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“Era tardi per andare in giro, ma Charlie Dagostino e Curt Bloedell arrivarono con la grossa Packard di Charlie, e mi presero su. In tre, ci recammo alla baracca, nell’oscurità. Curt Bloedell aveva un piccolo fucile da scoiattoli calibro 22, ma non credo che avesse veramente intenzione di usarlo. Infatti non lo usò, non sul serio, anche se forse avrebbe dovuto.

“Arrivammo dai Williams poco dopo la mezzanotte. Era tutto buio.

“Charlie disse che avremmo fatto meglio a tornarcene a casa. Era evidente che non c’era niente di strano. Anch’io ero d’accordo, ma Curt Bloedell volle invece bussare per accertarsi che fosse così; Curt amava mettere il naso negli affari degli altri. Discutemmo un poco, e infine Charlie disse va bene, per l’amor di Dio, bussiamo. Voglio tornarmene a casa e infilarmi a letto. E così, salimmo tutti e tre gli scalini di legno dell’ingresso.

“Non era una gran casa, anzi in verità si trattava proprio di una baracca, una di quelle che capita di vedere lungo la strada della contea. Con il tetto di carta catramata, e una stufa a carbone per l’inverno. Ma Ben l’aveva messa a posto facendo del suo meglio, e sua moglie aveva riempito con della terra dei vecchi copertoni di camion e vi aveva piantato convolvoli e lillà dalla prateria. Non avevamo paura, tranne per quello che avrebbe potuto dirci Ben se lo svegliavamo. Nessuno di noi prese la cosa troppo sul serio; Curt lasciò il fucile sul sedile della macchina.

“Ma prima che bussassimo, la porta si aprì.

“Ne uscì un uomo.

“Portava un trench grigio, e un cappello grigio. Sembrava uno straniero. In piedi, davanti all’ingresso della casa buia, aveva un sorriso strano.

“Forse hai già capito di chi sto parlando.

“Immagino che in quel momento avremmo dovuto essere spaventati, o almeno avremmo dovuto sospettare che era accaduto qualcosa. Ma invece, stranamente, non avemmo nessuna di queste reazioni. Lui ci guardò tutti e tre, uno per uno; prima me, poi Curt Bloedell, e poi Charlie Dagostino. Poi sorrise semplicemente, e disse “buonanotte” con un tono infantile. Se ne andò lungo la strada, e scomparve fra le ombre mentre noi lo guardavamo. Non gli chiedemmo chi fosse o che cosa ci facesse lì. Giuro che non so perché. Secondo me ci aveva stregati con qualche genere di incantesimo. Ma non potevo dirlo a Curt e Charlie, e neanche loro accennarono mai a niente di simile. Ma come l’uomo scomparve dalla nostra vista, tutti scuotemmo il capo e iniziammo ad avere la sensazione che c’era qualcosa di terribilmente sbagliato. E fu allora che cominciammo a essere spaventati. Curt Bloedell continuava a mormorare “Oh, Gesù, oh Gesù” e Charlie voleva solo risalire in macchina e scappare a casa. Ma io dissi che eravamo venuti per vedere come stavano i Williams, e che dovevamo farlo, e nel frattempo tutti e tre stavamo pensando che era molto strano che stessimo parlando ad alta voce davanti all’ingresso della casa e che nessuno ci sentisse; che cosa era successo? Allora io entrai, e cercai a tentoni l’interruttore della luce, perché sapevo che da poco avevano installato le linee elettriche anche laggiù, e così, almeno, avremmo potuto vederci. Trovai l’interruttore, e accesi.

“Insomma, erano morti.

“In effetti erano peggio che morti, perché alcune parti di loro erano disseminate per la baracca, e altre mancavano proprio. Sul pavimento c’erano delle valigie da pochi soldi e dei vestiti, come se si stessero preparando a partire quando era successo tutto. E c’erano alcuni giocattoli dei bambini sparpagliati per terra. E tanto sangue.

“Non posso descrivere la scena meglio di così. Ma era una cosa terribile.

“È terribile solo ricordarselo.

“Io uscii fuori e vomitai in mezzo ai fiori, Curt Bloedell corse alla Packard, prese il suo 22 e iniziò a sparare in aria. Credo che si sarebbe fatto male se Charlie e io non l’avessimo fermato. Piangeva come un bambino.

“E io continuavo a pensare, quei poveri piccoli!

“Avremmo telefonato alla polizia dalla baracca stessa se ci fosse stato il telefono, ma Ben non l’aveva mai fatto installare. Allora prendemmo la macchina e corremmo alla parrocchia (è un miracolo se nessuno ci rimase secco in quella corsa), dicemmo al reverendo Dahlquist quello che era accaduto, e lui chiamò la polizia.

“Mentre aspettavamo la polizia, decidemmo assieme che non avremmo parlato dei bambini.

“La custodia statale avrebbe significato un orfanotrofio, o Dio sa cosa, e noi pensammo che era meglio sbrigarcela noi della chiesa… magari in quel modo si poteva tenere un occhio sui ragazzini. E in più, il reverendo Dahlquist e la moglie di Charlie Dagostino avevano sentito della situazione di Jeanne…

“Immagino che ti abbia detto anche questo.

“Capisco.

“I poliziotti ci interrogarono, e dapprima furono un po’ sospettosi. Ma io e Curt e Charlie non avremmo mai potuto fare una cosa del genere, neanche con il 22, e non avevamo tracce di sangue addosso, né niente di simile. Raccontammo loro dell’uomo che avevamo visto e dell’aspetto che aveva la casa. Il reverendo Dahlquist raccontò loro che ci aveva mandati lì perché aveva paura che Ben si fosse ubriacato e stesse picchiando la moglie. Quanto alla polizia, forse perché non riuscivano proprio a capire che cosa fosse accaduto e perché, sembrò che non volessero indagare ulteriormente. Per loro non erano altro che due vagabondi morti in circostanze sospette; niente di più. E nessuno di noi tre ne parlò mai agli altri, dopo quella notte.

“Ma ancora oggi… ancora oggi mi capita a volte di sognarla.”

Karen non sapeva che cosa dire. Era troppo sconcertante, troppo orribile.

Willis continuò.

— Io non ci capisco niente. E non pretendo dir capirci niente. Ma so ciò che provai la prima volta che vidi Tim fare il suo giochettino. Era fuori in giardino, a Costantinopole Street, una sera d’estate, ed era circondato dalle lucciole. Voi due eravate in casa, Jeanne stava facendo il bagno, e io ero là fuori che curavo il piccolo. Stava inseguendo le lucciole. Correva per tutto il giardino ridendo e cercando di prenderle. E poi, all’improvviso, disegnò un cerchio nell’aria con la sua manina. Il cerchio era pieno della luce delle lucciole, e nella luce c’erano delle sagome. Visi e corpi, e delle cose con le ali. Avrebbe potuto essere qualsiasi cosa, ma io pensai… ne ero certo… che era l’inferno stesso che Timmy aveva aperto. E non riuscivo a fare a meno di pensare all’uomo con il cappello grigio e al modo in cui guardava me, Charlie e Curt Bloedell, e poi il sangue e i pezzi di corpo nella baracca.

“Presi Timmy, e gliene diedi tante da farlo quasi svenire.”

Karen non disse nulla.

— Non mi ha certo fatto piacere — disse Willis con tono piatto. — Ma volevo che lui ne avesse paura. Se questo significava che doveva avere paura di me, che così fosse. Qualunque cosa avesse fatto, io sapevo dove portava. Portava a quella baracca… a quei corpi.

— Ma non funzionò — disse Karen a bassa voce.

— Tim mi ha sempre combattuto — Willis si grattò la faccia con la sua manona callosa. — Mi odiava. L’hai detto tu stessa.

— E quando traslocavamo — disse Karen — era per via dell’Uomo Grigio.

— Magari lo vedevo per la strada. O uno di voi lo nominava. O magari lo vedeva Jeanne. E allora scappavamo.