Fra Leone pronuncia un discorsetto. È essenziale, dice, che i candidati imparino l’arte di dominare le passioni del sesso. Sprecare il fluido seminale equivale a morire un poco. Giusto, Fra Leone! È un vecchio motto elisabettiano: venire-morire. Non dobbiamo reprimere l’impulso sessuale, continua il frate, ma piuttosto dominarlo e volgerlo a nostro vantaggio. Di conseguenza, il coito è lodevole ma l’eiaculazione è da biasimare.
Rammento di aver già trovato prima d’ora questa roba, e infine mi viene in mente dove: è taoismo puro, ecco che cosa. L’unione di yin e yang, vagina e pene, è armoniosa e necessaria al benessere dell’universo, ma la perdita di ching, seme, è causa di autodistruzione. Bisogna sforzarsi di conservare il ching, di aumentare le proprie scorte, e così via. Buffo, Fra Leone, tu non sembri mica cinese! Chi sta rubando teorie, e a chi? Oppure il taoismo e la Confraternita hanno scoperto i medesimi principi indipendentemente l’uno dall’altra?
Fra Leone termina il suo breve prologo e dice qualcosa alle ragazze, in una lingua che non conosco (in seguito ho consultato Eli, ma neanche lui è riuscito a identificarla. Azteco o maya, suppone). Immediatamente le tunichette bianche spariscono, e davanti a me si ergono — a mia disposizione — tre montagne di yin nude come le ha fatte mamma. Finocchio moccioso quale mi ritrovo, so ugualmente pronunciare giudizi estetici: sono ragazze formidabili. Seni pesanti, con appena un lievissimo accenno di afflosciamento; ventre piatto, chiappe sode, cosce turgide. Niente cicatrici di appendicectomia, nessuna traccia di gravidanza.
Fra Leone latra un rapido Ordine inintelligibile e la sacerdotessa più vicina alla porta si sdraia prontamente sul freddo pavimento di pietra, ginocchia flesse e un pochino divaricate. Rivoltosi a me, Fra Leone si concede un lieve sorriso e muove la punta delle dita di una mano. Dacci sotto, ragazzo, sembra che voglia dire.
L’angelico Ned non sa che pesci pigliare. Boccheggia in cerca di parole. Tu non capisci, Fra Leone: l’amara verità è che io sono quello che si usa chiamare checca, foffo, finocchio, invertito, deviato, pederasta; non sono particolarmente attirato dalle femmine; il mio vizio, devo confessare, è la sodomia.
Ma non dico nulla di tutto questo, e Fra Leone mi fa segno di nuovo, meno gentilmente. Che diavolo, la verità è che io sono sempre stato bisessuale con tendenze omosessuali, e di tanto in tanto mi viene pur voglia di riempire il buco eterodosso.
Siccome sembra che la vita eterna dipenda proprio da questo, mi sottopongo al cimento.
Avanzo verso le cosce divaricate, e con sedicente atteggiamento virile affondo la spada nella donzella in attesa. E adesso? Conserva il ching, mi ripeto, conserva il ching. Mi muovo con colpi lenti e solenni mentre Fra Leone mi suggerisce dalle quinte, informandomi che i ritmi dell’universo esigono che io porti all’orgasmo la mia compagna e nel medesimo tempo impedisca con tutte le forze a me stesso di arrivarci.
Benissimo. Ammirando ogni centimetro della mia prestazione, induco nella mia concubina spirituale gl’idonei fremiti e mugolii ma rimango distaccato, in disparte, completamente avulso dalle manovre del mio arnese.
Quando l’attimo divino è svanito, la mia soddisfatta compagna mi sfratta con un esperto e agile colpo d’anca e io vedo che la sacerdotessa numero due si sdraia sul pavimento e assume la posizione ricevente.
Benissimo. Lo stallone concederà ancora i suoi favori. Dentro. Fuori. Dentro. Fuori. Oohh… Oohh… OOOHHH!!! Con precisione da chirurgo il mio specillo la sonda fino all’estasi, mentre da sopra la mia spalla sinistra Fra Leone fornisce un commento di approvazione.
Di nuovo il colpo d’anca, di nuovo il cambio di dama: un’altra yoni beante attende la mia asta dura e rorida. Dio m’aiuti! Comincio a sentirmi come un rabbino al quale il medico abbia detto che cadrà morto a meno che mangi mezzo chilo di porco al giorno. Ma il bravo Ned senza paura manda ancora il suo dardo a centrare il bersaglio. Questa volta, dice Fra Leone, posso concedermi il piacere di venire. Stavo già per non farcela più, e con grande sollievo allento il mio ferreo autodominio.
E così la nostra Iniziazione passa a una fase nuova e più eterodossa. Le sacerdotesse esigono le nostre prestazioni ogni pomeriggio. Immagino che per stalloni come Timothy e Oliver sia una gratifica inaspettata, una delizia bella e buona; ma forse no. Ciò che viene offerto qui non è una cosa semplice come le belle scopate sane alle quali loro due sono abituati, ma piuttosto un difficile e spossante esercizio di autodominio estremo che forse gli prosciuga via tutto il piacere dell’atto.
Comunque, questi sono affari loro. Il mio problema è un altro. Povero caro Ned, ha avuto più contatti eterosessuali in questa sola settimana che negli ultimi cinque anni. Però bisogna riconoscere che fa tutto quello che gli chiedono, e senza neanche un lamento.
Certo, però, che è una faticaccia. Santa madre di Dio, neppure nel «viaggio» più schifoso ho mai immaginato che la strada per l’immortalità fosse lastricata da un così gran numero di ventri femminili palpitanti!
33
Eli
Questa notte, nelle buie ore prima dell’alba, mi è venuta per la prima volta l’idea che dovrei offrirmi di adempiere alla clausola di suicidio contemplata nel Nono Mistero. È stato un fugace attimo di disperazione, svanito com’era apparso; ma merita un’analisi alla luce del giorno.
Evidentemente ciò che mi rode è la faccenda del sesso. Il mio fallimento totale nel compito di padroneggiare le tecniche. Un fiasco dopo l’altro. Ma come faccio a trattenermi? Mi danno splendide donne, mi dicono di ararne due o tre di fila…
Oh, schmendrick, schmendrick, schmendrick! Si ripete sempre lo stesso episodio con Margo. M’infiammo, mi lascio prendere dal trasporto… È l’esatta antitesi dell’atteggiamento di un seguace dei Teschi.
Non una sola volta sono riuscito a trattenermi abbastanza a lungo da farmele tutt’e tre. Non credo che sia umanamente possibile: non per me, almeno. Già, ma non è umanamente possibile neppure il tipo di longevità di cui si parla qui. Se si vuole sconfiggere la morte è necessario trascendere i valori umani: diventare letteralmente disumani, non umani. Ma se non riesco neanche a frenare gli aneliti del mio membro, come posso sperare di tenere sotto controllo il mio metabolismo, d’invertire il decadimento organico mediante lo sforzo mentale, di acquisire — come questi frati — il dominio del corpo fino a livello cellulare? Non posso. Vedo già incombere su di me il fallimento.
Fra Leone e Fra Bernardo hanno detto che mi sottoporranno a un allenamento particolare, che mi mostreranno alcune tecniche utili al rilassamento sessuale: ma io non nutro molta fiducia in questi sistemi. Il problema è radicato troppo profondamente nella mia basilare «elità», che è troppo tardi per cambiare: ormai io sono quello che sono.
Mi metto lì a montare quelle donzelle, quelle flessuose sacerdotesse azteche; e, pur avendo la testa piena d’istruzioni circa la necessità di trattenere il seme, il mio corpo parte al gran galoppo, si scatena, e io esplodo in un empito di passione. E la passione è esattamente ciò che si deve dominare se si vuole sopravvivere a questa Iniziazione.
Fallendo questa prova, fallisco tutto: cado per strada, non posso più raggiungere l’immortalità; meglio dunque che sopprima la mia inutile vita dato che qualcuno dovrà pur farlo, e in tal modo liberi il cammino agli altri.