Isaac Asimov
Vicolo cieco
Soltanto una volta, nella Storia Galattica, fu scoperta una razza intelligente di non-umani…
I
Da: Ufficio Province Esterne.
A: Loodun Antyok, Capo Amministrazione Pubblica, A-8.
Oggetto: Supervisore Civile di Cefeo 18, Carica amministrativa di cui sopra.
Riferimenti:
(a) Atto del Consiglio 2515, anno 971 dell’Impero Galattico, intitolato «Nomina dei Funzionari del Servizio Amministrativo, Metodi e Aggiornamenti».
(b) Direttiva Imperiale, Ja 2374, data 243/975 I.G.
1. In ottemperanza al riferimento (a), Lei viene qui nominato alla carica in oggetto. L’autorità di tale carica, come Supervisore Civile di Cefeo 18, si estenderà sui soggetti non-umani dell’Imperatore che vivono sul pianeta, secondo i dettati dell’autonomia descritta in riferimento (b).
2. I doveri della carica in oggetto comprenderanno: supervisione generale di tutti gli affari interni non-umani; coordinamento delle ricerche dei comitati governativi autorizzati e delle relative relazioni; stesura di rapporti semestrali su ogni questione inerente i non-umani.
Loodun Antyok aveva ascoltato con attenzione, e adesso scosse con fare pacato la testa rotonda: «Amico, vorrei aiutarla, ma lei ha afferrato per le orecchie il cane sbagliato. Sarà meglio che discuta la cosa con l’Ufficio».
Tomor Zammo si buttò di nuovo sulla poltrona, si sfregò ferocemente il naso e la bocca, rifletté su quello che stava per dire, e rispose con calma: «Logico, ma non pratico. Adesso non posso fare un viaggio fino a Trantor. È lei il rappresentante dell’Ufficio su Cefeo 18. Davvero non può far niente?»
«Be’, anche nella mia veste di Supervisore Civile, devo operare entro i limiti della politica dell’Ufficio».
«Oh, bene!» gridò Zammo. «Mi dica qual è la politica dell’Ufficio. Io sono a capo d’un comitato per l’indagine scientifica, autorizzato direttamente dall’Imperatore, con quelli che si presumono essere i poteri più ampi possibili, eppure ad ogni angolo di strada vengo fermato dalle autorità civili che come tanti pappagalli strillano "Politica dell’Ufficio!" per giustificarsi. Qual è la politica dell’Ufficio? Finora nessuno me ne ha dato una definizione decente».
Lo sguardo di Antyok rimase calmo e imperturbato. Rispose: «Da come la vedo io — e questo non è ufficiale, per cui non può considerarlo impegnativo da parte mia — la politica dell’ufficio consiste nel trattare i non-umani quanto più decentemente possìbile».
«Allora che autorità hanno di…»
«Ssh! Non serve alzare la voce. In effetti Sua Maestà Imperiale è un filantropo, un discepolo della filosofia di Aurelion. Posso dirle, in tutta tranquillità, poiché è ben noto, che è stato l’Imperatore in persona a suggerire per primo che venisse insediato questo pianeta. Può scommettere che la politica dell’Ufficio aderisce in modo assai rigoroso ai concetti imperiali. E può scommettere che io non posso certo andare controcorrente… contro quella corrente».
«Be’, ragazzo mio», le palpebre carnose del fisiologo tremolarono, «se lei assume questo atteggiamento, finirà per perdere il suo lavoro. No, non ho alcuna intenzione di farla mettere alla porta. Non è affatto questo che intendo. Semplicemente… il suo lavoro finirà per svanirle di tra le mani, giacché qui non combineremo un bel niente!»
«Davvero? Perché?» Antyok era basso, roseo, tozzo e grassoccio, e al suo volto dalle guance paffute riusciva, di solito, difficile esibire un’espressione che non fosse di blanda e ilare cortesia… ma adesso, eccezionalmente, si era fatto serio.
«Lei non ha vissuto a lungo qui. Io sì». Zammo aggrottò la fronte. «Le spiace se fumo?» Il sigaro che stringeva in mano era scuro e compatto, e lo scienziato gl’infuse vita con una noncurante soffiata.
Proseguì senza tante cerimonie: «Amministratore, qui non c’è posto per la filantropia. Voi trattate i non-umani come se fossero umani, ma la cosa non può funzionare. In effetti non mi piace l’espressione "nonumani". Sono animali».
«Sono intelligenti», replicò Antyok a bassa voce.
«Be’, allora diciamo che sono animali intelligenti. Suppongo che i due termini non si escludano a vicenda. In ogni caso, se due intelligenze, l’una aliena per l’altra, si mescolano nello stesso spazio, non possono funzionare».
«Propone forse di sterminarli?»
«Per la Galassia, no di certo!» Zammo fece un gesto vivace col sigaro. «La mia proposta è che li consideriamo soggetti di studio, niente altro. Potremmo imparare un sacco di cose da questi animali, se ci fosse consentito. Conoscenze che, mi permetto di sottolineare, potrebbero venir usate a immediato beneficio della specie umana. E non è qui la vera filantropia, non è qui il bene delle masse? Ci pensi, è proprio questo culto senza spina dorsale di Aurelion che l’ha tra i suoi proseliti.
«A cosa si riferisce, per esempio?»
«Prendiamo la cosa più ovvia… immagino che abbia sentito parlare della loro biochimica».
«Si», ammise Antyok. «Ho sfogliato la maggior parte dei rapporti sui non-umani pubblicati negli ultimi dieci anni. E mi aspetto di esaminarne ancora molti».
«Uhm. Be’… allora mi sarà sufficiente dire che la loro terapia chimica è di un’efficacia sbalorditiva. Per esempio, ho assistito personalmente alla guarigione di un osso rotto — quello che per loro è un osso rotto, cioè — grazie a una semplice pillola. L’osso è ridiventato intero nel giro di quindici minuti. Com’è naturale, nessuna delle loro medicine ha un possibile impiego per i terrestri. Per la maggior parte ucciderebbero noi umani. Ma se riuscissimo a scoprire come funzionano sui non-umani… sugli animali…»
«Sì, sì. Capisco l’importanza della cosa».
«Oh, davvero? Mi fa proprio piacere. E un secondo punto, è che questi animali comunicano fra loro in un modo sconosciuto».
«Telepatia!»
La bocca dello scienziato si contorse quando disse, arrotando le parole: «Telepatia! Telepatia! Telepatia! Tanto varrebbe dire, grazie alla pozione d’una strega. Nessuno sa niente della telepatia, fuorché il nome. Qual è il meccanismo della telepatia? Quali sono la fisica e la fisiologia che vi presiedono? Vorrei poterlo scoprire, ma non posso. Stando a quanto lei dice, la politica dell’Ufficio lo proibisce».
La piccola bocca di Antyok si contrasse. «Ma… mi scusi, dottore, non riesco a seguirla. Cosa gliel’impedisce? L’Amministrazione Civile certo non ha fatto nessun tentativo di ostacolare un’indagine scientifica su questi non-umani. Io non posso parlare per i miei predecessori, certo, ma…»
«Non c’è stata nessuna interferenza diretta. Non parlo di cose come queste. Ma, per la Galassia, amministratore, veniamo ostacolati dallo spirito dell’organizzazione nel suo insieme. Li trattate come esseri umani. Gli consentite di avere un proprio capo e un’autonomia interna. Li viziate dandogli tutti quelli che la filosofia di Aurelion chiamerebbe "diritti". Io non posso trattare col loro capo».
«Perché no?»
«Perché si rifiuta di darmi mano libera. Non vuol consentirci di fare esperimenti su un qualunque soggetto, senza il consenso del soggetto stesso. I due o tre volontari che siamo riusciti a ottenere erano quanto di più ottuso si possa immaginare… È un compromesso impossibile».
Antyok scrollò le spalle in un gesto d’impotenza.
Zammo continuò: «Inoltre, com’è ovvio, è impossibile imparare qualcosa di valido sul cervello, la fisiologia, la biochimica di questi animali senza la dissezione, gli esperimenti dietetici, l’introduzione di droghe. Lei dovrebbe sapere, amministratore, che le indagini scientifiche sono un gioco duro, nel quale i sentimenti umanitari non trovano posto».