Lorenz suggeriva un individuo di bassa statura, con scarsa capacità polmonare e torace incavato. Aggiunta a questa prima sensazione, c’era l’impressione sonica indiretta di un volto i cui lineamenti udibili erano solcati da rughe e mancavano delle protuberanze umide e soffici dei globi oculari esposti.

— Dieci Tocchi di riconoscimento? — offerse Jared secondo le formalità.

Ma il consigliere rifiutò. — Le mie facoltà sono ancora efficienti. Non dimentico mai gli effetti sentiti. — Si avviò, percorrendo un sentiero che attraversava la zona delle sorgenti calde.

Jared lo seguì. — Il Grande Anselm mi sta aspettando? — Era una domanda inutile, dato che era stato mandato apposta un messo.

— Non sarei venuto qui ad incontrarti se non fosse così.

Notando una sfumatura d’ostilità nella brusca risposta del consigliere, Jared concentrò la sua attenzione in pieno sull’uomo. I toni degli echi erano seccamente modulati dal suo atteggiamento deciso e risentito.

— Lei non mi voleva qui, vero? — domandò schietto Jared.