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E c’era il dolore interno, più profondo, che talvolta sembrava fisico, e che lo prendeva quando pensava a Dorrie. Qualche volta, quando era sveglio, si ricordava di domandare se lei era venuta lì o aveva telefonato. Non riusciva a ricordare, però, di aver mai ricevuto una risposta.

E poi, un giorno, sentì dentro alla testa un nuovo dolore bruciante… e comprese che era la luce.

Ora vedeva di nuovo.

Quando le infermiere si accorsero che Roger Torraway poteva vederle, lo riferirono immediatamente a Jon Freeling, il quale prese il telefono e chiamò Brad. — Vengo subito, — rispose quello. — Tenetelo al buio fino al mio arrivo.

Brad impiegò più di un’ora per compiere quel tragitto, e quando arrivò si vide benissimo che faticava a reggersi in piedi. Si sottopose a una doccia antisettica, a uno spray orale, si fece mettere una maschera da chirurgo, e poi, cautamente, aprì la porta ed entrò nella stanza di Roger.

Dal letto, una voce disse: — Chi è? — Era debole e tremante, ma era la voce di Roger.

— Io. Brad. — Bradley cercò a tentoni lungo la cornice della porta, fino a che trovò l’interruttore. — Accenderò la luce poco a poco, Roger. Dimmi quando riesci a vedermi.

— Adesso ti vedo, — sospirò la voce. — Almeno, mi pare che sia tu.

Brad fermò la mano. — Ma come fai… — incominciò. Poi s’interruppe. — Come sarebbe a dire? Mi vedi? E che cosa vedi?

— Beh, — sussurrò la voce, — non sono molto sicuro, per la faccia. C’è una specie di bagliore. Ma posso vedere le tue mani, e la testa. Sono luminose. E riesco a distinguere abbastanza bene il tuo corpo e le braccia. Molto più fiochi, però… sì, posso vedere anche le gambe. Ma la faccia è strana. La parte centrale è soltanto una chiazza.

Brad si toccò la mascherina da chirurgo. Aveva capito. — Infrarossi. Tu vedi il calore. Che altro riesci a vedere, Roger?

Silenzio, per un momento. Poi: — Ecco, c’è una specie di quadrato luminoso: credo sia il vano della porta. Vedo soprattutto il contorno. E qualcosa di molto luminoso là, contro la parete, dove sento anche qualcosa… i monitor telemetrici? E posso vedere il mio corpo, o almeno il lenzuolo che mi copre, e con una specie di contorno del mio corpo.

Brad girò lo sguardo intorno a sé. Sebbene avesse avuto un po’ di tempo per adattarsi all’oscurità, non vedeva quasi nulla: la punteggiatura luminosa dei quadranti dei monitor, e un esile filo di luce intorno alla porta, dietro di lui.

— Molto bene, Rog. Nient’altro?

— Sì, ma non so che cosa sono. Alcune luci in basso, vicino a te. Molto fioche.

— Credo siano le tubazioni del riscaldamento. Vai magnificamente, ragazzo mio. Bene, adesso aspetto. Alzerò la luce un pochino. Tu, magari, puoi farne benissimo a meno, ma io non posso, e neppure le infermiere. Dimmi come va.

Lentamente, Brad fece girare la manopola, un ottavo di giro, un poco di più. Le lampade inserite nelle intercapedini intorno al soffitto si accesero… dapprima molto fioche, poi un poco più forti. Adesso Brad poteva vedere la figura sul letto: prima lo scintillio delle ali spiegate che erano protese in avanti, al di sopra del corpo di Roger Torraway: poi il corpo stesso, con un lenzuolo drappeggiato che lo copriva fino alla cintura.

— Adesso ti vedo, — sospirò Roger, con quella sua voce esile. — È un po’ diverso… Adesso vedo i colori, e tu non sei più tanto luminoso.

Brad scostò la mano dall’interruttore. — Così va bene, per ora. — Si appoggiò alla parete, in preda alla vertigine. — Scusami, — disse. — Ho un raffreddore o qualcosa del genere… E tu, cosa senti? Voglio dire, dolori…?

— Cristo, Brad!

— No, voglio dire in rapporto alla vista. La luce ti fa male a… agli occhi?

— Gli occhi sono l’unica cosa che non mi fa male, credo, — sospirò Roger.

— Molto bene. Adesso ti darò un altro po’ di luce… Ecco, così, okay? Nessun fastidio?

— No.

Brad si avvicinò delicatamente al letto. — Bene, ora voglio che tu provi a fare una cosa. Puoi… ecco, chiudere gli occhi? Voglio dire, puoi spegnere i ricettori della vista?

Una pausa. — Non… non credo.

— Beh, puoi farlo, Rog. È una facoltà insita, quindi devi soltanto trovarla. Willy aveva avuto qualche difficoltà, all’inizio, ma poi c’era riuscito. Diceva che aveva pasticciato un po’, e poi c’era riuscito.

— … Non succede niente.

Brad rifletté per un secondo. Era intontito dall’influenza, e sentiva che le energie l’abbandonavano. — Come mai? Hai mai avuto sinusiti?

— No… beh, forse. Un po’.

— Ricordi dove ti faceva male?

La figura si mosse a disagio sul letto, e i grandi occhi fissarono quelli di Brad. — Sì… sì, mi pare.

— Prova da quella parte, — ordinò Brad. — Vedi se trovi dei muscoli da muovere. I muscoli non ci sono, ma ci sono le terminazioni nervose che li controllavano.

— … Niente. Che muscolo devo cercare?

— Oh, diavolo, Roger! Si chiama rectus lateralis, ma a che ti serve saperlo? Continua a cercarlo.

— … Niente.

— Sta bene. — Brad sospirò. — Lascia perdere, per ora. Continua a provare più spesso che puoi, d’accordo? Scoprirai come si fa.

— Bella consolazione, — bisbigliò la voce risentita che veniva dal letto. — Ehi, Brad. Sembri più luminoso.

— Come sarebbe a dire? — scattò Brad.

— Più luminoso. Irradii più luce dalla faccia.

— Già, — fece Brad, mentre si accorgeva che le vertigini lo avevano ripreso. — Forse ho un po’ di febbre. Sarà meglio che me ne vada. Questa mascherina di garza dovrebbe impedirmi di contagiarti, ma è efficace solo per quindici minuti o poco più.

— Prima di andartene, — mormorò insistente la voce, — fammi un favore. Spegni di nuovo le luci per un minuto.

Brad alzò le spalle e obbedì. — Sì?

Udì il suono del corpo deforme che si spostava sul letto. — Mi sto voltando per vedere meglio, — riferì Roger. — Senti, Brad, volevo chiederti: come vanno le cose? Ce la farò?

Brad indugiò un attimo a riflettere. — Penso di sì, — rispose, sinceramente. — Fino ad ora è andato tutto per il meglio. Non voglio prenderti in giro, Roger. È tutta roba nuova, e qualcosa potrebbe andar storto. Ma fino ad ora non sembra.

— Grazie. Un’altra cosa, Brad. Hai visto Dorrie, ultimamente?

Una pausa. — No, Roger. Non la vedo da una settimana circa. Sono stato piuttosto male, e quando non stavo male avevo troppe cose da fare.

— Già. Senti, credo che potresti lasciare le luci come le avevi regolate prima, in modo che le infermiere ci vedano.

Brad girò di nuovo l’interruttore. — Ritornerò appena mi sarà possibile. Esercitati a chiudere gli occhi, d’accordo? E poi hai un telefono… chiamami quando vuoi. Non intendo se qualcosa andasse male… questo verrò a saperlo, non ti preoccupare: non vado neppure al gabinetto senza lasciare il numero dove possono rintracciarmi. Voglio dire, se hai voglia di parlare.

— Grazie, Brad. Arrivederci.

Gli interventi chirurgici erano finiti… almeno la parte peggiore. Quando Roger se ne rese conto, provò un sollievo che gli fece bene, anche se nella sua mente vi erano ancora troppe tensioni che non si sentiva di affrontare.

Clara Bly lo pulì e, nonostante gli ordini precisi, gli portò dei fiori per tirarlo un po’ su di morale. — Sei una brava ragazza, — mormorò Roger, girando la testa per guardare i fiori.