Kelly tornò in sé con un sussulto. Stava seduto sul ponte dell’osservatorio, la schiena appoggiata al depolarizzatore. Si guardò intorno e vide che gli altri si scambiavano occhiate, perplessi e sbigottiti. I Viver ripresero il controllo dei loro corpi, ma erano diventati stranamente sottomessi. Solo Omero sembrava immutato, ma con un essere di quella fatta non si poteva mai dire.
— ÉE finita — disse la comandante. — Sfera ha vinto.
— Allah è grande — salmodiò Achmed ancora sbalordito. — Allah è Unico.
— E adesso? — chiese Torwald, con una voce così sommessa che Kelly stentò a riconoscerla.
Adesso io continuerò il mio compito.
— Ma hai vinto.
Solo questa piccola scaramuccia. La lotta continuerà ancora a lungo.
— Non l’hai ucciso?
Una Mente Stellare non può essere uccisa. Noi siamo immortali.
— Quindi, il tuo obiettivo non consiste nella distruzione del Guardiano.
Per niente.
— Qual è allora?
Devo riuscire ad assumere il controllo per un certo tempo, e poi lo dovrò curare.
— Sei uno psichiatra?
Sì, questa è la definizione umana più valida. Sono un guaritore. L’essere chiamato Guardiano è difettoso, come tutti quelli della sua specie. Si tratta di un problema ancora irrisolto. Tuttavia crediamo che si possa ottenere una guarigione definitiva. Un giorno lo catturerò e tornerà ad essere un’entità stabile.
— E noi? — chiese la comandante col suo solito senso pratico.
Voi siete il mio ultimo compito. Come già vi ho spiegato una volta, sono soltanto una piccolissima funzione della mente di Sfera, incaricata di mantenere i rapporti con voi. L’entità Sfera ignora tuttora la vostra esistenza. Ma la sua caratteristica principale è la giustizia. Voi l’avete aiutata, perciò io regolerò i conti con voi prima di lasciare questa sgradevole forma e riunirmi alla grande mente di Sfera.
Quando c’incontrammo, voi stavate raccogliendo i cristalli che mi racchiudevano. Tornerete a casa coi vostri cristalli. Avete impiegato qualche tempo per aiutarmi in questa missione, ma credo che i manufatti e le informazioni raccolte nel viaggio al centro della Galassia vi compenseranno del disturbo.
Infine, la cosa più importante di tutte. Questa: voi ora sapete che al centro della Galassia si trova una Stella Nucleo composta della materia primordiale dell’Universo. Il controllo di questa materia rende tutto possibile. Passeranno eoni prima che la vostra specie possa imparare a utilizzare la Stella Nucleo, ma quando avrete imparato, vi saranno aperte tutte le possibilità. Potrete sperare perfino di diventare esseri come me. Ora vi restituisco al vostro posto e al vostro tempo, perché il tempo non ha alcun valore nel Nucleo. Addio.
Turbati e confusi, si alzarono barcollando senza dire parola. Nessuno voleva essere il primo a parlare. Ma ad un tratto il loro sguardo fu attirato dal pianeta che sovrastava la cupola. Un pianeta coperto di bianche nuvole e oceani azzurri.
— Non riesco a crederci! È la Terra.
— Ham, in plancia! — ordinò brusca la comandante, che si era appena ripresa e non voleva perder tempo in inutili chiacchiere. — Vai al comunicatore e chiedi istruzioni.
Ham era già sparito prima che lei avesse finito di parlare. Poi la comandante andò al terminale e lo collegò con il ponte di comando. Poco dopo si udì una voce: — Che nave è? Qui la Capitaneria dello Spazioporto. Ripeto, chi siete? Vi abbiamo visto uscire dall’iperspazio all’improvviso senza autorizzazione. Identificatevi immediatamente o spariamo.
— Qui il mercantile Space Angel, al comando del capitano Gertrude HaLevy.
Seguì un breve intervallo durante il quale il funzionario consultò il suo computer.
— La Space Angel che aveva ottenuto il permesso di fare rotta per Alpha Tau Pi Rho Quattro sotto contratto con la Minsk Mineral?
— Sì, proprio quella! — abbaiò la comandante. — Quante navi hanno un capitano che si chiama Gertrude HaLevy?
— Siete stati costretti a tornare indietro per un’emergenza?
— Sarebbe a dire?
— Se i miei dati sono giusti voi non siete stati via abbastanza per aver raggiunto Alpha Tau e far ritorno.
— Secondo il mio computo del tempo — rispose con fermezza la comandante — siamo stati via più di due anni.
Un’altra pausa. Evidentemente il funzionario non riusciva a raccapezzarsi. Infine si decise a dire: — Space Angel, preparatevi a ricevere a bordo una rappresentanza delle forze di sicurezza della Capitaneria.
La ciurma della Space Angel accolse al portello i funzionari sopraggiunti con un piccolo battello militare. Il primo a salire a bordo fu un funzionario in divisa, coi capelli brizzolati, a cui tennero dietro parecchi agenti di polizia. Si fecero avanti con piglio deciso finché non si fermarono di botto vedendo i Viver. I poliziotti portarono la mano alla fondina.
— Calma, quei due fanno parte dell’equipaggio — si affrettò ad avvertirli la comandante trattenendo a stento un sorriso.
— Capitano HaLevy? — Il funzionario era palesemente nervoso. — Io sono il maggiore Whipple della Capitaneria, e vi ritengo responsabile del comportamento di questi... queste creature.
— Non preoccuparti, pelle molle — disse K’Stin. — Non vi faremo del male. Vedendo che stavate per estrarre le armi ci è venuta voglia di ridere.
— Già, già... Ora, capitano HaLevy, mentre ci avvicinavamo alla vostra nave abbiamo notato che è dotata di armi illegali.
— Oh, che sbadata! Me n’ero dimenticata.
— Lo immagino. E adesso... — in quella notò Omero. — E questo cos’è? Un animale alieno? Temo che debba restare in quarantena orbitale, con effetto immediato. Conoscete il regolamento. Dio, che brutto!
— Ehi, non potete parlare così di Omero — saltò su Kelly infuriato, accarezzando affettuosamente la corazza di Omero. — E non potete metterlo in quarantena come un animale.
— E perché no?
— Perché, signore, io sono un poeta, e sono abituato a ricevere gli onori dovuti alla mia professione. Fingerò di non avere sentito quello che avete detto.
Il funzionario fece un salto indietro tanto che per poco non andò a urtare gli agenti. — Parla! — balbettò. — É intelligente?
— Questo è un punto Controverso — replicò Torwald. — Dipende da come giudicate i poeti.
— Che senso ha tutto questo? — Mancava poco che Whipple non si strappasse i capelli.
Ham decise che era venuto il momento di placare le acque. — Vi prego, calmatevi — disse con fare conciliante avvicinandosi al funzionario. — Dovete sapere che...
L’ultimo visitatore stava per andarsene. La Space Angel era rimasta per due settimane segregata e sotto strettissima sorveglianza in un ormeggio isolato dello spazioporto, e i banchi delle memorie del suo computer erano stati esaminati da squadre di scienziati. Intanto l’equipaggio era stato sottoposto a estenuanti interrogatori, finché le autorità non si erano convinte che non avevano altro da svelare sulle loro singolari avventure.
In seguito erano salite a bordo orde di cronisti e di studiosi. I resoconti dello straordinario viaggio della Space Angel erano stati divulgati in tutte le parti dello spazio occupate dall’uomo, e i membri dell’equipaggio erano diventati delle celebrità.