— Difficile per te, forse. Io me ne sono sempre accorta quando Timmy diceva bugie.
— Ma non è più un bambino.
— Ma è sempre Tim.
Continuarono così. Michael attaccò il suo tramezzino, e scese al bar per procurarsi una coca cola. Quando tornò, sua madre stava dicendo: — Dipende da quello che vuole da noi, non è vero?
— Vuole che torniamo là con lui — disse Laura. — In quel posto… il Novus Ordo.
— Non l’ha detto.
— Lo dirà…
— Forse dovremmo dargli ascolto — disse Michael.
Le due donne girarono la testa contemporaneamente, come se si fossero dimenticate che era lì. Michael bevve un sorso dalla lattina e disse: — Da come lo descrivete, sembra un tipo a posto. Voglio dire; non stava tanto bene a casa, ma in certe circostanze, chi potrebbe? E non si è arreso. Lui aveva il talento, e l’ha seguito fin dove l’ha portato. Non vedo che cosa ci sia di male in questo.
Laura scosse il capo. — Tu non lo conosci, Michael. Tu non hai mai vissuto con lui. Lui odiava papà, e forse anche noi, in una maniera malsana. Non credo che quel genere di odio si possa semplicemente vaporizzare.
— Almeno lui non aveva paura.
— Non come abbiamo paura noi — disse Laura. — Non allo stesso modo.
Non aveva paura del suo talento, pensò Michael, e non aveva paura di usarlo. Non si era fatto sottomettere dalle botte, e non si era rifugiato in uno stagnante paese di mare per tutti quegli anni. Certamente bisognava dargliene atto.
Ma si tenne il pensiero per sé.
22
Timothy Fauve tornò in autobus all’albergo. Era un buon albergo, vicino al mare. Aprì la porta della sua camera e ci trovò dentro Camminatore, la sua grossa figura stravaccata su uno dei letti. Teneva un braccio dietro la testa, e il cappello grigio era appoggiato sul suo petto. Sentendo la porta che si apriva, alzò lo sguardo. — Salve, Tim — disse.
Tim chiuse la porta dietro di sé. — Non sapevo che avessi una chiave.
— Io non ne ho bisogno.
Tim fece un sorriso tremolante. — Immagino di no.
Accese le luci, e si accasciò su una sedia. Camminatore voleva qualcosa. Oppure lo stava controllando. Guardò l’uomo nella penombra della stanza con un misto di gratitudine e disagio. Voleva bene a Camminatore, ma lui pretendeva molto.
— Hai parlato con loro — disse l’Uomo Grigio.
— Sì.
— E ti hanno ascoltato?
— Credo di sì. Credo che abbiano qualche dubbio, ma questo era prevedibile. Ma penso che lo supereranno.
— E Michael?
— Credo sia interessato.
— Questo è ciò che conta — disse Camminatore.
— Ma non sarà facile — si azzardò Tim. — Hanno paura di te. Sanno certe cose.
Camminatore si alzò a sedere. — Quali cose?
— Come hai ucciso Julia e William.
— Te l’avevamo detto — gli ricordò Camminatore.
— Certo. Ma il modo in cui l’ha descritto Karen… sembrava peggio.
Camminatore si alzò in piedi. La sua presenza era ingombrante in quella stanza. Aveva la finestra alle spalle, e la sua ombra incombeva su Tim.
— Tu capisci — disse Camminatore — che non era mia intenzione farlo. Ma loro erano armati… e io ho reagito come potevo.
— Karen non ha parlato di armi.
— Karen non era presente. — L’uomo assunse un’espressione preoccupata. — Ne abbiamo già parlato, e io ho ammesso che è stato un errore, Se avessi potuto evitarlo, l’avrei fatto. Ma allora avevamo meno esperienza.
— C’è anche un’altra cosa — continuò Tim, chiedendosi se fosse saggio o meno insistere su quel punto ma allo stesso tempo desideroso di avere una risposta. — Hanno parlato di una bambina… su una spiaggia in qualche paesino della California…
L’espressione di Camminatore s’incupì. — Che cosa stai dicendo; che loro hanno dei dubbi; o che li hai tu?
— Io sto semplicemente riferendo. Credevo che tu lo sapessi.
— Ma la cosa ti preoccupa?
— Forse un pochino. Diciamo che fa sorgere degli interrogativi.
— Tu c’eri su quella spiaggia?
— No — disse Tim seccamente.
— Non dirò mai di non aver fatto cose delle quali mi sono poi pentito. Ma quella volta era un momento cruciale. Mi stavo concentrando su Michael. Ed era vicino… avrebbe potuto essere finita lì, avrei potuto portarlo a casa. È stato un gesto di reazione. Istintivo.
— Tuttavia — disse Tim — un bambino…
— Mi chiedo che cosa avresti fatto tu nella stessa situazione.
Tim abbassò il capo…
— Io so quello che sono — disse Camminatore. — Me ne rendo conto. E ci vivo insieme.
Appoggiò la sua grossa mano sulla spalla di Tim.
— Se commetto un peccato — disse — poi espio le mie colpe. Ti ricordi com’è andata quando ti ho trovato?
Non avrebbe mai potuto dimenticarlo. Si trovava in quell’albergo pulcioso nel Mission District, lo stesso in cui aveva incontrato poi le sue sorelle, e pesava circa cinquanta chili. Faceva piccoli lavoretti giornalieri quando aveva bisogno di soldi, beveva vino tocai e brandy alla pesca, e mangiava cene Kraft in camera, da solo, quando si ricordava di mangiare. Il giorno di paga significava un’ubriacatura, o del sesso a buon mercato, oppure, molto, molto occasionalmente, una dose di eroina molto tagliata. Era dal 1974 che ogni tanto ci cascava; da quando un operaio disoccupato di Detroit gli aveva mostrato come si faceva. Tuttavia, proprio ultimamente, si stava facendo più spesso di quanto non desiderasse, iniziando a prendere un vizio che non si poteva permettere. Erano più le volte che stava male che quelle che stava bene, e spesso saltava anche i pranzi Kraft. Era molto magro per la sua statura e presto anche quello avrebbe potuto interferire con il poco lavoro che riusciva a rimediare, e senza quei soldi sarebbe stato in mezzo alla strada… avrebbe dormito sui marciapiedi. E questo era un male, poiché Tim aveva imparato che, ironia della sorte, quello in cui viveva era il miglior mondo possibile; aveva aperto molte porte nella sua vita, ma non aveva mai trovato un posto dove desiderasse vivere. Per la maggior parte erano mondi freddi, chiusi, brutti. Di conseguenza, fallire in questo sarebbe stato come fallire del tutto.
E fu più o meno allora che apparve Camminatore.
Camminatore era spuntato senza preavviso, e per Tim era stato come entrare in un sogno, in qualcosa che apparteneva alla sua infanzia. Perché aveva conosciuto quell’uomo, una volta tanto tempo prima. Era stato suo amico per un certo periodo. Camminatore gli aveva dato delle cose, e gliene aveva mostrate altre. Ma poi Tim aveva scoperto che lo metteva in soggezione, e aveva passato tutti quegli anni sulla strada, cercando di evitarlo, perché alla fin fine ne aveva paura… aveva paura di ciò che avrebbe potuto volere da lui. Ma un giorno se l’era ritrovato lì, in quella squallida camera d’albergo; un uomo anziano, ma pur sempre una presenza imponente, che irradiava calma e sicurezza. Tim l’aveva fissato, e Camminatore aveva detto: — Io non ti ho mai dimenticato. — Ed era stato come se gli avessero dato il benvenuto a casa.
— Tutti gli altri ti hanno dimenticato — aveva continuato l’uomo — Tranne io.
Tim, che aveva passato tre lunghi giorni dall’ultima volta che aveva mangiato o si era bucato, si era messo a piangere.
Camminatore l’aveva portato a Novus Ordo; l’aveva sfamato, l’aveva rivestito, l’aveva rimesso in piedi e reso di nuovo rispettabile. Tu non hai bisogno della bottiglia, o dell’ago, gli aveva detto, e per qualche magia che Tim non riusciva a capire, improvvisamente fu effettivamente così. Quei bisogni vennero portati via. Scomparvero nel nulla. E lui glien’era stato grato; una gratitudine a pieno cuore che non aveva mai provato prima di allora. Era meglio della siringa.