Vera rimase sull’uscio, volendo che l’episodio si snodasse da sé e cercando di interpretarlo. Era una visione o semplicemente un incubo?
«Mamma!»
Annie scattò a sedere, eretta, rigida, urlando sempre più forte: «Mamma, ho paura! L’ho visto!»
Vera corse da lei, stringendola a sé. «No, tesoro, no», le disse. «Mammina è qui. Fai la brava.» Cominciò a scuoterla dolcemente. «Svegliati! Su, da brava. È solo un sogno!»
Accese la luce e vide che la bambina stava sudando, le labbra tremanti, gli occhi chiusi. All’improvviso parve calmarsi. Aprì lentamente gli occhi e fissò davanti a sé, come se guardasse attraverso la parete.
«Che cos’è successo?» le domandò Vera. Per la prima volta ebbe quasi paura della propria figlia.
«L’ho visto», ripeté Annie.
«Chi?»
Annie continuò a fissare il vuoto, quindi urlò e spalancò le braccia, in un gesto senza speranza. Vera cercò di placarla, ma lei balzò dal letto, guizzò via e cominciò a sbattere contro i mobili. Rovesciò una sedia, colpendo poi una foto del padre su un tavolino.
«Ferma!» le ordinò Vera. Ma Annie la superò di corsa, irrompendo sul pianerottolo urlando. Vera la inseguì giù per le scale.
Riuscì alla fine a raggiungerla in cucina, dove la bloccò, scuotendola finché non smise di gridare e di singhiozzare.
Annie le si aggrappò come non aveva mai fatto. «Mammina, ho paura», gemette.
«È tutto passato», rispose Vera, cullandosela dolcemente.
«Era un’altra scena.»
Il cuore di Vera parve fermarsi, in una stretta dolorosa. «Raccontamela», le disse pacatamente, anche se era terribilmente agitata.
Annie ansimava forte e parlò con frasi incerte, a spezzoni. Aveva il volto teso e disperato. «Ho visto papà.»
Vera chiuse gli occhi, tirò un respiro profondo e lottò per restare calma. «Penso sia una cosa bellissima», le disse dolcemente.
«No», ribatté Annie. «Era disteso giù, mammina. Era ferito alla testa.»
«Oh!»
«Una ferita in testa, tanto brutta!»
Vera cominciò a massaggiarle la schiena. «Forse ha avuto un piccolo incidente. Magari ha picchiato la testa.»
Di botto, Annie la fissò con due occhi freddi. «Mamma», gridò, «era morto!»
A Vera parve che le avessero conficcato una lama nello stomaco. Scoppiò in lacrime e scosse Annie. «No, non era morto!» gridò. «Tuo papà non è morto. Non pensarlo nemmeno!»
«Sì, invece!»
Vera si sentì svenire. Avendo paura a lasciarla sola, la prese e la portò sul divano in soggiorno. Poi telefonò subito a Ned.
Dovette attendere sei squilli prima che Ned rispondesse.
«Pronto?» disse con voce impastata.
«Ned, sono Vera.» Il suo respiro affannoso sembrava riempire il microfono.
«Che cos’è successo?» le chiese il cognato, di colpo lucido.
«Potresti venire da noi? So che è tardi, ma…»
«Ti serve un dottore? Un’ambulanza?»
«No, ho solo bisogno di te.»
Ned non fece domande. «Vengo subito.»
Riappesero. Vera si tenne stretta Annie. «Zio Ned sta arrivando», la rassicurò. «Metterà a posto tutto.»
Meno di mezz’ora dopo la Cadillac di Ned frenò nel vialetto.
«Allora, di che cosa si tratta?» chiese lui.
«Ne ha avuta un’altra», rispose Vera.
Ned fissò Annie con un’occhiata di finto malumore. «Annie, mi hai fatto fare tutta questa strada per scoprire che hai visto di nuovo le cose?»
Per la prima volta da quando si era svegliata. Annie sorrise. Zio Ned le era tanto simpatico. «Sì», rispose, ma poi il sorriso svanì. «Non era proprio bello, anzi era orribile.»
Ned si sedette sul divano e le circondò le spalle con un braccio. «Raccontami», disse.
Annie sbirciò, apprensiva, sua madre.
«Ned», spiegò Vera, «Annie ha avuto una visione… ha visto Harry. Morto.»
Ned trasalì e abbassò lo sguardo. «Annie, questo non è possibile.»
«Qualcuno l’aveva colpito in testa!» esclamò la bambina.
Vera si accorse che Ned era diventato di pietra. Si massaggiava la mano sinistra con la destra, serrando poi il pugno sinistro. «Hai visto uno che lo picchiava sulla testa?» ansimò.
«Sì! No. Ho visto che aveva la testa tutta rotta.»
Ned era come inebetito. Vera poteva capirlo: lui e Harry si volevano bene. C’erano tutti gli elementi per ritenere che Harry fosse morto, ma era sempre stata un’idea astratta. Il sentirlo affermare categoricamente era uno choc.
«Annie», disse alla fine Ned, dimostrando una strana incapacità a parlare con fermezza, «non può essere assolutamente così. Chi potrebbe volere far del male a tuo papà?»
«È così!» insisté Annie. «Era proprio come quelle altre scene che vedevo.»
Ned parve totalmente scombussolato. Frustrato, proseguì: «Annie aspetta qui». Vera lo accompagnò in cucina e chiuse la porta. Si sedettero al tavolo. «Senti», sussurrò Ned concitatamente, «questa volta è grossa. Voglio dire, vedi benissimo come m’ha ridotto. Ma, Vera, la mia paura è che tu attribuisca troppa importanza alla cosa e riapra tutta la faccenda dei veggenti eccetera eccetera.»
«Ned», proruppe Vera con veemenza, «avresti dovuto sentirla come smaniava!»
«Naturale che smaniava», replicò Ned. «Harry è sparito, sì o no? Una bimba è portata a pensare che suo padre sia morto. Ha avuto un incubo, ecco tutto.»
«Vede la scena, Ned. Ormai lo sa. Ho paura. Forse Harry è…»
«No, no. Senti, siamo tutti e due nervosi e sono le tre passate. Sentirla dire… Non voglio nemmeno ripeterlo, ma non può essere vero.»
«Come lo sai?»
Ned la fissò freddamente, così come squadrava i testimoni durante un processo. «Vera, hai bisogno di altri giornalisti? Vuoi provocare uno scandalo di famiglia?»
Vera trasalì alla parola «scandalo».
Ned si alzò e cominciò a passeggiare avanti e indietro. «È stato un incubo. La sua immaginazione si è messa a galoppare e la bambina è in ansia per Harry. Tutto qui.»
«E tu non sei in ansia?» gli domandò Vera.
«Certo che lo sono. Mi preoccupa che mia nipote si svegli urlando.»
«Forse abbiamo bisogno di uno psichiatra.»
«Ancora un altro?»
«Magari ne troviamo di migliori, Ned.»
«Be’, può darsi. Domattina me ne interesso.»
Parlarono ancora qualche minuto, concludendo poco, e tornarono da Annie, che era molto cupa in viso.
«Come va?» chiese Ned.
«Bene», rispose Annie in tono per nulla convinto.
Ned le si sedette di nuovo vicino. «Adesso faresti bene a tornare a nanna. Che cosa ne diresti se ti portassi su per le scale a cavalluccio?»
Annie non rispose. Gli occhi bassi, giocherellava con un bottone del pigiama. Quando lo zio se la issò sulle spalle lei non si oppose, ma non si mise neanche a ridere come avrebbe fatto di solito.
Ned la portò di sopra e la rimise a letto. La bambina era inquieta, ma anche esausta, e ben presto si addormentò. Ned si trattenne ancora una mezz’ora, per assicurarsi che fosse tranquilla e per cercare di persuadere la cognata a non lasciarsi deprimere da quell’ultimo episodio. Poi se ne andò e Vera pensò che era una fortuna avere accanto un uomo tanto servizievole.
Ma non riuscì a prendere sonno. Si buttò sul letto, angosciandosi per Annie, ossessionata dalla visione che lei aveva appena avuto di Harry morto.
Annie dormiva profondamente, ma un’ora prima dell’alba Vera cominciò a svegliarsi a intermittenza. Durante uno di quei momenti di veglia udì un rumore provenire dalla camera della figlia. Si sedette sul letto, intontita.