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Gli occhi di Vera avvamparono di collera. «Io posso aiutare!» insisté. Indicò Annie. «Lei può essere d’aiuto! Dobbiamo parlare con il capo dei pompieri!»

«Oh, ma davvero?»

«Sì.»

«Non crede che abbia qualcos’altro da fare, in questo momento?»

«Devo parlargli!» ripeté Vera, gesticolando nervosamente.

«Lei sa com’è cominciato l’incendio?»

«Ne so qualcosa.»

Il poliziotto, pur convinto di trovarsi di fronte a una mentecatta, non voleva rischiare di essere rimproverato per avere ignorato una testimone potenziale. «Mi segua!» disse infine.

«Presto, per favore! C’è gente che sta morendo!» lo implorò Vera.

Ma il poliziotto non era disposto a muoversi più rapidamente. Pilotò Vera e Annie oltre una transenna e avanzò per quasi cento metri verso un camioncino dei pompieri, irto di antenne. Ci si infilò dentro.

Vera attese, conscia dell’assurdità di dovere passare per una trafila burocratica per salvare delle vite umane. Tentò di prepararsi su quanto avrebbe detto ai responsabili dei servizi antincendio, ma aveva la mente troppo confusa, troppo oppressa da tutto quanto stava accadendo.

Qualche attimo dopo, un pompiere in uniforme saltò giù dal portello posteriore.

«Vicecapo O’Brien», disse a Vera. «In che cosa posso esserle utile?»

Vera fissò quel viso dalla dentatura sproporzionata e dalla pelle color carota. «Lei non mi crederà», disse.

«Signora, stiamo lottando contro un incendio. Lasci che sia io a giudicare e decidere. Okay?»

«Sono io che ho dato l’allarme», gli confidò Vera.

«Grazie. È tutto?»

«No.»

«Signora, venga al punto.»

Vera tirò un profondo respiro. «Mi chiamo Vera McKay. Stavo andando al Mercantile Building per un colloquio. Mia figlia, qui, mi ha scongiurato di non farlo. Lei ha avuto questa… visione… di uno scoppio.»

«Lo ha sentito dire alla radio?»

«No, non alla radio.»

O’Brien si strinse nelle spalle. «E allora, che cosa vuole da me? che le dia una medaglia?»

«No, ma non capisce? Mia figlia presagisce le disgrazie prima che accadano.»

O’Brien sbirciò impaziente verso l’edificio in fiamme.

La frustrazione di Vera esplose. «Potrebbe essere una veggente. Potrebbe aiutarla.»

«Assurdo.»

«La metta alla prova! Come si sentirebbe se la bambina avesse avuto ragione e lei avesse ignorato quanto ha detto?»

La botta arrivò a segno. O’Brien abbassò gli occhi su Annie. «Sai qualcosa, tu?»

Annie lo fissò, impaurita da quei modi arcigni, e non aprì bocca.

«Una valanga di informazioni», commentò O’Brien. «Grazie, signora.» Voltò loro le spalle e ritornò al camioncino.

Vera rimase come inebetita. Il poliziotto che l’aveva scortata la squadrò. «Forse le conviene tornare a casa», disse freddamente. «È un reato ostacolare i vigili del fuoco.» Senza nemmeno riaccompagnarla attraverso i cordoni della polizia, si allontanò.

«Non prendertela», suggerì Vera ad Annie. «Il nostro dovere l’abbiamo fatto.»

O’Brien riapparve con alcune mappe del Mercantile Building. Sbirciò Vera, senza aprire bocca, e cominciò a trottare verso l’edificio, accompagnato da un pompiere con una ricetrasmittente portatile.

Il fumo soffiava denso verso Annie e Vera, facendole soffocare e tossire. «Togliamoci di qui», esortò Vera. Coprì con la mano il viso della figlia e insieme si avviarono verso lo sbarramento della polizia.

Improvvisamente la bambina si fermò.

«Che cosa ti succede?» le chiese ansiosa Vera, temendo che si sentisse svenire per il fumo. Ma Annie girò sui tacchi, la lasciò e cominciò a correre verso O’Brien.

«Annie, fermati!» Vera si precipitò alle sue calcagna.

«Ehi, signore!» gridò Annie a O’Brien che, nella confusione delle pompe e delle sirene, non la sentì. La bambina superò tubi, aggirò barelle e attrezzi. Qualche poliziotto cercò di bloccarla, ma lei correva più veloce di loro.

«Torni indietro!» gridò ancora a O’Brien.

Finalmente lui la udì. Si girò, indispettito. «Ferma quella ragazzina», ordinò a un pompiere che si trovava lì, e riprese a trottare via.

«No!» gridò Annie. «Ho visto dov’era lo scoppio! L’ho detto alla mamma!» Riuscì a schivare il pompiere che cercava di fermarla e a raggiungere O’Brien, tirandolo per una manica. «Torna indietro», le impose lui. «Ehi, qualcuno porti via questa bambina!»

«Signor pompiere», lo supplicò Annie, «deve fermarsi!»

«Torna da tua madre!»

«Lo scoppio è stato in cantina, vicino ai frigoriferi.»

O’Brien si fermò. Sì, c’erano delle celle frigorifere in cantina, di proprietà di una ditta di elettrodomestici. «Ci sei stata altre volte?»

«No. Mai.»

Intanto era sopraggiunta anche Vera. «Annie», ansimò, «non fare più una cosa simile!»

«Zitta!» ordinò O’Brien. Si inginocchiò davanti alla bambina. «Mi giuri che non eri mai stata in quelle cantine?»

«Non ha mai messo piede in quel palazzo», disse Vera.

O’Brien alzò gli occhi verso il pompiere che era con lui. «Chiamami il sovraintendente.»

L’altro obbedì, usando la ricetrasmittente.

«Ora», disse O’Brien ad Annie, «c’è altro che tu mi debba raccontare?»

«Sì. Ho visto un grosso barile azzurro.»

«Un grosso barile azzurro», ripeté O’Brien, pensando che quella volta Annie lo prendesse in giro.

«Più grosso di lei», aggiunse la bambina.

D’un tratto, gli occhi di O’Brien brillarono. «C’è un serbatoio di prodotti chimici laggiù», esclamò eccitato. «Verniciato di blu. Dev’essere quello che ha ceduto.»

«Ne usciva fuori della roba», concluse Annie.

«Sia ringraziato il Cielo», mormorò O’Brien. Ordinò a una squadra di pompieri di mettersi la maschera e scendere in cantina, mantenendo il contatto con le ricetrasmittenti. Lui riportò Vera e Annie verso il camioncino.

Dentro il camioncino, zeppo di dispositivi elettronici di comunicazione, attesero notizie.

Nel silenzio quasi assoluto i minuti trascorsero, e le radio restavano mute. Qualsiasi comunicazione per o da un edificio in fiamme era comunque difficoltosa.

Stranamente Annie non aveva visto altre vittime. La sua visione sembrava orientata unicamente a salvare Vera, come se sulla famiglia McKay vegliasse una forza protettiva. Stava ai vigili del fuoco localizzare, con metodi tradizionali, le altre vittime.

Vera sbirciò fuori da un angusto finestrino. Una folla di cronisti e fotografi si accalcava attorno all’automezzo. Individuò un volto, Larry Birch, riconoscendolo da quando si era occupato della sparizione di Harry.

La radio di O’Brien gracchiò. Un pompiere, la voce soffocata e disturbata, riferiva dall’interno dell’edificio in fiamme.

«Capo, siamo nella cantina. Ci sono dei corpi vicino a una fila di frigoriferi, e qualcuno è vivo. Sono strisciati verso uno sfiatatoio per respirare. Stiamo cercando di portarli fuori. Oh, c’è un uomo vicino a una bicicletta. E morto. Quel serbatoio fuma ancora. Vedremo di chiuderlo e fare uscire questa gente.»

O’Brien ascoltò, sbalordito, poi palesemente emozionato. Afferrò Annie e la strinse a sé. «Bambina del miracolo!» esclamò. «Bambina del miracolo mandata dal cielo.»

Larry Birch stava spiando dal finestrino dell’automezzo. Capì tutto quanto stava succedendo: da tempo aveva imparato a comprendere le parole dal movimento delle labbra, nelle cronache delle riunioni politiche. In quel momento, ne aveva conferma, la sua supposizione era esatta. Annie faceva notizia, in modo sensazionale.

7

«Non voglio che la si sfrutti!» ripeté enfaticamente Ned.