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Si avviarono verso le cabine di sniffaggio.

— Dimmi una cosa — riprese Weiner. — Ma quelle persone credono davvero a tutte quelle stupidaggini sull’elettrone?

— Veramente non lo so, Nat. Non ho studiato a fondo il fenomeno.

— Però hai assistito alla nascita del movimento. Quanti seguaci conta al momento?

— Un paio di milioni, credo.

— Sono molti. Su Marte vivono sette milioni di persone. Se così tante persone si sono convertite a questo culto demenziale…

— Negli ultimi anni sono sorte un’infinità di sette religiose sulla Terra — lo interruppe Kirby. — Sono tempi apocalittici e la gente ha bisogno di rassicurazioni. La sensazione diffusa è che la Terra stia per essere travolta dagli eventi e lasciata indietro. Così la gente è alla ricerca di un’unità per combattere il caos e la frammentazione.

— Che vengano su Marte se cercano un’unità. Là c’è da lavorare per tutti e non c’è tempo per rimuginare sulla totalità di tutto quanto. — Weiner scoppiò in una risata sgangherata. — Al diavolo i vorsteriani. Spiegami che cosa succede qui dentro.

— L’oppio è passato di moda. Oggi si inalano i mercaptani più esotici. Sembra che provochino uno stato allucinatorio molto piacevole.

— Sembra? Perché non lo sai? Oh, Kirby ma non hai informazioni di prima mano proprio su niente? Non mi sembri nemmeno vivo. Sei uno zombie, Kirby: Un uomo deve pur avere qualche vizio!

Il funzionario delle Nazioni Unite pensò alla Camera del Nulla che lo attendeva al centesimo piano della superba torre sulla mite isola di Tortola. Il suo volto era una maschera di pietra. — Quando una persona è molto impegnata non ha nemmeno il tempo di indulgere in qualche vizio. Ma la tua visita sulla Terra si sta rivelando molto istruttiva anche per me, Nat. Forza, proviamo a fare una sniffatina.

Si avvicinò un robot. Kirby pigiò il pollice destro sulla sgargiante piastra gialla incassata nel petto della macchina. La piastra si illuminò: ciò significava che l’impronta del suo polpastrello era stata registrata.

— Addebiteremo il costo di ingresso sul suo conto alla sede centrale — disse il robot. Parlava con voce troppo profonda: problemi di impostazione sonora sul nastro principale, pensò Kirby. Quando il robot si allontanò, notò che sbandava leggermente a destra. Doveva avere i circuiti marci, quindi era addirittura possibile che il conto non gli venisse addebitato affatto. Prese una maschera per inalazioni e la porse a Weiner, che la indossò e si sdraiò comodamente sul divano lungo la parete della cabina. Kirby ne prese un’altra e la fece scivolare su naso e bocca. Poi chiuse gli occhi e si accomodò nella poltrona di telaschiuma accanto all’ingresso del locale. Passarono alcuni secondi; poi sentì il gas entrargli nel naso. Aveva un odore agro-dolce, che ricordava lo zolfo: semplicemente rivoltante.

Kirby attese che si manifestasse l’allucinazione. Sapeva che c’erano persone che, tutti i giorni, trascorrevano ore in quelle cabine. Per scoraggiare quel fenomeno, il governo continuava ad aumentare la tassa di accesso ai palazzi, ma gli sniffatori continuavano a frequentarli, disposti a pagare dieci, venti, anche trenta dollari per una inalazione. Il gas di per sé non induceva assuefazione, quanto meno non in senso metabolico, come l’eroina.

La dipendenza del soggetto era più di tipo psicologico, una specie di schiavitù dalla quale, volendolo, ci si poteva liberare. Il fatto era che nessuno ci teneva a sciogliere quella catena. Analogo discorso valeva per la sesso-dipendenza e per le forme di alcolismo medio. Per alcuni l’inalazione di gas allucinogeni rappresentava una specie di religione. E ognuno aveva il suo credo in quel mondo sovrappopolato, asilo di tante fedi.

Una ragazza fatta di diamanti e smeraldi stava camminando nel cervello di Kirby.

I chirurghi avevano cancellato ogni traccia di carne viva dal suo corpo. Le orbite oculari emanavano la luce fredda di due gemme preziose; i suoi seni erano globi di onice bianco sormontati da rubini; le sue labbra erano lastre di alabastro ed i capelli fili di oro giallo. Tutta la figura era immersa in un baluginio azzurro, il fuoco dei vorsteriani, che crepitava in modo strano.

— Sei stanco, Ron — disse la ragazza. — Hai bisogno di fuggire da te stesso.

— Sì lo so. Infatti cerco rifugio nella Camera del Nulla un giorno sì e uno no. Sto cercando di evitare un esaurimento nervoso.

— Sei troppo rigido, Ron è questo il tuo problema. Perché non fai una visitina al mio chirurgo? Cambia. Liberati di tutta quella stupida carne. Perché io ti dico che chi è fatto di carne e sangue non entrerà nel regno di Dio; né ciò che è corrotto riceverà in premio l’incorruttibilità.

— No — borbottò Kirby. — Non è così. Tutto quello di cui ho bisogno è un po’ di riposo. Una buona nuotata, un bel bagno di sole e una dormita come si deve. E invece mi hanno affibbiato questo marziano.

La ragazza dell’allucinazione scoppiò in una risata stridula, fece ondeggiare le braccia e le intrecciò in un modo strano e complicato. Al posto delle dita aveva punte d’avorio e le unghie erano ovali di rame lucido. La lingua, che guizzava maliziosamente fra le labbra di alabastro, era un serpente sgargiante di plastica flessibile. — Guarda — canticchiò con fare voluttuoso. — Ti svelo un mistero. Non tutti dormiremo, ma verremo tutti cambiati.

— Fra un attimo — disse Kirby — Fra un istante. Suonerà la tromba.

— E i morti risorgeranno nell’incorruttibilità. Fallo, Ron. Sembrerai molto più bello. Forse riusciresti anche a tenere assieme un po’ meglio il tuo prossimo matrimonio. Lei ti manca, vero Ron? Dovresti vedere com’è adesso. La tua amata giace a cinque braccia di profondità. Ma è felice. Perché ciò che è corruttibile deve indossare le vesti dell’incorruttibilità e ciò che è mortale le vesti dell’immortalità.

— Ma io sono un essere umano — protestò Kirby. — Io non voglio diventare un’opera da museo ambulante come te. O come lei. Anche se ormai è diventato di moda anche per gli uomini.

La luce blu cominciò a pulsare e a vibrare attorno alla ragazza. — Comunque tu hai bisogno di qualcosa, Ron. La Camera del Nulla non è la risposta giusta ai tuoi problemi. Non è… niente, come dice il suo nome stesso. Abbraccia la nostra fede. Nemmeno il lavoro è la risposta giusta ai tuoi bisogni. Unisciti a noi. Non vuoi sostituire la tua carne con pietre preziose? Benissimo, diventa un vorsteriano, allora. Abbandonati all’Unità. Lascia che l’Unità vinca la morte!

— Ma non posso semplicemente restare me stesso? — urlò Kirby.

— Quel che sei non è sufficiente. Non ora. Non più. Questi sono tempi difficili. Viviamo in un mondo confuso e pieno di problemi. I marziani ridono di noi. I venusiani ci disprezzano. Abbiamo bisogno di una nuova organizzazione e di una nuova forza. Il potere della morte sta nel peccato e la forza del peccato è la legge. Tomba, dov’è la tua vittoria?

Un vortice tumultuoso di colori attraversò danzando la mente di Kirby. La donna dell’allucinazione eseguì una piroetta, spiccò un salto e fece un rapido inchino, inondandolo con lo sgargiante luccichio del suo corpo coperto di pietre preziose. Kirby rabbrividì. Dopo svariati tentativi riuscì ad afferrare la maschera. E per quello spettacolo aveva pure pagato? Com’era possibile che la gente si lasciasse conquistare da quella specie di viaggio nelle paludi della mente, fino al punto di non poterne più fare a meno?

Si strappò la maschera dal viso e la scagliò sul pavimento della cabina. Poi inspirò voluttuosamente, sbatté le palpebre e ritornò alla realtà.

Era solo nella cabina.