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— Lo dici tu.

— Ne sono convintissimo - corregge Eli, sforzandosi di convincere anche noi. E si ripete ancora una volta la solita trafila. Eli, corroso dalla stanchezza, barcollante sul ciglio dell’incredulità, espone le sue argomentazioni allo scopo di riavere lui le idee chiare. Mani sollevate e dita in fuori, in un gesto da pedagogo, attacca: — Siamo tutti d’accordo che la fredda indifferenza è ormai fuori moda, che il pragmatismo è sorpassato, che l’ultrascetticismo ha fatto il suo tempo. Abbiamo sperimentato tutti questi atteggiamenti e constatato che non sono validi, perché ci tagliano fuori da troppe cose importanti. Non rispondono in maniera esauriente alle vere domande; ci lasciano apparentemente saggi e cinici, ma ignoranti come prima. Siamo tutti d’accordo, su questo?

— D’accordo. — (Oliver, con lo sguardo fisso).

— D’accordo. — (Timothy, sbadigliando).

— D’accordo. — (Io pure, con un mezzo sogghigno).

Di nuovo Eli: — Nella vita moderna non è rimasto nessun mistero. La generazione scientifica li ha distrutti tutti. L’epurazione razionalista ha scacciato l’improbabile e l’inesplicabile. Guardate cosa sono diventate le false religioni, negli ultimi cent’anni. Dio è morto, predicano. Certo che è morto: ucciso, assassinato. Prendete me. Sono ebreo, vado a lezione di ebraico come un bravo ragazzino yiddish, leggo la Thora, ho fatto il Bar Mitzvah, mi hanno regalato penne stilografiche… Ma qualcuno mi ha mai nominato Dio in una proposizione che valesse la pena di essere ascoltata? Dio era un tale che ha parlato a Mosè. Dio era un colonna di fuoco, quattromila anni fa. Ma dov’è Dio, oggi? Non domandatelo a un ebreo. È da un bel po’ che noi non vediamo Dio. Noi veneriamo leggi, norme alimentari, usanze, le parole della Bibbia, la carta su cui la la Bibbia è stampata, addirittura il volume stesso; ma non adoriamo esseri soprannaturali, come ad esempio Dio. Il vecchio con la barba, intento a fare la conta dei peccati… no, questa è roba per uno shvartzer, per un goy. E cosa dire di voi tre goyim? Anche a voi è toccata una religione vuota. Tu, Timothy: l’ala conservatrice della Chiesa anglicana, le nubi d’incenso, i paramenti di broccato, il coro di voci bianche che canta Vaughan Williams e Elgar. E tu, Oliver. La Chiesa metodista, battista, presbiteriana, eccetera: non sono niente, niente del tutto, non hanno contenuto spirituale, il minimo mistero, niente rapimento mistico. Come essere un ebreo riformato E tu Ned il papista, il prete che non ha fatto il prete? Tu cos’hai? La Vergine? I santi? Gesù Bambino? Tu non puoi credere a queste fesserie. Sono roba per i contadini, per il sottoproletariato. Le icone e l’acqua santa. Il pane e il vino. A te piacerebbe crederci… Piacerebbe anche a me: il cattolicesimo è l’unica religione completa nella presente civiltà, l’unica che cerchi di conservare il mistero, le risonanze col soprannaturale, la consapevolezza dell’esistenza di poteri più alti. Mi piacerebbe… solo che l’hanno rovinato, hanno rovinato noi, non c’è più una sola cosa che possiamo accettare. Oggi è tutto Bing Crosby e Ingrid Bergman, o i Berrigan che scrivono manifesti, o i polacchi che mettono in guardia contro i comunisti senza Dio e i film da quattro soldi. E così la religione è andata. Finita. E questo dove ci lascia? Soli sotto un cielo orribile, in attesa della fine. In attesa della fine.

— C’è un sacco di gente che va ancora in chiesa — fa notare Timothy. — Anche in sinagoga, suppongo.

— Per abitudine. Per timore. Per necessità sociale. Forse che aprono l’anima a Dio? Quand’è stata l’ultima volta che hai aperto l’anima a Dio, Timothy? E tu, Oliver? E tu, Ned? Quand’è che abbiamo anche solo pensato di fare una cosa del genere? Appare come un’assurdità. Dio è stato talmente inquinato dai predicatori e dagli archeologi e dai teologi che non c’è da meravigliarsi che sia morto. Suicidio. Ma questo dove ci lascia? Siamo forse destinati a diventare tutti scienziati e spiegare ogni cosa in termini di neutroni e protoni e DNA? Dov’è il mistero? Dov’è la profondità? Dobbiamo trovarli da noi. Nella vita moderna c’è una grave mancanza di mistero. Benissimo: allora diviene compito delle persone intelligenti creare un’atmosfera in cui sia possibile arrendersi all’inverosimile. Una mente chiusa è una mente morta.

Eli si sta scaldando, adesso. È in preda al fervore. È il Billy Graham dell’Età della Pietra.

— Sono otto o dieci anni che tutti quanti cerchiamo di arrancare verso qualche sintesi funzionante, verso qualche correlazione strutturale che ci tenga insieme il mondo in mezzo a tutto il caos. L’erba, l’acido, le comuni, il rock, l’intera faccenda del trascendentalismo, l’astrologia, la macrobiotica, lo zen… Stiamo cercando, d’accordo, stiamo sempre cercando. E talvolta troviamo. Di rado. Cerchiamo in un sacco di posti balordi: sostanzialmente perché siamo in massima parte balordi, anche i migliori di noi, e inoltre perché non possiamo conoscere le risposte fino a quando avremo elaborato altre domande. E così andiamo a caccia di dischi volanti. Infiliamo l’autorespiratore e ci mettiamo a cercare Atlantide. Siamo immersi nella mitologia, nella fantasia, nella paranoia, nel capriccio, in mille tipi di irrazionalità. Qualunque cosa loro abbiano rifiutato, noi la raccogliamo: spesso per nessun altro motivo se non per il fatto che appunto l’hanno buttata via. La fuga dalla ragione. Non è che io la difenda a spada tratta. Semplicemente dico che è necessaria: è una fase che tutti dobbiamo attraversare, è il fuoco che dà la tempera. La ragione non era più sufficiente. L’uomo occidentale è fuggito dall’ignoranza superstiziosa per finire nel vuoto materialismo; ora noi dobbiamo continuare, talvolta per vicoli ciechi e piste false, fino a che impareremo il modo di accettare di nuovo l’universo in tutto il suo terribile e inesplicabile mistero, fino a che troveremo la cosa giusta, la sintesi, la commistione che ci permetta di vivere nel modo che dovremmo. Allora potremo vivere per l’eternità. O per qualcosa di così vicino all’eternità da non fare alcuna differenza.

Timothy: — E tu vuoi convincerci che il Libro dei Teschi indichi il modo, eh?

— È una possibilità. Ci da una probabilità finita di penetrare nell’infinito. Non è abbastanza? Non merita di tentare? Dove ci ha portati, l’atteggiamento di derisione? Dove ci ha portati, il dubbio sistematico? Dove ci ha portati, lo scetticismo? Non possiamo provare? Non possiamo cercare?

Eli ha ritrovato la fede. Grida, suda, se ne sta lì nudo come un lombrico agitando qui e là le braccia. Arde nell’intero corpo. E davvero bello, anche se solo in questo momento. Bello Eli!

Intervengo io: — Questa faccenda io l’approvo da cima a fondo, e nello stesso tempo non ne accetto neanche un po’. Mi segui? Io scavo nella dialettica del mito. La sua inverosimiglianza cozza contro il mio scetticismo e mi spinge in avanti. Le tensioni e le contraddizioni sono la mia energia vitale.

Timothy, l’avvocato del diavolo; scrolla il capo in un pesante gesto taurino che gli fa muovere come un lento pendolo quel suo grosso cranio da bue. — Dài, dài! Cos’è che credi, sinceramente? I Teschi oppure no, eternità o bubbole, realtà o fantasia? Eh? Quale?

— Tutt’e due — rispondo.

— Tutt’e due? Non puoi credere a tutte due.

— Sì che posso! — grido. — Tutt’e due! Tutt’e due! Sì e no! Riesci a seguirmi dove vivo io, Timothy? Nel luogo in cui la tensione è massima, in cui il viene trascinato fino a combaciare col no? Dove contemporaneamente si accetta e si rifiuta l’esistenza dell’inesplicabile? La vita eterna! È una fesseria, non è vero? Un mucchio di pie illusioni, un sogno pazzesco! E tuttavia è una cosa reale, anche. Noi possiamo vivere mille anni, se vogliamo. Ma è impossibile. Io affermo e nego, applaudo e schernisco.