Выбрать главу

— Sì lo so — rispose Martell. — Ma ho la morte di quel ragazzo sulla coscienza. Non posso andarmene. Sono stato io a invitarlo a venirmi a trovare e lui è morto per questo. Sarebbe ancora vivo se lo avessi mandato via. Come sarei morto io se lei non avesse chiesto a un altro dei suoi piccoli venusiani di trasportarmi in un luogo sicuro.

— Elwhit era una delle nostre più grandi promesse — osservò Mondschein con voce mesta. — Ma aveva uno spirito così inquieto e selvaggio… anche se era stato proprio quello a condurlo da noi. Era un ragazzo curioso e irrequieto. Sarebbe stato molto meglio se lei lo avesse lasciato perdere.

— Ho fatto quello che dovevo fare — replicò Martell. — Mi dispiace che le cose siano andate a finire così. — Seguì i movimenti di un serpente nero e sinuoso, che attraversava il lago passando rapidamente da una sponda all’altra. All’improvviso, con uno scatto spaventoso, protese una delle zampe telescopiche ed agguantò un uccello che volava basso. Misurando le parole, Martell disse: — Non sono ritornato qui per spiarvi, ma per diventare un membro del vostro ordine.

L’ampia fronte azzurra di Mondschein si increspò. — La prego. Abbiamo già discusso la questione.

— Mi metta alla prova. Dica a uno dei tuoi esperiani di sondare la mia mente! Glielo giuro, Mondschein, sono sincero!

— Gli esperiani di Santa Fe l’hanno ipnotizzata e le hanno impartito una serie di ordini segreti; poi Kirby l’ha spedita quassù come spia, anche se lei non ricorda nulla. Lo so. È toccata anche a me una volta. Quindi, anche se noi passassimo al setaccio la sua mente, difficilmente scopriremmo la verità. Lei è qui per assorbire tutte le informazioni possibili sul nostro conto. Poi al momento opportuno, ritornerà a Santa Fe e gli esperiani spremeranno dalla sua mente tutto ciò che ha visto e sentito.

— Ma no! Neanche per sogno!

— Ne è sicuro?

— Mi ascolti — riprese Martell. — Io non penso che abbiano manipolato la mia mente a Santa Fe. Io sono venuto a supplicarla di accogliermi nel suo ordine perché ormai appartengo a Venere. Il mio corpo è stato trasformato. — Protese le mani. — La mia pelle è azzurra. Il mio metabolismo è completamente cambiato. Ho le branchie. Insomma, sono un venusiano ed è solo su questo pianeta che possono vivere quelli come me. Però, io qui non posso professare la mia fede, perché non mi è concesso. È per questo che devo unirmi a voi. Lo capisce?

Mondschein annuì. — Comunque, io continuo a credere che lei sia una spia.

— Ma le assicuro…

— Non si agiti — lo ammonì l’armonista. — Si comporti pure come una spia. Per noi va bene. — Poi, dopo una breve pausa, aggiunse: — Puoi diventare uno di noi, fratello. Tu sarai il nostro ponte. Sarai il trait-d’union fra il movimento vorsteriano e quello armonista. Fa pure il doppio gioco. È esattamente quello che vogliamo.

Ancora una volta, Martell si sentì mancare la terra sotto i piedi. Gli sembrava di essere in un pozzo di gravità, in cui fosse improvvisamente venuto meno il campo gravitazionale, cosicché lui precipitava, precipitava senza possibilità di fermarsi. Scrutò gli occhi miti dell’anziano missionario e intuì che Mondschein stava perseguendo un folle disegno ecumenico, frutto, forse, di un delirio della sua mente…

— Vuole cercare di nullificare i due ordini?

— Non io. È un progetto di Lazzaro.

Pensando che Mondschein si riferisse al suo assistente, Martell sbottò: — Ma si può sapere chi comanda qui, lei o lui?

Sorridendo, Mondschein rispose: — Non mi riferivo al nostro Lazzaro, ma a Davide Lazzaro, il fondatore del nostro ordine.

— Ma è morto!

— Certo. Ma noi seguiamo la strada che Egli ha tracciato per noi un secolo fa. Ed essa prevede che alla fine i due ordini si riuniscano. Non può essere altrimenti, Martell. Ognuno dei due possiede qualcosa che l’altro vuole. Voi avete la Terra e l’immortalità, noi Venere e la telecinesi. È destino che prima o poi i nostri interessi convergano e forse tu sarai uno degli uomini che lo renderà possibile.

— Lei sta scherzando!

— Non sono mai stato così serio in tutta la mia vita — rispose Mondschein. Poi il suo volto si incupì e la sua maschera di cordialità cadde. — Vuoi vivere per sempre, Martell?

— Be’, non ho certo fretta di morire. Se non per una causa importante, naturalmente.

— In altre parole, ti piacerebbe vivere il più a lungo possibile, ma con onore.

— Esatto.

— Giorno dopo giorno i vorsteriani si stanno avvicinando sempre più a questo traguardo. Abbiamo un’idea abbastanza precisa di ciò che sta accadendo a Santa Fe. Quarant’anni fa riuscimmo a trafugare i segreti di un intero laboratorio della longevità. Ci sono stati alquanto utili, però non abbastanza. Ci mancavano le conoscenze basilari. D’altro canto, anche noi abbiamo fatto parecchi passi avanti, come immagino tu abbia scoperto. Pensi che varrà la pena unificare i nostri due ordini? Noi conquisteremo le stelle… voi l’eternità. Resta qui e spiaci, fratello. Sono persuaso, e so che anche Lazzaro la pensava così, che meno segreti ci saranno fra i nostri due movimenti, più rapida sarà la loro riunificazione.

Martell non rispose. Dal bosco emerse un giovane venusiano, forse lo stesso che lo aveva salvato dalla ruota, forse il fratello di Elwhit. I ragazzi venusiani si assomigliavano così tanto, da sembrare intercambiabili. Mondschein mutò immediatamente espressione. Distese le labbra in un blando sorriso: le questioni cosmiche vennero accantonate.

— Pescaci qualche pesce — disse al ragazzo.

— Subito, fratello Christopher.

Seguì un silenzio carico di tensione. Le vene sulla fronte del venusiano si ingrossarono e cominciarono a pulsare. Al centro del lago l’acqua ribollì e si sollevarono spruzzi di schiuma bianca. Pochi istanti dopo, dal bacino emerse una creatura coperta di scaglie color oro opaco. Sospeso a cinque metri d’altezza, il pesce si dibatteva impotente, aprendo e chiudendo rabbiosamente le grandi mascelle. Poi volò verso il gruppetto in attesa sulla sponda.

— Non quello lì! — urlò Mondschein con voce strozzata.

Il ragazzo rise. Il grande pesce ricadde nel lago. Un attimo dopo una creatura opalescente boccheggiava sul terreno ai piedi di Martelclass="underline" un affare lungo quarantacinque centimetri, munito di grossi denti, di pinne che assomigliavano a piccole gambe e di una coda, simile a un ventaglio, piena di spine che vibravano con aria minacciosa. Martell fece un balzo indietro, ma subito dopo capì di non correre alcun pericolo. La testa del pesce si infossò, come se fosse stata colpita da un pugno invisibile, e la strana creatura giacque immobile. Un brivido di terrore percorse la schiena di Martell. Quel ragazzino, magro e allegro, che aveva tanto perfidamente estratto quel mostro dalle acque, era in grado di uccidere con un semplice moto dei lobi frontali.

Martell fissò Mondschein. — I vostri telecinetici sono tutti venusiani?

— Sì.

— Mi auguro che siate in grado di tenerli sotto controllo.

— Me lo auguro anch’io — rispose Mondschein. Afferrò il pesce morto per una delle pinne, facendo attenzione a non ferirsi con le spine della coda. — È una vera prelibatezza — disse. — Una volta asportate le sacche del veleno, s’intende. Ne pescheremo ancora due o tre e questa sera, per celebrare la tua conversione, ceneremo a base di diavolo del mare, fratello Martell.

otto

Gli assegnarono una camera e alcuni umili lavori da svolgere. Nel tempo libero, i suoi nuovi confratelli, gli insegnarono i fondamenti dell’Armonia Trascendente. Martell non aveva nulla da ridire sulla stanza e sulle sue incombenze, ma i principi teologici li trovava difficili da digerire. Non poteva fingere, con se stesso e con gli altri, che quella religione significasse qualcosa per lui. Un po’ di cristianesimo riscaldato, un pizzico di isiam, una spolveratina di buddismo dell’ultim’ora, il tutto versato su una base sottratta, senza nessuna vergogna, all’impasto vorsteriano. Per Martell, si trattava di un miscuglio tutt’altro che appetitoso. Anche la religione vorsteriana era eclettica, ma Martell non ci aveva mai trovato niente da ridire, perché era la fede che aveva abbracciato fin dall’infanzia. Dover studiare per diventare eretico era una cosa completamente diversa.