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Si rilassò.

In quello stesso momento Nat Weiner scattò in piedi e, vacillando, attraversò la sala.

— Salvatemi — iniziò ad urlare. — Salvate la mia anima dannata! Fatemi vedere l’Unità.

— Inginocchiati insieme a noi, Fratello — lo esortò dolcemente il capo dei vorsteriani.

— Io sono un peccatore — gemette Weiner. — Sono un ubriacone e un depravato. Ho bisogno di essere salvato. Abbraccio la vostra fede. Diventerò anch’io un pio adoratore dell’elettrone!

Kirby si precipitò dietro di lui. Weiner faceva sul serio? Era risaputo che i marziani non credevano in nessuna religione, nemmeno in quelle universalmente riconosciute e legittime. Che per qualche strana ragione fosse stato stregato da quella luce azzurra?

— Prendi per mano i tuoi fratelli — mormorò il capo dei vorsteriani. — China il capo e lascia che la luce ti avvolga.

Weiner guardò alla propria sinistra. La ragazza con le protesi chirurgiche si inginocchiò accanto a lui e gli porse la mano. Quattro dita erano fatte di carne, il quinto di un metallo color tartaruga.

— Ma è un mostrò! — urlò Weiner. — Portatela via! Non ti permetterò di farmi a pezzi!

— Calmati, Fratello…

— Siete un branco di impostori! Impostori! Impostori! Impostori! Nient’altro che un branco di…

Kirby lo afferrò. Gli conficcò la punta delle dita nei muscoli contratti della schiena, in un modo che il marziano, per quanto ubriaco, non poteva fare a meno di sentire.

Poi, con voce bassa e profonda disse: — Andiamo Nat. Usciamo di qui.

— Toglimi di dosso le tue sudicie mani, Terrestre!

— Nat, per piacere… questa è un luogo di culto…

— Questo è un manicomio! Qui dentro sono tutti matti! Matti da legare! Inginocchiati come pazzi furiosi! — Weiner si tirò faticosamente in piedi. La sua voce possente sembrava abbattersi contro i muri della chiesa. — Io sono un libero cittadino di Marte! Con queste mani ho scavato il deserto! Ho visto gli oceani riempirsi! E voi, voi che cosa avete fatto nella vostra vita? Vi siete tagliati le palpebre e vi siete rotolati nel fango! E tu… tu falso prete, tu intaschi il loro denaro e lo adori!

Il marziano appoggiò le mani sulla balaustrata dell’altare e, con un salto, la scavalcò, avvicinandosi pericolosamente al reattore. Poi si avventò contro il capo dei vorsteriani.

Senza scomporsi, questi allungò una mano in mezzo alla girandola caotica delle membra di Weiner e, con la punta delle dita, gli toccò la gola per una frazione di secondo.

Weiner crollò a terra come un uomo morto.

tre

— Ti senti bene adesso? — domandò Kirby, con la gola secca.

Weiner si risvegliò. — Dov’è la ragazza?

— Quella con il viso rifatto?

— No — rispose il marziano con voce stridula. — L’esperiana. la voglio di nuovo qui vicino a me.

Kirby lanciò una rapida occhiata a una ragazza snella con i capelli azzurri. Lei annuì con aria tesa e prese la mano del marziano.

Weiner aveva ancora il volto imperlato di sudore e lo sguardo stravolto. Era sdraiato, con il capo sostenuto da alcuni cuscini, le guance scavate.

Erano nel palazzo degli sniffatori, situato di fronte al tempio dei vorsteriani, dalla parte opposta della strada. Kirby aveva dovuto portare fuori Nat da solo, caricandoselo sulle spalle, perché i vorsteriani non ammettevano i robot all’interno delle loro chiese. Il palazzo degli sniffatori gli era sembrato un posto come un altro in cui portarlo per farlo coricare.

La ragazza esperiana li aveva raggiunti, mentre Kirby varcava la soglia dell’edificio. Anche lei era una seguace di Vorst, lo si capiva dal colore dei capelli, ma a quanto pareva, aveva assolto tutti gli uffici quotidiani e si accingeva a concludere la giornata con una rapida inalazione. Con istintivo senso di solidarietà si era chinata a scrutare il volto arrossato e sudato di Weiner. Aveva chiesto a Kirby se il suo amico avesse avuto un colpo apoplettico.

— Non so che cosa gli sia successo esattamente — rispose Kirby. — Era ubriaco e, dopo essere entrato nella chiesa dei vorsteriani, ha cominciato a dare in escandescenze. Poi il loro capo gli ha toccato la gola.

La ragazza sorrise. Sembrava un animale randagio, fragile e indifesa. Non aveva più di diciotto o diciannove anni. Ed era dotata di poteri straordinari. Chiuse gli occhi, prese la mano di Weiner e gli strinse forte il polso, fino a quando il marziano ritornò in sé. Kirby non aveva la più pallida idea di che cosa gli avesse fatto. Era un mistero.

A poco a poco, Weiner riprese le forze e cercò di alzarsi a sedere. Afferrò la mano della ragazza e la tenne stretta. Lei non fece nulla per cercare di liberarsi.

— Con che cosa mi hanno colpito? — domandò il marziano.

— La carica elettrostatica del suo organismo ha subito una momentanea variazione — gli spiegò la ragazza. — In altre parole, quell’uomo ha spento il suo cuore e il suo cervello per un millesimo di secondo. Ma non le ha procurato nessun danno permanente.

— Come ha fatto? Mi ha soltanto toccato con le dita.

— È una tecnica speciale. Ma si riprenderà perfettamente.

Weiner osservò la ragazza. — Tu sei un’esperiana? Mi stai leggendo nel pensiero in questo momento?

— Sono un’esperiana, ma non leggo nel pensiero. Sono solamente un’empatica. Lei stai fremendo d’odio. Perché non attraversa la strada e ritorna nel tempio? Gli chieda di perdonarla. Sono certa che lo farà. Lasci che lui le indichi il cammino. Ha letto il libro di Vorst?

— Perché non vai all’inferno? — ribatté Weiner senza mezzi termini. — No, non volevo. Sei troppo carina. Anche su Marte ci sono delle esperiane carine. Hai voglia di divertirti questa sera? Io mi chiamo Nat Weiner e questo è il mio amico Ron Kirby. Reynolds Kirby. È un pallone gonfiato, ma noi possiamo seminarlo — Il marziano aumentò la pressione sul sottile braccio della ragazza. — Che cosa ne pensi?

La ragazza non rispose. Si limitò ad aggrottare la fronte, al che il marziano fece una strana faccia e la lasciò andare. Kirby, che aveva assistito alla scena, dovette reprimere un sorriso soddisfatto. Weiner si stava cacciando in un guaio dopo l’altro. La vita era piuttosto complicata sulla Terra.

— Ritorni al tempio — gli sussurrò la ragazza. — Là possono aiutarla.

Dopo aver pronunciato quelle parole, l’esperiana dai capelli azzurri si voltò e, senza attendere risposta, sparì nell’oscurità. Weiner si passò una mano sulla fronte come se volesse levarsi alcune ragnatele dal cervello. Poi si tirò in piedi, rifiutando il braccio che Kirby gli porgeva.

— Che razza di posto è questo? — domandò.

— Un palazzo di sniffatori.

— Anche qui c’è gente che predica?

— No, qui ti annebbiano solo un po’ il cervello — rispose Kirby. — Vuoi provare?

— Certo. Ti ho detto che volevo provare tutto. Non mi capita mica di venire sulla Terra tutti i giorni.

Weiner sorrise, ma c’era una nota malinconica nel suo sorriso. Non ostentava più la spacconeria di un’ora prima. Certamente, l’essere stato messo fuori gioco dal capo dei vorsteriani lo aveva ridimensionato. Comunque era sempre combattivo e pronto a far esperienza di tutti i peccati che quel mondo vizioso aveva da offrire.

Kirby si domandò se, gestendo in quel modo l’incarico che gli era stato affidato, non stesse combinando un grosso guaio. Ma non c’era mòdo di saperlo… per ora. Era possibile che in seguito Weiner protestasse per il trattamento che gli era stato riservato e, in quel caso, lui sarebbe stato improvvisamente esonerato dai suoi compiti e gli sarebbero stati affidati mandati meno delicati. Non era un pensiero piacevole. Per lui la carriera era molto importante, forse la cosa più importante della sua vita. E non voleva comprometterla in una sera.