«Hai visto la televisione ieri sera?» chiese Spain, e la sua voce roca gorgogliava di piacere.
«Non me ne ricordo.» Hutchman, con un gesto deliberato, spostò qualche foglio di carta millimetrata.
«Non hai visto quella bionda, nello spettacolo di Mort Walters? Quella che dicono sia una cantante?»
«No.» Hutchman, a dire il vero, era quasi sicuro di averla vista, ma non aveva nessuna voglia di lasciarsi trascinare in una conversazione e, comunque, era rimasto poco davanti al televisore. Alzando gli occhi dal libro che leggeva, aveva notato sullo schermo una figura femminile insolitamente spogliata, ma in quel momento Vicky era entrata nella stanza e aveva spento immediatamente. Disgusto e biasimo si erano allargati, come il gelo artico, sulla sua faccia. Lui aveva aspettato l’esplosione per tutta la sera, ma per quella volta Vicky preferiva, a quanto pareva, bruciare a fuoco lento.
«Una cantante!» disse Spain, indignato. «Non è difficile capire come ha fatto a entrare in quello spettacolo. Mi aspettavo che, a ogni respiro, quelle due cose rotonde le schizzassero fuori da un momento all’altro.»
Ma che cosa succede, qua dentro?, pensava intanto Hutchman. Sono proprio le stesse cose che mi ha detto Vicky ieri sera. Che cosa diavolo combinano? E perché ce l’hanno con me? Io non ho mai fatto il direttore di scena!
«Mi fanno ridere, con tutte quelle storie sulla violenza eccessiva alla televisione» stava dicendo Spain. «Mai che la smettano di pensare a che effetto può fare a un bambino la vista di quelle donne mezze nude.»
«Gli verranno delle idee sul sesso, con tutta probabilità.» Hutchman era imperturbabile.
«Ma certo!» Spain giubilava addirittura. «Che cosa ti dicevo, io?»
Hutchman chiuse gli occhi. Questo, questo essere che mi sta di fronte, un membro adulto della così detta razza umana! Che Dio ci aiuti. È il momento che tutti quelli di buona volontà aiutino gli uomini. Vicky è gelosa delle forme elettroniche di un tubo catodico. Spain preferisce le ombre della guerra di Cambogia, quelle donne torturate con i bambini morti in braccio e i fori delle pallottole nei crani scheletrici. Ma questo foglio che ho in tasca, mezzo bruciacchiato, riuscirà a far cambiare le cose? IO POSSO FARE CAMBIARE BALLO AI NEUTRONI, ma che ne sarà della córea, del ballo di San Vito che affligge l’umanità? Noi, veterani della córea/Corea riusciremo a cambiare i cánoni/Cannoni della danza macabra universale?
«… Ci sono tutte, quelle donnacce che si vedono alla TV. Tutte nel gioco. Vorrei essere nato donna, ecco che cosa ti dico! Mi sarei fatto una fortuna.» Spain scoppiò in una risata rauca.
Hutchman aprì gli occhi. «Non con me, te lo assicuro.»
«Non sono il tuo tipo, Hutch? Non sono abbastanza intellettuale?»
Hutchman guardò il grosso pezzo di agata lucida che usava come fermacarte e immaginò di calarlo sulla testa di Spain. Attenuante: Insetticidio giustificabile. «Adesso lasciami, Don, ho da lavorare.»
Spain tirò su col naso con un suono fastidioso, poi si alzò e passò nell’ufficio vicino, chiudendosi la porta alle spalle. La forma grigia della sua persona, dietro il cristallo molato, aleggiò per qualche secondo sopra il tavolo di Muriel, accompagnata da un rumore di cassetti aperti e richiusi, di carte sfogliate rapidamente. Infine scomparve in direzione del suo ufficio. Hutchman guardò la scena con disgusto crescente nei propri confronti perché non aveva mai trovato il coraggio di dire a Spain che cosa veramente pensava di lui. Posso fare cambiare ballo ai neutroni, ma non so dire a un pidocchio d’uomo di andare a scocciare qualcun altro. Prese dal cassetto chiuso a chiave del suo tavolo una grossa cartella con scritto riservato e si sforzò di concentrarsi sul progetto da cui guadagnava lo stipendio.
Jack era un missile convenzionale terra-aria, che impiegava il sistema più semplice di guida-controllo: il comando radio dalla stazione di lancio. Era, in realtà, un prototipo modificato del missile offensivo Westfield, che aveva in comune con gli altri esemplari del suo genere un inconveniente: la perdita di ricettività ai comandi via via che la sua distanza dal centro di controllo aumentava. Westfield, per rimediare alla faccenda, aveva immaginato di trasferire parte del sistema di guida-controllo a bordo di un secondo missile, il Jill, lanciato una frazione di secondo dopo il primo, che aveva il compito di seguire Jack e di trasmettere i dati relativi alla sua posizione rispetto a un bersaglio mobile. Il sistema tendeva a mantenere la semplicità di guida a comandi collegati e, insieme, a ottenere la precisione di un ordigno cerca-bersaglio completamente automatico. Se il progetto aveva buon esito, il sistema di missili avrebbe avuto una gittata discreta, un’alta fedeltà e un basso costo unitario. Hutchman, nella sua qualità di dirigente matematico della Westfield, aveva il compito di razionalizzare i dati portando le variabili al punto in cui fosse possibile dirigere Jack-and-Jill mediante un congegno non molto diverso da un calcolatore convenzionale addetto ai lanci.
Il lavoro per lui era di scarsissimo interesse, poiché era ben lontano dalla pura astrattezza della meccanica quantistica, però gli stabilimenti Westfield erano vicini alla città di Vicky. Lei non aveva voluto trasferirsi a Londra o a Cambridge — dove Hutchman aveva avuto una buona offerta da parte di Brock, della Cavendish — né in altri centri dove avrebbe potuto trovare la sua strada. D’altra parte lui teneva troppo al matrimonio per volersi separare da lei. Di conseguenza si dedicava alla parte matematica dei sistemi pluriparticellari, ma più che altro per rilassarsi. Rilassarsi! Quei pensieri che s’era sforzato di allontanare, stavano riaffiorando da qualche zona remota della sua mente.
Il nostro governo, i Sovietici, gli Americani, i Cinesi, i Francesi, tutti mi spazzerebbero via in un secondo, se solo sapessero che cosa ho in tasca. Io posso far cambiare ballo ai neutroni!
Rabbrividendo prese una matita e si mise al lavoro, ma non era facile concentrarsi. Dopo un’ora andata a vuoto, telefonò al capo fotografo per avere una proiezione di un film girato recentemente sui lanci di prova del Jack-and-Jill. Nell’oscurità fresca e anonima della saletta di proiezione, scene di mare e di cieli azzurri gli riempirono gli occhi, diventarono l’unica realtà, finirono col farlo sentire come disincarnato. Le ombre nere dei missili si alzavano in aria, vibravano, calavano sulla preda bruciando nuvole di fluido idraulico finché i loro motori fiammeggiavano. Poi gli ordigni ricadevano in mare, lentamente, oscillando sotto gli ombrelli arancione dei paracadute di recupero. Jack precipitò e si ruppe la corona, e Jill…
«Non andranno mai bene» disse una voce accanto all’orecchio di Hutchman. Era Boyd Craig, capo assistente del progetto preliminare, che era entrato in sala all’insaputa di Lucas. Craig, fin dall’inizio, era stato contrario al progetto Jack-and-Jill.
«Tu credi?»
«Nessuna speranza» disse Craig, incrollabile. «Tutto l’alluminio che si impiega nell’industria aero-spaziale di questo paese finisce rifuso per produrre bidoni della spazzatura: i nostri missili e velivoli sono già vecchi, prima che riescano a volare. Questo collaboriamo a produrre tu ed io, Hutch. Bidoni per la spazzatura. Sarebbe decisamente meglio, più onesto e probabilmente più economico se saltassimo lo stadio intermedio e ci dedicassimo alla produzione su larga scala dei bidoni per la spazzatura.»