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«Ma non hanno nemmeno aiutato Annie.»

«Vera, tu cerchi i miracoli», disse Ned, adottando una tattica più condiscendente, quasi paterna. «Guarda, capisco quanto tu ti senta frustrata. Vengo lì a prenderti e ne parliamo. Potremmo accompagnare via Annie, in Europa, magari. Ci sono ottimi medici anche all’estero. Qualcuno saprà che cosa fare.»

Nonostante le sue riserve sulla Neuberger, e il brusco attacco della dottoressa nei confronti di Annie, Vera si sentì irritata dai rimproveri di Ned.

«Rimango qui ancora un po’», dichiarò seccamente. «Fammi sentire che cosa dice questa dottoressa e, se non ne ricavo niente, proveremo quello che suggerisci.»

«Ma potrebbe essere troppo tardi», insisté Ned.

«Staremo a vedere», replicò conciliante lei.

Vi fu una lunga pausa. «Vera», proruppe Ned, «non vorrei metterti alle strette, ma Annie è la figlia di mio fratello. Ho qualche responsabilità verso di lei. Voglio essere sicuro che sia protetta.»

«Siamo entrambi interessati alla stessa cosa, Ned», ribatté Vera, «ma io resto qui.»

Ned era deluso e furente, ma cercò di controllarsi. «Come vuoi», concluse pacatamente, «ti concedo una proroga. Finisci la tua visita con la Neuberger. Ascolta quello che ti dice. Ma stasera ti telefono a casa.»

Vera non rispose e Ned riattaccò. Per lei era stato un colloquio impegnativo, il più difficile che avesse mai sostenuto da quando era entrata a far parte della famiglia McKay. Da una parte provava un certo orgoglio. Dall’altra, sapeva di essere intrappolata tra un medico eccentrico e un cognato che si era sempre dimostrato devoto e affettuoso.

«Se l’è cavata bene», commentò la Neuberger. «Non l’avrei mai creduto.»

«Grazie», rispose Vera seccamente, risentita per il complimento a doppio senso.

«Signora», proseguì la Neuberger, «non so se l’imbrattacarte, Birch, gliel’ha detto, ma il mio metodo esige che i pazienti rimangano qui almeno per una notte. Ciò mi permette di valutarli in diverse condizioni. Inoltre non amo i discorsi affrettati, come succede con gli psichiatri alla moda.»

«Rimanere qui?» sbottò Vera.

«Crede che sia una fogna, qui?»

«Mai saputo di un metodo simile», esclamò Vera, circondando con un braccio le spalle di sua figlia, in un gesto protettivo.

«E quegli altri contaminuti non hanno mai saputo che cosa affligge questa bambina», la rimbeccò la Neuberger. «Però lei ci è andata. Perché? Perché hanno cravatte di seta comprate nei negozi di lusso.»

«Ritengo di sì», ammise Vera, sorridendo perfino alla battuta della Neuberger. «Ma se restiamo, Ned vedrà rosso.»

«E allora? È Dio, lui? Scaglia tuoni e fulmini?»

«No, ma è sempre stato come un secondo padre per Annie. Si preoccupa per lei. È un uomo sensibile.»

La Neuberger fece una smorfia. «Anche lui, senza dubbio, porta cravatte di seta e ha una macchina di lusso.»

«Sì.»

«Una categoria di persone di cui ho sempre diffidato. Ma questo Ned non può certo farle del male.»

Vera fece un cenno di diniego, sinceramente perplessa. «Penso proprio di no», rispose.

«Perché lo pensa soltanto?»

«Non lo so. È strano. Una delle ultime visioni di Annie era che Ned veniva in casa per ucciderla.»

La Neuberger si irrigidì di colpo. Una luce cupa e intensa le balenò negli occhi. «Mi dica di più», disse lentamente.

«Oh, non era niente…»

«Spetta a me deciderlo. Lei mi dica.»

Vera si sentì quasi incapace di riferire una storia che coinvolgeva Ned. Per un attimo le sembrò di essere una visionaria, una pettegola. Ma ubbidì alla Neuberger. «Una notte Annie si è svegliata e ha avuto la visione di suo padre… morto.»

«Normale», stabilì la psicanalista abbozzando un sorriso. «Continui.»

«Aveva una brutta ferita in testa», disse Vera. «Be’, ho telefonato a Ned e lui è arrivato di corsa. Ha confortato Annie, e me, e lei è tornata a letto.

«Però, più tardi si è svegliata ed è caduta dalle scale. Ho dovuto riportarla in ospedale. Mi ha detto di aver avuto la visione di Ned che stava venendo con una pistola per ucciderla.»

La Neuberger non aprì bocca, ma Vera intuì che il racconto la turbava. L’anziana dottoressa appariva scossa e agitata. Per la prima volta sembrava dimenarsi sulla poltrona e giocherellare nervosamente con le dita. «Lei… ha parlato a Ned di questa faccenda?» chiese alla fine.

«Sì.»

«Lui che cos’ha detto?»

«È stato molto comprensivo.»

«La bimba è stata trattenuta in ospedale, dove lei ha pagato, e non le hanno fatto niente?»

«Sì, direi proprio che è successo così.»

«E Annie ha avuto un’altra visione?»

«Sì. Mio Dio, è stato terribile. Ha visto suo padre morto, vicino al ponte di Tarrytown. Allora in ospedale le hanno messo la camicia di forza e l’hanno drogata. In quel momento ho deciso di venire da lei.»

«Capisco. In passato la bambina ha mai inventato storie poco plausibili?»

«Non proprio.»

«È una risposta un po’ insufficiente.»

«Voglio dire che tutti i bambini dicono cose che fanno arrabbiare i genitori. Ma Annie non ha mai avuto il vizio di mentire… o roba del genere.»

«C’è la possibilità che qualcun altro possa dare alla piccola le notizie che poi lei rivela?»

«Penso proprio di no.»

La Neuberger sorrise maliziosa. «Perché no? Forse lo nasconde solo a lei.»

«Non mi nasconderebbe nulla.» «Chi lo dice? Ha un documento che lo garantisca?» «No, ma…»

«Vede, signora, sono una psicanalista. Non è una novità: quando uno dei genitori se ne va di casa, a volte il bambino è portato a una certa ostilità contro il genitore che è rimasto. Annie può credere che sia stata lei, sua madre, a far scappare il marito. Potrebbe recitare tutta una commedia, senza parlargliene… per ripicca.»

«Su questo non posso assolutamente esser d’accordo!»

«Bella scoperta! Ieri sono stata convocata per la cosiddetta verifica della mia denuncia dei redditi. Anch’io non ero d’accordo, eppure ho dovuto pagare duecento dollari. Chi si cura se uno è o non è d’accordo? Mi hanno detto che avevo lavorato di forbici sulla mia dichiarazione delle tasse. Immaginarsi! E conoscevo Freud!»

«Ma Annie e io siamo così legate!»

«Sempre.»

«Che cosa vuol dire, sempre?»

«Ogni mamma ritiene di essere legata ai suoi figli quando c’è un problema come il suo. Il punto è: è possibile, e non dia fuori di matto o non si metta a sfasciarmi i mobili, che la piccola sia stata in contatto con il padre?»

«Non capisco.»

«Mi spiego. A volte, quando abbandona la famiglia, il padre si tiene segretamente in contatto con i figli. Ha mai sentito raccontare di padri che rapiscono i figli?»

«Sì.»

«Quindi, nel nostro caso, il padre potrebbe, come si dice, ronzare di nascosto nei paraggi. Magari vedere la piccola vicino a scuola, o telefonarle quando lei non è a casa. E le raccomanda di non dire niente a mammina.»

Vera scosse la testa, totalmente incredula. «Non Harry! Non Annie!»

«Li conosce entrambi così a fondo?»

«Sì!»

«Allora come mai lei non è in grado di spiegare perché la bambina si comporti come una demente?»

«Non è una demente!»

«Lei si aspetta che io creda che Annie sia una specie di veggente? Pensa proprio che io presti fede a queste stupidaggini?»

A Vera montò di nuovo il sangue alla testa. «Dopo tutto questo», gridò concitata, «lei dubita ancora di me?»

«Dubito sempre», disse la Neuberger con notevole supponenza. «Qui capitano un sacco di imbroglioni. Pensano che io dia loro la benedizione per andare a giocare a Las Vegas.»

«Noi non apparteniamo a quella categoria.»