— Forse dove vado io non piove.
— Un luogo soleggiato?
— Credo di sì — disse lei, sentendosi triste, ma non volendo farglielo notare. — È decisamente possibile.
— Be’ — disse Emmett — che diavolo. Neanch’io vado pazzo per la pioggia.
Laura alzò lo sguardo. Emmett stava sorridendo. — C’è posto per un paio di chitarre lì dentro?
Karen telefonò a Toronto da una camera d’albergo di Santa Monica.
La voce di Gavin la sorprese. Era stanca e incerta. Forse più vecchia. Forse le cose non andavano per il meglio nell’appartamento sul lago.
— Credo che sia esagerato sperare che tu sia tornata in te — disse Gavin.
— Non come intendi tu… No.
— Karen, se torni a casa sarà molto meglio per la questione dell’affidamento. Scappando via ti stai solo facendo del male da sola.
— Questo fra poco non sarà più un problema — disse.
— Cristo — disse Gavin — come mi piacerebbe capirti.
— Non credo che sia più possibile ormai.
— E allora perché mi hai chiamato? Per farmi star male?
Si sentì ferita. Telegrafico, ma aspro. Era il sapore delle cose com’erano state. — Forse solo per sentire la tua voce. Forse per dirti addio.
— Non essere tanto sicura di non sentirmi più. Sono perfettamente in grado di assumere degli investigatori privati. Magari l’ho già fatto.
— Non credo che abbia importanza.
— Michael è con te?
— Sì.
— Ti stai assumendo una responsabilità… stai distruggendo il suo futuro.
Ma a questo non credeva più. Gavin aveva perso la sua capacità d’intimidazione. C’era qualcosa di familiare nella maniera in cui parlava, qualcosa nella sua voce che le sembrò di riconoscere… e si rese improvvisamente conto che si trattava di papà; che era la voce di Willis Fauve che riecheggiava in Gavin. Ma era contraffatta, inefficace…. si era ormai lasciata alle spalle tutte quelle voci.
— Tu credi nella ruota? — gli chiese.
— Credo… che cosa?
— Le cose cambiano — disse — ma migliorano? Esiste questa possibilità? Una ruota può rotolare in salita?
— Tu sei pazza — disse Gavin.
— Be’, forse.
— Ti potrei citare in giudizio, lo sai questo? Ti stai mettendo in un mare di guai. Ti…
Ma quella era storia ormai.
Alzò lo sguardo, e vide Michael che l’osservava.
Michael sapeva che c’era suo padre al telefono.
Karen lo guardò, esitò un attimo, poi gli offrì la cornetta. — Vuoi parlargli?
Michael ci pensò su.
Casa, si disse.
L’appartamento sul lago.
Due luoghi diversi.
Michael scosse il capo. — Digli…
— Che cosa?
— Digli che lo ringrazio, ma sto bene. Digli che sto badando a me stesso. Digli… — una lunga pausa, poi Michael accennò un sorriso. — Digli che magari un giorno di questi lo vado a trovare.
Karen annuì con aria solenne. — Nient’altro?
— Salutamelo.
34
La piccola Durant andava a benzina, che non era un carburante molto comune da quelle parti, ma proseguirono finché poterono lungo un’autostrada segnalata come Camino del Mar, e quando il serbatoio fu asciutto, vendettero la macchina a un rottamaio per una manciata di denaro del Commonwealth, quanto bastava per campare per un po’. La città in fondo alla strada, aveva detto il rottamaio, era Ciudad San Francisco, e lì si trovava lavoro… ce la si poteva cavare con l’inglese se non si conosceva il nahuatl o lo spagnolo. Michael disse che non era una cattiva idea, ma che alla fin fine probabilmente si sarebbero diretti a est.
— A ognuno la sua — disse il rottamaio mentre apriva il cofano della Durant e osservava il motore con paziente perplessità. — Personalmente, io odio la neve.
Michael ed Emmett suonavano buffi, goffi duetti di chitarra negli ultimi sedili dell’autobus diretto a nord. Karen ascoltò un poco la musica, e poi il rombo dei pneumatici sull’asfalto.
Era quasi buio ormai, e gli ultimi bagliori di luce si dissipavano su quella strada ventosa, su quella costa riparata. Abeti alti, le ombre delle montagne, e un cielo ampio e pulito come il rintocco di una campana. Non solo quel posto, ma anche tutto il resto. Cerchi di condurre una vita decente, e magari di migliorare un pochino il mondo. E poi scopri quanto sono potenti le cose malvagie, e quanto tu sia debole in confronto. E allora credi di essere condannato a ripercorrere la stessa strada, a fare gli stessi errori che hanno fatto tutti negli ultimi centomila anni… e vivi con questo, che tu lo ammetta o meno, ma vivi con quella sconfitta dentro di te, come un nocciolo nero di infelicità.
Ma forse (ed ecco che tornava ancora quel nuovo pensiero), forse non era vero. Se fosse stato vero lei non sarebbe stata lì. Forse la ruota può rotolare in salita.
L’aria era fresca lungo la montuosa strada sopra l’oceano. Si strinse nel suo maglione. Laura dormiva, l’autobus era silenzioso. Karen pensò ai suoi veri genitori, che erano morti per mano di Camminatore. Erano sfuggiti alle strette celle del Novus Ordo e avevano trovato un paese chiamato Burleigh; Laura aveva scoperto Turquoise Beach… e Michael aveva trovato quel posto, questo radioso, confortevole mondo di frontiera. Una porta, pensò, che era stata aperta dalla speranza nella paura, dall’immaginazione nel fallimento. E forse quella era l’unica porta veramente importante.
La strada curvò verso destra, con un leggero sussulto dell’autobus, e Karen osservò l’oceano, che si chiamava ancora Pacifico, e chiuse gli occhi. Dormì finalmente senza sognare, mentre l’autobus correva verso l’alba tra le pieghe della notte.