Выбрать главу

Nessuno fiatò nella stanza. Martell lanciò a Mondschein uno sguardo angosciato. Fu Emory, alla fine, a rompere il silenzio: — E se quel tizio resuscitasse e sostenesse di essere Lazzaro? Che ne sarebbe del movimento?

— Affronteremo il problema quando si presenterà — rispose Mondschein. — Stando a quanto ci ha riferito fratello Nicholas ci sono dubbi anche sulla possibilità di aprire la camera.

— Esatto — confermò Martell. — Se è stata realizzata in modo da esplodere se qualcuno cerca di penetrarvi…

— Speriamo propri che sia così — interloquì fratello Ward, che fino ad allora non aveva parlato. — A noi fa molto più comodo un Lazzaro martire che un Lazzaro redivivo. Potremmo trasformare la sua tomba in un santuario e organizzare dei pellegrinaggi. Chissà, potremmo anche riuscire a suscitare l’interesse dei marziani. Se invece resuscita e si mette a ribaltare le cose…

— E se l’uomo chiuso in quella cripta non fosse Lazzaro… — azzardò Emory.

Mondschein lo fissò stupito. Emory sembrava sul punto di crollare.

— Forse sarebbe meglio che ti riposassi un po’, fratello — suggerì Mondschein. — Ti stai prendendo troppo a cuore questa faccenda.

— È una cosa sconcertante, Christopher — sbottò Martell. — Se tu lo avessi visto… Ha un’aria così angelica, come se avesse la certezza di resuscitare…

Emory gemette. Mondschein aggrottò la fronte e la porta si aprì, per far entrare uno delle migliaia di esperiani, che gli armonisti avevano convertito nel corso di quegli anni.

— Fratello Emory è stanco, Neerol — disse Mondschein. Il venusiano annuì. Quindi, serrò la mano color rosso porpora attorno al polso azzurro del missionario. Fra i due si instaurò un collegamento, che permise un rapido flusso neuronale: nel cervello di Emory si aprirono alcune chiuse. L’armonista si rilassò e Neerol lo condusse fuori dalla stanza.

Mondschein si voltò a guardare gli altri. — Dobbiamo partire dal presupposto che il corpo di Davide Lazzaro è riapparso su Marte, che le notizie riferite dalle Scritture circa il suo destino, sono errate e che esiste la possibilità che il corpo rinchiuso in quella cripta possa venire riportato in vita. A questo punto la questione è: come ci comportiamo?

Martell, che aveva visto la cripta e che da allora non era più né sarebbe mai più stato lo stesso, disse: — Tu sai che ho sempre avuto delle riserve sul valore carismatico della leggenda di Lazzaro. Ma adesso mi rendo conto che può giocare a nostro vantaggio. Se riuscissimo a impadronirci della cripta e farne il centro simbolico del nostro movimento… Sfruttare la straordinarietà della situazione per colpire l’immaginazione della gente…

— Esatto! — approvò Ward. — Il vero punto di forza del nostro movimento sono sempre stati i nostri miti. I nostri avversali possono contare su Vorst e sui miracoli della scienza, Santa Fe e tutto il resto, ma non riescono a toccare il cuore della gente. Noi, invece, abbiamo il martirio di Lazzaro ed è stato questo a permetterci di riuscire laddove i vorsteriani hanno fallito, cioè nella conquista Venere. E adesso, con Lazzaro in persona che resuscita dalla morte…

— Ma proprio qui casca il palco! — lo interruppe Mondschein, con un sorriso sottile. — Il ritrovamento del corpo del presunto Lazzaro su Marte contraddice la leggenda. Le Scritture non prevedono che Lazzaro risorga nella carne, perché il suo corpo fu atomizzato. Immagina se gli archeologi avessero scoperto che Gesù Cristo era stato decapitato anziché crocefisso, oppure che Maometto non aveva mai messo piede alla Mecca! Se quell’uomo è Lazzaro, il complesso di miti su cui si basa il nostro movimento verrebbe confutato. E questo potrebbe significare la nostra rovina! Rischiamo di veder sgretolare sotto i nostri occhi tutto quello che abbiamo costruito.

tre

A una cinquantina di chilometri dall’antica e pittoresca città di Santa Fe, racchiusi da una cerchia di scure montagne, sorgevano gli imponenti laboratori del Centro Noel Vorst di Scienze Biologiche. Lì i chirurghi trasformavano gli uomini in creature aliene, alacri scienziati manipolavano i geni, famiglie di esperiani si sottoponevano a ogni genere di indagini e uomini bionici spronavano senza pietà i loro corpi verso una nuova dimensione dell’esistenza. Il centro era una potentissima macchina, lanciata a tutto regime verso il conseguimento di importanti traguardi.

Alla guida della macchina c’erano uomini incredibilmente vecchi.

Il cuore del movimento si trovava nel palazzo con il tetto a cupola, che sorgeva accanto al principale auditorium di Santa Fe, e che era la dimora di Vorst. Noel Vorst, il Fondatore della Confraternita della Radianza Immanente, aveva più di centoventi anni. C’era chi sosteneva che fosse morto e che quello che, di quando in quando, faceva la sua apparizione in questo o quel tempio fosse un robot, un simulacro. Vorst rideva di quelle dicerie. A onor del vero, il suo corpo era composto più di organi artificiali che di vera carne, ma non c’erano dubbi che fosse ancora vivo e vegeto e che nei suoi programmi non rientrasse affatto quello di lasciare il mondo nell’immediato futuro. Se avesse avuto intenzione di morire, non si sarebbe certamente preso la briga di fondare la Confraternita. I primi anni erano stati davvero duri. Non è piacevole essere considerato un tipo un po’ tocco.

Fra quelli che a quell’epoca lo giudicavano tale, c’era anche il suo attuale braccio destro, il Coordinatore dell’Emisfero Reynolds Kirby. Kirby si era imbattuto nella Confraternita in un periodo di grande turbamento interiore, quando era alla ricerca di un appiglio sicuro nella tempesta della sua vita. Era l’anno 2077. Adesso, a settantacinque anni di distanza, era ancora aggrappato a quello stesso appiglio. Dopo tanti lustri di fedele sequela, era praticamente l’alter ego di Vorst, complemento dell’anima del Fondatore.

Ciò nonostante, il Fondatore era stato più che abbottonato con lui sull’impresa Lazzaro. Per la prima volta in tanti anni, Vorst aveva tenuto il suo più fidato collaboratore totalmente all’oscuro dei suoi progetti. C’erano cose che non potevano essere dette. Quando si trattava di questioni riguardanti Davide Lazzaro, Vorst le teneva in pectore, non si confidava nemmeno con Kirby.

Il Fondatore era adagiato in posizione semi-seduta in una poltrona di telaschiuma, che aveva la peculiarità di compensare l’effetto di attrazióne gravitazionale. Un tempo era stato un gigante d’uomo, robusto e dinamico: anche adesso, all’occorrenza, sfoggiava quegli stessi attributi, ma preferiva il relax e le comodità. Doveva risparmiare le energie. Il suo piano si stava realizzando come previsto, ma lui sapeva che senza la sua guida, rischiava ancora di finire in niente.

Kirby, le labbra sottili, i capelli brizzolati, sedeva di fronte a lui. Il suo corpo, come quello di Vorst, era un collage di organi artificiali. Adesso gli scienziati vorsteriani non ricorrevano più a primitivi interventi di trapianto, per prolungare la vita delle persone. Nell’arco dell’ultima generazione erano riusciti a mettere a punto una tecnica di stimolazione cellulare che permetteva all’organismo di rigenerarsi dall’interno. Ma Kirby era nato troppo presto per potersene awalerè, e anche Vorst. Per loro, il trapianto d’organi restava l’unica strada perseguibile per conseguire l’immortalità, anche se si trattava di un’immortalità condizionata. Con un po’ di fortuna, e a patto di sottoporsi a revisioni periodiche, potevano aspirare a vivere due o trecento anni. I membri, che avevano aderito alla Confraternita negli ultimi quarant’anni, invece, potevano contare su una vita molto più lunga; altri, ancora più giovani, sarebbero vissuti per sempre.

Vorst disse: — Riguardo a questa faccenda di Lazzaro…

La sua voce proveniva da una scatola di vocodificazione. Il Fondatore aveva perso la laringe sessant’anni prima. Ma l’effetto era abbastanza naturale.