Michael si svegliò al mattino con la guancia premuta contro la paglia e un debole raggio di sole che filtrava dalle fessure delle pareti, e per un momento il suo unico pensiero fu che si trovava lì, in quel mondo che aveva iniziato a immaginare nella vecchia casa a schiera di Polger Valley. Un luogo sicuro. E quel senso di sicurezza era talmente piacevole che vi si avvolse come in una coperta e quasi si riaddormentò.
E poi ricordò.
Ricordò Camminatore; ricordò le prigioni di pietra dura del Novus Ordo.
Si alzò a sedere e pensò. Come scappiamo? Dove scappiamo?
Le uniche domande rimaste.
Non dubitava che li avrebbero inseguiti, se già non li stavano inseguendo, e che il loro periodo di grazia si sarebbe limitato al massimo a qualche giorno. “Vi uccideranno” aveva detto Tim, e Michael ci credeva in maniera assoluta.
Ma non voleva andarsene prima del necessario. Questa era solo una piccola zona rurale di quel mondo che aveva immaginato a Polger Valley, ma era vero, tangibile, vasto, complesso e indefinibilmente familiare. Si sentiva a casa sua.
“Casa” era diventata una parola piuttosto logora, e Michael era riluttante a usarla anche nei suoi pensieri più intimi, eppure era una parola che gli tornava sempre alla mente. Casa, un luogo dove vivere; un luogo dove costruirsi un futuro.
Forse.
Forse.
Forse, prima o poi. Forse anche presto…
Ma raccolse il suo cappellino da baseball e la sua maglietta di ricambio, e s’incamminò verso l’autostrada seguito da Karen e Laura, in una mattinata fresca in cui la brina ghiacciata cadeva dalle vigne di casaba avvinghiate ai vecchi muri di pietra. Non pensava ad altro che a una giornata tiepida e a un passaggio fino alle città di mercato del nord. la sua mente era vuota ma serena nella chiara luce del sole, quando improvvisamente un’ondata di elettricità riempì l’aria, e davanti a lui uno spazio della dimensione di un uomo sembrò scurirsi e prendere forma.
L’Uomo Grigio; Camminatore, inevitabile come il tempo e reale come le pietre, era lì in piedi che li fissava, con un’espressione in qualche modo più vecchia e più arrabbiata, e gli occhi grandi e infantili mentre allungava le mani per afferrare Michael.
31
Allora, corse.
Prese per mano sua madre e sua zia, e assieme scomparvero, correndo per i corridoi segreti del plenum alla massima velocità che poteva permettersi.
Luce bianca, oscurità scintillante, e quel movimento incessante… tutto ciò che poteva fare Karen era seguire.
Sentiva Michael un passo avanti a lei e Laura un passo indietro, come anelli di una catena, e l’Uomo Grigio alle loro spalle, come un oscuro presentimento, l’ombra di una nuvola carica di pioggia.
Non riusciva a calcolare la distanza che avevano percorso. Non c’erano parametri per quel genere di distanza. Il mondo, quei mondi, erano diventati come un vapore, un paesaggio mischiato troppo diffuso perché l’occhio potesse comprenderlo. Si sentiva disorientata, scorporata, persa in una via di mezzo indefinita, una nebbia di localizzazione. Si sentiva tendere fino al punto di rottura.
Chiuse gli occhi e si aggrappò a tutta la forza che aveva.
Ma era stremante. Non era solo uno sforzo di Michael, ma anche suo e di Laura. Ed era particolarmente stremante, perché era un talento che non aveva esercitato dai tempi dell’infanzia; senza l’aiuto di Michael non sarebbe stata in grado di usarlo per niente. Sentiva una fatica che andava oltre la fatica fisica, come un esaurimento delle possibilità… la tirava giù come un’ancora.
Era come quella volta nel grande magazzino, pensò, quando aveva rincorso la carrozzina di Michael. Era quello stesso tuffarsi nell’ignoto senza pensarci due volte, giù per corridoi e dietro angoli che non aveva mai osato immaginare, sfondando porte proibite. Ma questa volta era Michael che correva, con la sua abilità o la sua intuizione. Ogni tanto si fermavano quanto bastava per dare un’occhiata a un paesaggio di qualche luogo reale o assurdo; un boschetto di alberi o una strada affollata; e lei pensava: Troverà un posto… un luogo dove l’Uomo Grigio non ci seguirà…
Ma l’Uomo Grigio era alle loro spalle, e non mollava. Lo sentiva, e Karen stava diventando più stanca ogni minuto che passava. Peggio, iniziò a sospettare (ed era un’idea spaventosa) che in qualche modo li stessero conducendo dove volevano loro; che la fuga di Michael fosse ormai disperata, che quei mondi sempre più bui e appena visibili non fossero del tutto scelti da lui.
È troppo per un ragazzo, pensò.
Stringendo la sua mano come fosse l’unica cosa reale in mezzo a quel caos, pensò: Oh, Michael, mi dispiace…
La fatica la intontiva, e la distanza era troppa per poterla reggere.
Alzò la testa disperata, e vide la luna fredda che veleggiava in un cielo nero, a mondi e mondi di distanza da casa.
E poi incespicò.
Cadde. Era prosaico. Sulle prime, fu tanto imbarazzata quanto spaventata. La sua mano scivolò da quella di Michael, e si sentì tagliata fuori, improvvisamente sola. Ma poi Michael era con lei, e le diceva di alzarsi. Laura la stava sollevando.
Io conosco questo posto! pensò Karen.
Era scivolata sull’acciottolato del vicolo. Era una notte buia, invernale, con una vecchia luna grigia in un cielo nero e funesto. Oltre l’imbocco del vicolo vide le case in stile Tudor con il ghiaccio che colava dalle grondaie. Un vento crudele giungeva dal mare.
Qui fa sempre freddo, aveva detto Tim.
Era uno dei suoi posti, una città industriale sul mare, e lei c’era già stata… una volta nella sua infanzia, e molte volte nei suoi sogni.
Poteva appartenere al Novus Ordo, come a un mondo simile e basta. Ma era lì che aveva incontrato per la prima volta l’Uomo Grigio, e sentiva che lì i suoi poteri dovevano essere considerevoli. Era lì che Camminatore aveva cominciato ad articolare quei complessi incantesimi che li avevano quasi intrappolati, se non fosse stato per Michael.
Di conseguenza, era un luogo pericoloso.
Michael le tirava la mano. — Presto — le diceva. Ma lei non ce la faceva. La caduta le aveva tolto le ultime energie. Guardò il figlio disperata, e capì che non c’era bisogno di dare spiegazioni; lui l’aveva già sentito toccandola. I suoi occhi si allargarono e poi si restrinsero.
— Andate senza di me — riuscì a dire.
Laura le mise un braccio attorno alle spalle. — Starò qui anche io. Michael, vai avanti tu. Forse riesci a distrarre la sua attenzione…
— Corri — disse Karen. — Non importa, corri.
Ma era ormai troppo tardi, perché l’Uomo Grigio era lì con loro. Potevano scorgere la sua sagoma all’imbocco del vicolo, con il vento del mare che premeva alle sue spalle.
Per un lungo attimo, nessuno si mosse.
— Vai — sibilò Karen. Le girava la testa. La loro impotenza, il silenzio di Michael. Era come guardarlo mentre stava in piedi davanti a un treno, in corsa con lo sguardo perso nel vuoto. E lei non poteva fare niente… niente per salvarlo. — Vai, Michael — disse ancora, ma era inutile, perché l’Uomo Grigio stava già allungando le mani, e lei poteva vedere lo stupido, implacabile calcolo nei suoi occhi, e la sua mano, mentre si avvicinava, sembrava risplendere di oscura elettricità, di strani lampi ultravioletti.
Michael mantenne la sua posizione.
Voleva correre. No, non era esatto. Non era una semplice volontà di correre. Era un impulso talmente profondo che superava la paura, era un impellente bisogno di correre… eppure, senza neanche pensarci, già sapeva che se ci avesse provato le sue gambe non gli avrebbero risposto, e i suoi muscoli si sarebbero contratti e irrigiditi.