Si affollarono tutti al portello per vederlo partire. Strette di mano, abbracci, occhi lucidi... Nancy gli gettò con trasporto le braccia al collo, lo baciò forte e disse che avrebbe sentito molto la sua mancanza.
— Avrei voluto che tu fossi così espansiva anche prima.
— Ma prima non te ne dovevi andare — ribatté lei con ferrea logica.
Omero arrivò zampettando ed estrasse da sotto la corazza un disco.
— Vi ho inciso una prima stesura del mio poema epico intitolato Stella Nucleo, di cui tu sei uno dei protagonisti. Forse non potrai capirlo, ma io ti assicuro che così diventerai immortale. Torwald gli porse un pacchetto. — È una piccola cosa che ho messo insieme in officina. — Kelly lo aprì: conteneva un modellino della Space Angel preciso fino nei minimi particolari. Kelly lo infilò subito nella sacca, voltandosi perché gli altri non si accorgessero di quanto fosse commosso.
— Non abbassare mai la guardia — gli raccomandò K’Stin, stringendo nella sua enorme mano quella di Kelly. — E sopprimi qualunque cosa ti minacci.
— Non dimenticare gli stivali, figliolo — aggiunse Torwald. — La celebrità non dura a lungo, gli stivali, invece, sì, e ti saranno molto più, utili.
Poi non restò altro da dire. Kelly fece un ultimo cenno di saluto, si caricò in spalla la sacca e scese la rampa sotto una leggera pioggerella, con l’andatura un po’ ondeggiante di chi non è abituato alla gravità terrestre.
— É proprio diventato un vero spaziale — commentò con voce sommessa Torwald.
Lo seguirono a lungo con lo sguardo, commossi, mentre la sua figura rimpiccioliva allontanandosi, finché la comandante non ruppe l’incantesimo dicendo: — Torwald, vai un po’ al terminal per vedere se ti riesce di trovare un nuovo mozzo.