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Quando Roger ebbe finito, Sulie domandò: — Che cos’era?

— È una sonata di Paganini per chitarra e violino, — rispose il cyborg, orgogliosamente. — Clara mi ha regalato la registrazione.

— Non sapevo che fossi in grado di fare questo. Canterellare, voglio dire… o quel che è.

— Non lo sapevo neppure io, prima di provare. Non riesco ad avere il volume necessario per la parte del violino, naturalmente. E non riesco a tenere il suono della chitarra abbastanza basso per controbilanciarlo, ma non era male, vero?

— Roger, — disse lei, sinceramente, — sono sbalordita.

Roger alzò la testa e la sbalordì di nuovo, riuscendo a sorridere. Disse: — Scommetto che non sapevi neppure che posso far questo. Non lo sapevo neanch’io, fino a quando ho provato.

Alla riunione, Sulie disse seccamente: — È pronto, generale.

Scanyon era riuscito a dormire abbastanza per apparire riposato, e aveva attinto a qualcosa d’altro, forse alle sue risorse interiori, in modo da apparire meno stravolto. — Ne è sicura, maggiore Carpenter?

Sulie annuì. — Non sarà mai più pronto di così. — Esitò. Vern Scanyon, leggendo la sua espressione, attese la rettifica. — Il problema, secondo me, è che Roger è pronto a partire adesso. Tutti i suoi sistemi sono a livello operativo. Ha superato la questione con la moglie. È pronto. Ma più a lungo rimarrà qui, e più è probabile che sua moglie combini qualcosa e alteri l’equilibrio.

— Ne dubito molto, — disse Scanyon, aggrottando la fronte.

— Beh, quella donna sa in che guaio andrebbe a cacciarsi. Ma non voglio correre questo rischio. Voglio che Roger se ne vada.

— Vuol dire portarlo a Merritt Island?

— No. Voglio metterlo in attesa.

Brad rovesciò un po’ di caffè dalla tazza che si stava accostando alle labbra. — Neppure per sogno, carina! — gridò, sinceramente sconvolto. — Ho ancora settantadue ore di controlli e di collaudi dei suoi sistemi! Se tu me lo rallenti, non posso ottenere le letture…

— Collaudare che cosa, dottor Bradley? La sua efficienza operativa? Oppure stai pensando ai saggi che intendi scrivere su di lui?

— Beh… Cristo, certo che voglio scriverli! Ma voglio anche controllarlo con la massima meticolosità possibile, fino all’ultimo minuto, nel suo stesso interesse. E nell’interesse della missione.

Sulie si strinse nelle spalle. — Comunque, il mio consiglio è questo. Roger qui non ha altro da fare che aspettare. E ne ha già avuto abbastanza.

— E se su Marte qualcosa non funzionasse? — domandò Brad. Lei rispose: — Volevi il mio parere. Lo hai sentito.

Scanyon intervenne. — Per favore, fate in modo che riusciamo tutti a capire di cosa state parlando. Io, soprattutto.

Sulie diede un’occhiata a Brad, che disse: — Avevamo progettato di farlo per il viaggio, generale, come lei sa. Abbiamo la facoltà di dominare i suoi orologi interni per mezzo della mediazione esterna dei computer. Mancano… vediamo, cinque giorni e qualche ora al lancio: possiamo rallentare Roger, in modo che per il suo tempo soggettivo siano solo trenta minuti. È una proposta sensata… ma anche quello che ho detto io è sensato, e non posso assumermi la responsabilità di lasciarlo sfuggire al mio controllo prima di aver ultimato tutti i test che io intendo compiere.

Scanyon fece una smorfia. — Capisco ciò che intende dire: ha ragione, ma ho anch’io qualcosa da obiettare. Ricorda ciò che ha dichiarato questa notte, maggiore Carpenter? A proposito dell’opportunità di non interrompere troppo bruscamente la modificazione del comportamento.

Sulie disse: — Roger è in una fase massima stabilizzata, generale. Se potessi averlo a disposizione per altri sei mesi, capirei. Cinque giorni, no: il rischio è superiore al beneficio. Ha trovato un interesse autentico nella sua chitarra… dovrebbe sentirlo. Ha creato ottime difese strutturali per quanto riguarda la mancanza degli organi sessuali. Ha persino dimostrato molto spirito d’iniziativa scappando ieri sera… è stato un passo avanti molto importante, generale: il suo profilo era troppo passivo, tenendo conto delle esigenze della missione. Ripeto che dobbiamo rallentarlo subito.

— E io ripeto che ho bisogno ancora di un po’ di tempo, — scattò Brad. — Forse Sulie ha ragione. Ma ho ragione anch’io, e se sarà necessario, mi rivolgerò al presidente.

Scanyon fissò pensoso Brad, poi si guardò intorno. — Altri commenti?

Intervenne Don Kayman. — Per quel che può valere, sono d’accordo con Sulie. Roger non è felice, per quanto riguarda sua moglie, ma non è neppure molto scosso. Questo è un posto che per lui va bene quanto qualunque altro.

— Già, — disse Scanyon, battendo di nuovo le mani sul piano della scrivania, delicatamente. Poi aggiunse: — C’è qualcosa che nessuno di voi sa. La vostra simulazione per Roger non è la sola che sia stata eseguita recentemente. — Guardò in faccia i presenti, uno ad uno, e disse, sottolineando ogni parola: — È una cosa di cui non dovrete parlare con nessuno, fuori da questa stanza. Gli asiatici ne stanno preparando una anche loro. Si sono inseriti clandestinamente nei nostri circuiti del 3070, tra qui e gli altri due computer, e hanno rubato tutti i dati: e se ne sono serviti per preparare una loro simulazione.

— Perché? — domandò Dan Kayman, precedendo di una frazione di secondo gli altri.

— È quel che vorrei sapere anch’io, — disse Scanyon, pesantemente. — Non interferiscono affatto. Non ce ne saremmo neppure accorti se un normale controllo delle linee non avesse portato alla scoperta dell’intercettazione… e poi è successo qualcosa, a Pechino, nello stile dei romanzi di cappa e spada, di cui non so niente e non voglio saper niente. Non hanno fatto altro che leggere tutto quanto e preparare un loro programma. Non sappiamo in che modo intendano servirsene: però c’è stata una sorpresa. Subito dopo, hanno smesso di protestare contro il lancio. Anzi, ci hanno messo a disposizione il loro satellite in orbita intorno a Marte per facilitare la telemetria della missione.

— Io non mi fiderei! — insorse Brad.

— Beh, non ci fideremo molto del loro satellite, su questo potete scommettere. Ma il fatto resta: dicono che vogliono anche loro il successo della missione. Bene, — aggiunse il generale, — è solo una complicazione in più, ma tutto si riduce a un’unica decisione da prendere, giusto? Devo decidere se mettere o no Roger in attesa. Okay, lo farò. Accetto la sua raccomandazione, maggiore Carpenter. Spieghi a Roger cosa intendiamo fare, e gli dica tutto quello che secondo lei e il dottor Ramez è più opportuno. In quanto a lei, Brad… — Alzò una mano per prevenire le proteste dell’interessato. — So quel che vorrebbe dire. Sono d’accordo. Roger ha bisogno di restare ancora con lei. Bene, provvedo subito. Le ordino di partecipare alla missione. — Tirò a sé un foglio di carta, e cancellò un nome sull’elenco. — Lascerò a terra uno dei piloti, per far il posto a lei. Ho già controllato. Andrà tutto bene, con i sistemi di guida automatici e il fatto che tutti voi avete una certa preparazione come piloti. Ecco l’elenco definitivo dell’equipaggio per il lancio a Marte: Torraway, Kayman, il generale Hesburgh come pilota… e lei.

Brad protestò. Fu solo un riflesso condizionato. Quando l’idea mise radici, l’accettò. Ciò che aveva detto Scanyon era vero: e inoltre Brad si rese immediatamente conto che sarebbe stato un bene per la sua carriera se avesse partecipato personalmente alla missione. Sarebbe stato un peccato lasciare Dorrie, e tutte le altre Dorrie, ma ne avrebbe trovate tante al suo ritorno…

E tutto il resto venne naturalmente, come alla notte segue il giorno. Quella fu l’ultima decisione. Tutto il resto, ormai, era solo parte della realizzazione pratica. A Merritt Island, cominciarono a rifornire di carburante il razzo vettore. Le navi addette al recupero vennero messe in posizione nei vari punti dell’Atlantico, nell’eventualità di un insuccesso. Brad venne inviato in aereo all’isola per farsi adattare le tute, in compagnia di sei ex astronauti incaricati di aggiornarlo per quanto era possibile nel tempo a disposizione. Tra i sei c’era anche Hesburgh, bassotto, sicuro di sé e sorridente, con un’aria che ispirava tranquillità. Don Kayman si prese dodici ore di licenza per accommiatarsi dalla sua suorina.