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Guardò l’Uomo Grigio, e sentì un terrore sempre più acuto, come una nota altissima non udibile dall’orecchio umano, che si irradiava in tutto il suo corpo.

Tuttavia, mantenne la sua posizione.

Perché sua madre era lì, e Laura era lì… e perché non c’era nessun posto dove scappare. Aveva esaurito le possibilità. Qualche ingarbugliamente finale di magia vincolante lo aveva condotto in quel luogo, ed era lì che si sarebbe combattuta la battaglia… se di battaglia si poteva parlare.

Michael, lucido nonostante il vortice della sua paura, registrò l’assoluta sicurezza negli occhi di Camminatore. Gli venne in mente la bambina sulla spiaggia, gettata nel caos come uno straccio.

Ma mentre Camminatore faceva un altro passo verso di lui, pensò: Ma io non sono quella bambina… io sono molto più potente.

Non l’aveva forse già dimostrato? Non era forse riuscito a sfuggire alle magie imprigionanti del Novus Ordo?

Ma questa era un’altra cosa. L’Uomo Grigio era un killer, un distruttore; la distruzione faceva parte della sua natura. Michael non possedeva quell’abilità.

Camminatore fece un altro passo avanti, come un terribile e mortale motore. Era come un quadro vivente; Karen che si sforzava di alzarsi, Laura con la schiena premuta contro il muro freddo di mattoni del vicolo. Le luci gialle lampeggiavano e sibilavano; la luna era brillante e perfettamente immobile.

Michael si ricordò quello che aveva detto quella volta a Willis: Potrei farti sprofondare attraverso il pavimento… potrei farlo veramente. Ma poteva veramente? Poteva farlo con l’Uomo Grigio? No… probabilmente no… ma decise di provarci, e chiamò a raccolta il leggero formicolio di quella forza, pensando che doveva farlo.

Era un tentativo, e non successe nulla. L’Uomo Grigio sorrise.

Un’ultima magia, pensò Camminatore. Un ultimo trucco.

Ce n’era uno che gli avevano insegnato gli stregoni, un trucco che non aveva mai avuto bisogno di usare. E, probabilmente, non ne aveva bisogno neanche adesso. Solo che, sotto un certo punto di vista, quel ragazzo serbava una quantità sconosciuta di potere, e poteva essere veicolo di forze inattese. Quindi, magia.

Camminatore sorrise e riaggiustò il suo viso.

Più che un vero e proprio cambiamento fisico si trattava di una questione di suggestione, un vincolo magico. Il cambiamento fu sottile ma netto, e lui ne registrò l’effetto negli occhi di Michaeclass="underline" lo stupore e l’improvviso terrore.

Con il suo nuovo volto, l’Uomo Grigio si avvicinò ulteriormente. Il suo sorriso era largo e autentico. Si sentiva a un passo dalla completezza. Presto avrebbe recuperato ciò che aveva perso. Presto sarebbe stato intero.

Fissò Michael, e provò qualcosa di simile all’amore.

— Sono venuto per te — disse.

Michael assistette alla trasformazione senza capirla. Tutti i suoi circuiti erano in sovraccarico, e riusciva solo a registrare quella figura, che era stata l’Uomo Grigio… ma che ora era suo padre, Gavin White, l’unico padre di Michael, che allungava le mani e ripeteva quelle parole; “Sono venuto per te”.

Sono venuto per te.

Sì, per favore, portami a casa.

Papà, sono stanco.

Ma non era papà.

Era un fantasma, un mostro. Era l’Uomo Grigio.

L’Uomo Grigio allungò una mano, e Michael sentì la maschera che scivolava via, e scorse il viso di Camminatore come una vecchia pittura sotto la patina scheggiata di quell’immagine. Alzò una mano per difendersi, o perlomeno per respingerlo, ma lo shock della trasfigurazione era stato profondo, e la forza era scivolata via. Si sentiva vuoto come un calice.

Camminatore si avvicinò per abbracciarlo, e il calice si colmò di paura.

Karen, che guardava la scena, pensò: non l’avrai.

Solo quello, solo un pensiero, appena articolato. Ma risuonò nella sua mente. Ormai vedeva tutto al rallentatore, come un macabro balletto; Laura accucciata da una parte con un’espressione di orrore disperato, Michael stordito e immobile, l’Uomo Grigio che si avvicinava di centimetri e di millimetri, con una lenta traiettoria, come qualche cosa di mortale che cadeva dal cielo. E Karen, sola nella luce sterile di un lampione, pensò. Tu sei la maggiore. Tu hai una responsabilità.

Su questo, papà aveva ragione. In quell’unica cosa, aveva assolutamente ragione. Era suo dovere; era il ruolo che le spettava. Era il compito che si era assunta nel grande magazzino affollato quel Natale di mille anni prima. Ed era anche la sua debolezza; era il motivo per il quale la avevano sedotta. Pensò a Baby, la bambola che le aveva donato quell’assassino. Il figlio primogenito. Era la debolezza che avevano usato per intrappolarla, mostrandole immagini sfuggenti di Michael negli oscuri corridoi fortificati del Novus Ordo. Ma forse non era solo una debolezza.

Forse era anche un tipo di forza.

Guardò l’Uomo Grigio. Si stava avvicinando a Michael, e Michael aveva alzato una mano, ma qualcosa era successo fra loro due, perché Michael aveva sgranato gli occhi di colpo, esterrefatto. Lei non poteva vedere la maschera che aveva adottato Camminatore; si trattava di una magia privata e particolare. Ma avvertì il cambiamento in Michael, il suo improvviso indebolimento. Lo vide nel sorriso ampio e carico di bramosia di Camminatore.

Non l’avrai, pensò di nuovo.

Forse lo disse anche ad alta voce, perché Camminatore si voltò un poco verso di lei, e la sua avanzata rallentò. Si stava sempre avvicinando a Michael, ma ora guardava Karen.

E c’era uno strano sguardo nei suoi occhi, pensò Karen; non quello sguardo freddo e assassino che si era aspettata, ma qualcosa di spontaneo, di più antico e di più profondo. Un misto di curiosità e di sorpresa, come se la stesse valutando: Che cos’hai da offrirmi?

Come se lei gli avesse portato un dono.

Michael allora scosse il capo, come se si fosse spezzato un breve incantesimo. Senza pensarci, Karen fece due rapidi passi avanti, e allungò le mani per abbracciare Camminatore; almeno l’avrebbe rallentato.

Tu non credi che io possa farlo. Oh, ma posso eccome.

Fu un gesto troppo sicuro e rapido per accompagnarlo a parole. Semplicemente, fece per prendere Camminatore come lui stava facendo con Michael… fece per prenderlo, e lo afferrò, in una maniera che non era in grado di definire.

Ma era anche un abbraccio vero, fisico. Poteva sentire il suo odore, che era freddo come quel vicolo. Era un odore da vicolo, vuoto e buio, che ricordava chiazze d’olio, muri ammuffiti, ed edifici abbandonati nel profondo di una notte invernale. Karen ebbe l’improvvisa, curiosa sensazione di stringere un guscio vuoto, che se avesse stretto abbastanza forte si sarebbe sbriciolato fra le sue mani.

Vide Michael che si allontanava fino a toccare il muro con la schiena. Scuoteva il capo, intontito.

E Karen sentì che l’Uomo Grigio tremava… chiamando a sé tutta la sua energia, e tornando a dirigerla.

Karen chiuse gli occhi.

Fu improvvisamente consapevole di ciò che Michael chiamava gli angoli e le porte del mondo… un ventaglio di possibilità che c’era e non c’era, allo stesso tempo, e nei quali ci si poteva muovere. E senti anche i mondi del caos, i mondi non creati e quelli morti.

Camminatore strinse a sua volta le braccia attorno a lei. Ora era un vero e proprio abbraccio. Un abbraccio corrisposto.

Sentì in lontananza la voce di Michael.

— Mamma? — disse.

In quel momento, capì che cosa voleva farle Camminatore, e che cosa doveva invece fargli lei.

Si allontanò finché solo le loro mani si toccarono, e una calda ondata di elettricità scorreva fra loro. Camminatore accennò un sorriso. Lei sentì la forza fulminante del suo disprezzo.