«È uno scherzo di questa lingua» disse Charlie. «Se questa è la Terra io sono…» In quel luogo, con quella gente, non riuscì a pensare a una similitudine abbastanza fantastica. «Lo so!» disse, all'improvviso. «Ci deve essere una parola che significa Terra, il pianeta su cui viviamo, in ogni lingua! Voglio dire, la parola marziana per Marte sarebbe Terra. La parola venusiana per Venere, sarebbe Terra.»
«Straordinario!» disse Philos.
«Tuttavia» disse Mielwis «questa è la Terra.»
«Il terzo pianeta del Sole?»
Annuirono tutti.
«Stiamo tutti parlando dello stesso sole?»
«Istante dopo istante» mormorò Philos «nulla rimane identico.»
«Non confonderlo» disse Mielwis con un tono rigido come una sbarra di ferro. «Sì, è lo stesso sole.»
«Perché non volete dirmelo?» gridò Charlie. La sua emozione sembrava imbarazzarli.
«Te lo stiamo dicendo. Te l'abbiamo detto. Questa è la nostra intenzione» disse Seace, con calore. «In quale altro modo possiamo rispondere? Questa è la Terra. Il tuo pianeta, il nostro. Siamo nati tutti qui. Anche se in tempi diversi» aggiunse.
«Tempi diversi? Vuoi dire… viaggi nel tempo? È questo che state cercando di dirmi?»
«Viaggi nel tempo?» fece eco Mielwis.
«Tutti noi viaggiamo nel tempo» mormorò Philos.
«Quando ero ragazzo» spiegò Charlie «leggevo molta fantascienza. Voi avete qualche cosa del genere?»
Quelli scossero il capo.
«Storie che parlano… ecco, soprattutto del futuro, ma non sempre. Comunque, molte di quelle storie erano sulle macchine del tempo… ordigni che potevano portarti nel passato o nel futuro.»
Lo guardarono tutti, con fermezza. Nessuno parlò. Charlie ebbe la sensazione che nessuno volesse parlare.
«Una cosa è certa» disse alla fine Charlie, tremando «questo non è il passato.» Si sentì atterrito, all'improvviso. «È così, non è vero?» Io sono… io sono nel futuro?»
«Straordinario» mormorò Philos.
Mielwis disse dolcemente: «Non credevamo che saresti arrivato presto a questa conclusione».
«Ve l'avevo detto» disse Charlie. «Io leggevo…» E, con suo grande orrore, cominciò a singhiozzare.
Il piccino dorme, e dal citofono elettronico, il cui compagno è appeso a un sostegno della porta tra le stanze di Karen e Davy nell'altra casa, giunge soltanto un sommesso ronzio a 60 cicli. Le mogli non sono ancora rientrate dal bowling. Tutto è tranquillo. Bevono. Smitty è mezzo sdraiato sul divano. Herb guarda la televisione, che è spenta, ma la poltrona in cui è avviluppato è piazzata in modo tale che è fisicamente impossibile guardare altrove e rimanere comodi. Così, sullo schermo spento, lui guarda i suoi pensieri. Ogni tanto ne formula uno a voce alta….
«Smitty?»
«Eh.»
«Se dici certe parole a una donna, lei si spegne.»
«…cosa stai parlando?»
«“Differenziale”» mormora Herb. «“Potenziale”.»
Smitty gira su se stesso quel tanto che basta per posare i piedi sul pavimento e per levarsi a sedere.
«“Trasmissione” mormora Herb. «“Potenziale”.»
«“Trasmissione” che cosa, Herb?»
«“Frequenza” è un'altra. Voglio dire, tu prendi una bravissima donna, piena di buon senso e tutto il resto. Giocando a bridge è capace di far sottili varianti all'italiana senza scomporsi. Forse ha addirittura un segnatempo automatico nella testa perché riesce a togliere dal fuoco un uovo che deve cuocere quattro minuti esattamente dopo quattro minuti, senza bisogno di orologio. Voglio dire, ha intuizione, intelligenza, tutto.»
«E allora benissimo.»
«Benissimo. E adesso tu comincia a spiegarle qualcosa che contenga una di quelle parole-interruttore. Per esempio, che finalmente puoi comprare una macchina con un congegno che blocca le due ruote posteriori in modo che girino insieme, in modo che tu puoi tirarti fuori dai guai quando una delle ruote è finita sul ghiaccio. Magari lei ha letto qualche cosa in proposito su un annuncio pubblicitario, e ti chiede qualche spiegazione. Tu dici, be', è solo che si può escludere l'effetto del differenziale. Non appena dice quella parola, vedi subito che lei si è spenta. Così tu le spieghi che il differenziale non è complicato per niente, è quel congegno in fondo alla trasmissione che rende possibile alla ruota posteriore all'esterno di ruotare più rapidamente della ruota all'interno. Ma intanto che parli puoi vedere che lei è spenta, e resterà spenta fino a che le parlerai di quell'argomento. Anche “frequenza”.»
«Frequenza?»
«Sì, l'ho citato l'altro giorno e Jeannette si è come spenta, così io mi sono interrotto e le ho detto, ehi, cos'è la frequenza, in fin dei conti? E sai che cosa mi ha detto lei?»
«No, che cosa ha detto?»
«Ha detto che era un pezzo di un apparecchio radio.»
«Be', diavolo, sono donne.»
«Non capisci dove voglio arrivare, Smitty. Be', diavolo, sono donne, diavolo! Non puoi accantonare il problema in questo modo.»
«Sì che posso. È molto più semplice.»
«E invece a me dà fastidio, ecco. Una parola come “frequenza”, ecco; è un buon inglese. Dice quello che deve dire. “Frequente” significa spesso, “frequenza” significa quanto spesso succede qualche cosa. “Cicli”, ecco un'altra parola-interruttore… e dice quello che deve dire, anche quella. Da un punto allo stesso punto, dopo aver fatto il giro. Oppure da avanti a indietro e poi ancora avanti, il che all'incirca è lo stesso. Ma comunque, tu di' a una donna “una frequenza di ottomila cicli al secondo” e lei si spegne due volte di fila, contemporaneamente.»
«Be', non hanno la mentalità tecnica, ecco tutto.»
«Non ce l'hanno? Le hai mai sentite parlare di vestiti, e i gheroni e le pieghe e le doppie cuciture alla francese eccetera? Hai mai visto una donna lavorare su una di quelle macchine da cucire a doppio ago a retromarcia che fanno i punti sbiechi e tutto il resto? O magari in ufficio, mentre manovra una macchina per contabilità a partita doppia?»
«Be', non capisco ancora cosa ci sia di male se non si prendono il disturbo di sapere cos'è un differenziale.»
«Adesso ci sei arrivato, o quasi! “Non si prendono il disturbo di pensarci”. Non vogliono pensarci. Possono farlo… possono risolvere faccende molto più complicate, ma non vogliono. E perché?»
«Credo che secondo loro non sia roba da signore o qualcosa del genere.»
«E perché diavolo non dovrebbe essere roba da signore? Hanno diritto al voto, guidano l'auto, fanno mille cose che un tempo facevano solo gli uomini.»
«Allora non so perché» brontola Smitty, e si allunga dal divano per prendere il suo bicchiere vuoto, poi va a prendere quello di Herb. «Quello che so io è questo: se è questo che vogliono, lascia che facciano. Sai che cosa ha comperato Tillie ieri? Un paio di stivali da deserto. Già, proprio come i miei. Io dico, e lascia che abbiano le loro maledette parole-interruttore. Forse così, quando mio figlio sarà cresciuto, quello sarà il modo con cui potrà distinguere suo padre da sua madre, e quindi vive la difference.»
Dalla sala operatoria, lo condussero in una stanza e gli dissero che era la sua, e gli dissero addio nel modo antico: era il “Ti raccomando a Dio” da cui si era evoluto “addio”. Era il primo incontro di Charlie con la parola ledom per Dio e con il loro modo di servirsene, e ne fu fortemente impressionato.