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— Come li vedi?

Roger tentò di descriverli. — Ecco, sono rose, ma non sono rosse. Giallo chiaro? Hanno all’incirca lo stesso colore del tuo braccialetto.

— Arancione. — Clara finì di stendergli il lenzuolo nuovo sulle gambe. Il telo ondeggiò dolcemente, nella corrente irradiata dal letto fluidizzato. — Vuoi la padella?

— Per cosa? — borbottò Roger. Era arrivato alla terza settimana di dieta a basso residuo, e al decimo giorno di assunzione controllata di liquidi. Il suo apparato escretorio era diventato, come diceva Clara, quasi esclusivamente ornamentale. — Del resto, sono autorizzato ad alzarmi, — disse lui. — Quindi, se succede qualcosa, posso arrangiarmi da solo.

Sei grande, sorrise Clara, raccogliendo la biancheria sporca e uscendo. Roger si mise a sedere e ricominciò a esplorare il mondo intorno a lui. Studiò con interesse le rose. I grandi occhi sfaccettati captavano quasi un’ottava di radiazioni in più. il che significava mezza dozzina di colori che Roger non aveva mai visto prima, dall’infrarosso all’ultravioletto: ma non sapeva come chiamarli, e l’iride che aveva visto per tutta la sua vita si era estesa fino a includerli tutti. Quello che gli appariva come un rosso scuro era, lo sapeva, un lieve calore. Ma non era vero neppure che gli sembrasse rosso: era solo una diversa qualità della luce, che aveva associazioni con il calore e il benessere.

Comunque, c’era qualcosa di molto strano nelle rose, e non era il colore.

Roger gettò via il lenzuolo e si guardò. La pelle nuova non aveva pori, né peli, né grinze. Sembrava più una tuta da sommozzatore che la sua pelle naturale. E sotto quella, lo sapeva, c’era un’intera muscolatura nuova, mossa dall’energia: ma non se ne scorgeva la minima traccia.

Tra poco avrebbe potuto alzarsi e camminare da solo. Non era ancora pronto a farlo. Accese il televisore. Lo schermo s’illuminò di una schiera abbagliante di punti magenta, fiordaliso e verdi. Roger dovette compiere uno sforzo di volontà per guardarli e vedere tre ragazze che cantavano e ballavano: i suoi occhi nuovi aspiravano ad analizzare l’immagine nelle sue componenti. Cambiò stazione e trovò un telegiornale. La Nuova Asia Popolare aveva inviato altri tre sommergibili atomici in «visita di cortesia» in Australia. L’addetto stampa del presidente Deshatine affermava severamente che i nostri alleati del Mondo Libero potevano contare su di noi. Tutte le squadre di football dell’Oklahomà avevano perduto. Roger spense l’apparecchio: gli stava venendo mal di testa. Ogni volta che cambiava posizione le linee sembravano inclinarsi, e dalla parte posteriore del televisore si irradiava una luminosità sconcertante. Dopo aver tolto la corrente, rimase a guardare per qualche tempo la luce del tubo catodico che si affievoliva, il bagliore che usciva dalla parte posteriore oscurarsi. Era calore, pensò.

Dunque, che cosa aveva detto Brad? «Cerca, nei pressi del punto dove si trovano i seni paranasali.»

Era una sensazione strana, trovarsi in un corpo sconosciuto e cercare di individuare un comando che nessuno era in grado di definire esattamente. E solo per chiudere gli occhi! Ma Brad gli aveva assicurato che era possibile. I sentimenti che Roger provava nei confronti di Brad erano complessi, e una delle componenti era l’orgoglio. Se Brad diceva che era possibile farlo, allora Roger l’avrebbe fatto.

Ma non ci riusciva. Provò tutte le combinazioni di pressioni muscolari e di forza di volontà che gli vennero in mente, e non accadde nulla.

Lo colpì un ricordo improvviso: era vecchio di anni, un ricordo dei tempi in cui lui e Dorrie erano appena sposati. No, non sposati, non ancora: vivevano insieme, ricordava, e cercavano di decidere se volevano unire ufficialmente le loro vite. Era stato il loro periodo dei massaggi e della meditazione trascendente, quando si esploravano a vicenda in tutti i modi che venivano loro in mente; e ricordava l’odore dell’olio per neonati, con l’aggiunta di un po’ di muschio… e come aveva riso delle istruzioni per il secondo chakra: «Raccogliete l’aria nella milza e trattenetela, poi espirate mentre le vostre mani scorrono verso l’alto, sui due lati della spina dorsale del vostro partner». Ma loro non erano mai riusciti a capire dove fosse la milza, e Dorrie era stata così divertente, mentre frugava i recessi più intimi dei loro corpi: — È qui? Lì? Oh, Rog, senti, tu non fai sul serio…

Provò un dolore interiore improvviso, che saliva vertiginosamente dentro di lui, e si riabbandonò sul letto, desolato. Dorrie!

La porta si spalancò.

Clara Bly si precipitò dentro, gli occhi accesi e spalancati sul visetto scuro e grazioso. — Roger! Cosa fai!

Roger trasse un respiro lento e profondo prima di parlare. — Cosa succede? — Sentiva l’inespressività della propria voce: non aveva più tono, dopo quello che le avevano fatto.

— Tutti gli aghi degli indicatori saltano! Ho pensato… non so che cosa ho pensato, Roger. Ma, qualunque cosa sia successo, ti faceva star male.

—  Scusami, Clara. — Roger restò a guardare, mentre la ragazza accorreva ai monitor a muro, e li studiava rapidamente.

— Adesso vanno un po’ meglio. — disse lei, un po’ burbera. — Mi pare sia tutto a posto. Ma che cosa diavolo stavi facendo?

— Mi preoccupavo, — disse Roger.

— Di cosa?

— Della posizione della mia milza. Tu sai dov’è?

Clara lo fissò pensierosa per un momento, prima di rispondere. — È sotto le costole inferiori, sul fianco sinistro. Più o meno dove credi che sia il cuore. Un poco più in giù. Vuoi prendermi in giro, Roger?

— Beh, un pochino. Forse ho ricordato qualcosa che non avrei dovuto, Clara.

— Per favore, non farlo più!

— Proverò. — Ma il pensiero di Dorrie e Brad era ancora presente, in agguato, appena al di sotto del livello conscio della sua mente. Poi disse: — Una cosa… ho cercato di chiudere gli occhi, e non riesco.

Clara si avvicinò e gli toccò la spalla, in un gesto amichevole. — Ci riuscirai, caro.

— Già.

— No. Dico sul serio. Assistevo Willy, allora, e lui era molto scoraggiato. Ma poi ce l’ha fatta. Comunque, — disse, voltandosi, — per il momento provvedo io. È ora di spegnere le luci. Domattina dovrai essere fresco come una rosa.

Roger chiese insospettito: — Perché?

— Oh, non altri tagli. È finita, per un po’. Brad non te lo ha detto? Domani ti collegheranno al computer per quella faccenda della mediazione. Avrai parecchio da fare, Rog, perciò dormi. — Clara spense la luce, e Brad vide il visetto scuro mutarsi in un dolce chiarore che gli sembrò color pesca.

Poi gli venne in mente una cosa. — Clara? Mi faresti un favore?

La ragazza si fermò, con la mano sulla porta. — Che cosa, tesoro?

— Vorrei farti una domanda.

— Avanti.

Egli esitò, chiedendosi come poteva fare. — Vorrei sapere, — disse, elaborando mentalmente le frasi mentre parlava, — è… vediamo, oh, sì. Quel che vorrei sapere è, Clara, quando tu e tuo marito siete a letto e fate l’amore, che sistemi adoperate?

— Roger! — La luminosità della faccia di lei si intensificò di colpo: Torraway poté vedere la rete delle vene, sotto la pelle, inondata da sangue scottante.

Le disse: — Scusami, Clara. Penso che… penso che a furia di starmene qui sto diventando volgare. Dimentica che te l’ho chiesto, d’accordo?

Clara restò in silenzio per un momento: quando parlò di nuovo la sua voce era professionale, non più amichevole: — Sicuro, Roger, tutto a posto. Mi hai solo colta alla sprovvista, ecco. È… beh, è tutto a posto: ma il fatto è che non mi avevi mai detto una cosa simile.

— Lo so. Scusami.

Ma non era pentito: o almeno non del tutto.

Guardò la porta dietro Clara e studiò il tracciato rettangolare di luce che filtrava dal corridoio. Si sforzò di mantenere calma la propria mente il più possibile. Non voleva far suonare di nuovo i campanelli d’allarme dei monitor.