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«Papà?» David aveva un sorriso buffo, per via dei denti irregolari. «Stasera andiamo a vedere la corsa delle vecchie auto?»

«Non lo so, caro. Di sera, allo stadio, fa molto freddo.»

«E se ci vestiamo pesante e mangiamo hot dogs e cose simili per tenerci caldi?»

«Sai una cosa? Hai ragione tu. Andiamo.» Hutchman vide la gioia diffondersi lentamente sulla faccia del ragazzo. Decisione presa e ratificata, pensò. I neutroni aspettino pure un altro maestro di ballo. Su, attizziamo il fuoco e chiudiamo bene le imposte. Entrò in camera da letto per svegliare Vicky. «In piedi, donna. Io e David vogliamo mangiare presto: andiamo alla corsa alle automobili.»

Lei si allungò nel letto, si avvolse nel lenzuolo bianco e rimase perfettamente immobile, quasi fosse una mummia egiziana. «Non mi muovo finché non mi dici che mi ami.»

Hutchman le si avvicinò.

«Ti amo.»

«E non guarderai mai nessun’altra donna?»

«Non guarderò mai nessun’altra donna.»

Vicky sorrise, languida. «Torna a letto.»

Hutchman scosse la testa. «David è in casa.»

«Prima o poi dovrà imparare i fatti della vita.»

«Sì, ma non voglio che scriva un tema su di noi, a scuola. Dopo quello del mese scorso mi sono fatto la fama di ubriacone, e non voglio essere espulso dall’Associazione Scuola famiglia se si sparge la voce che sono un maniaco sessuale.»

«Ah, bene.» Vicky si alzò a sedere, fregandosi gli occhi. «Penso che vi accompagnerò.»

«Ma se non ti piace!»

«Stasera mi piacerà.»

Pensando che Vicky cercasse di rimediare alla scena in giardino, ma ugualmente contento, Hutchman uscì dalla camera. Passò un’ora nello studio a mettere in ordine la corrispondenza. Quando ritenne che la cena fosse quasi pronta, andò in soggiorno e si preparò un whisky e soda piuttosto lungo. David era davanti alla televisione e stava manovrando i comandi dei canali. Hutchman sedette, bevve un sorso di whisky e si rilassò mentre, di fuori, il verde dei pioppi s’incupiva nella sera imminente. Il cielo, dietro agli alberi, era pieno di nuvole color rosa corallo che fuggivano verso l’infinito.

«Accidenti» brontolò David premendo nervosamente un pulsante dopo l’altro.

«Prendila con calma» disse Hutchman. «Rischi di rovinare tutto. Cosa c’è che non va?»

«Ho cercato il film western, e guarda che cosa è venuto!» La faccia di David, mentre indicava lo schermo vuoto, leggermente luminescente, era furibonda.

«Forse è ancora presto.»

«No. I film li trasmettono sempre a quest’ora.»

Hutchman posò il bicchiere e andò all’apparecchio. Mentre cercava il bottone dell’allineamento orizzontale, sullo schermo apparve di colpo la faccia dell’annunciatore. Gli occhi dell’uomo, mentre leggeva in un foglio, erano gravi.

Verso le cinque di oggi pomeriggio un ordigno nucleare è stato fatto esplodere sulla città di Damasco, capitale della Siria. La violenza dell’esplosione, secondo i primi calcoli, è stata di circa sei megatoni. L’intera città, a quanto ci riferiscono, è un mare di fiamme e si ritiene che la maggioranza della popolazione di Damasco, ammontante a cinquecentocinquantamila persone, sia morta.

Non si hanno ancora indicazioni se l’esplosione sia avvenuta incidentalmente o se sia un atto di aggressione, ma è stata indetta una riunione di emergenza del consiglio dei ministri a Westminster, e il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si riunirà tra breve a New York.

I programmi normali sono sospesi su questo canale, ma rimanete in ascolto in attesa di altri eventuali bollettini, che vi trasmetteremo appena avremo notizie. La faccia sparì dallo schermo.

E, mentre s’inginocchiava davanti al quadro vuoto, accompagnato da un sibilo leggero, Hutchman, con una sensazione che da poco gli era diventata familiare, si accorse che il sudore freddo gli imperlava di nuovo la fronte.

2

Evitando lo sguardo perplesso di suo figlio, Hutchman si diresse lentamente verso la cucina. Vicky era in piedi intenta a preparare la cena e gli voltava le spalle. Cantava e, come al solito, non sembrava del tutto al suo posto in quelle mansioni da casalinga. Hutchman detestava l’idea di rovinare quella serata che erano riusciti a salvare da una giornata nerissima.

«Vicky» disse, sentendosi in colpa. «È successo qualcosa di grave. Un minuto fa ho sentito una notizia alla televisione. Dicono che Damasco è stata cancellata dalla terra da una bomba all’idrogeno.»

«È spaventoso!» lei si voltò, le mani piene di pezzetti di formaggio, e accennò a un armadio dalle ante di cristallo. «Che orrore! Ti prego, sii gentile, passami quel pentolino. Vuol dire che ci sarà una guerra?»

Lui trovò, meccanicamente, la pirofila e l’appoggiò sul piano della cucina. «Non sanno ancora chi sia il responsabile, ma forse c’è stato mezzo milione di morti. Mezzo milione!»

«Doveva succedere, prima o poi. Vuoi un’insalata?»

«Un’insalata? Io… ma si mangia lo stesso?»

«E cosa vuoi che facciamo?» Vicky lo guardò, stupita. «Lucas, spero che per questo fatto non ti rinchiuderai nel tuo solito egoismo.»

«Egoismo?»

«Sì, il tuo famoso badare a qualunque foglia che si muova… Sta’ sicuro che se ti viene un collasso nervoso nessuno ci guadagnerà, eppure tu non la smetti mai di assumerti la responsabilità per cose che avvengono a diecimila miglia di distanza.»

«Damasco, veramente, è a duemila miglia di qui.»

«Sarebbe lo stesso se fossero duemila metri.» Lei posò con violenza la casseruola sul ripiano, facendo volare una nuvola bianca di farina. «Lucas, ma se tu non ti occupi neanche di quello che succede ai nostri vicini, fammi il favore di…»

«Ho fame» annunciò David sulla porta. «A che ora si esce?»

Hutchman scosse la testa. «Mi dispiace, figliolo, ma per stasera dobbiamo rinunciare.»

«Eh?» la faccia del ragazzo si allungò visibilmente. «Ma avevi detto…»

«Lo so, ma stasera non possiamo.»

«E perché non si può?» chiese Vicky. «Non crederai mica che resti tutta la sera davanti al televisore ad ascoltare un branco di esperti che non ha la minima idea di quello che succederà ma che si ostina lo stesso a volercelo spiegare! Abbiamo promesso a David di andare alla corsa, e ci andremo.»

Una visione di corpi torturati e maciullati passò per un secondo nella mente di Hutchman, che tornò con David nel soggiorno dove, nel rettangolo del televisore, si rincorrevano lentamente le righe. Poi Hutchman si sedette. David manovrò il pulsante dei canali, trovò un vecchio film comico, e, tutto felice, si accoccolò davanti al televisore per guardarlo. Stupito e rassicurato, vedendo che trasmettevano un programma normale, Hutchman riprese in mano il bicchiere e si concentrò nel film. Un inseguimento frenetico di macchine si scatenava lungo i viali soleggiati della Hollywood degli anni venti. Hutchman ignorò i personaggi principali per studiare gli edifici inospitali che si allineavano in pieno sole. Sembravano più capannoni che vere e proprie case, eppure quelle costruzioni erano realmente esistite e, a osservarle con attenzione, si scoprivano, nella vecchia celluloide, frammenti della vita di tutti i giorni di quel tempo. Vite anonime, con ghiacciaie sgocciolanti e radio enormi chiuse in mobiletti di legno scolpito che, tuttavia, avevano la sicurezza di un passato in cui il peggio che poteva capitare era di trovarsi per qualche anno nelle liste della pubblica assistenza, o, in tempo di guerra, una morte comprensibile, provocata da un ordigno bellico.