Выбрать главу

«Ma perché?»

«Si sarà accorta», replicò la Neuberger, fissando Vera negli occhi, «che queste predizioni, se ascoltate, aiutano lei o la piccola. Consideri la prima visione. Annie voleva avvertirla di un incidente automobilistico, ma le è stato impossibile. Poi c’è stato quel pezzo di vetro nel prato che avrebbe potuto tagliarla. Fortunatamente lei lo ha cercato e lo ha visto. Sì, e quindi l’incendio del palazzo. E poi…»

Di colpo, Vera si portò le mani sul viso, che le si era contratto in una smorfia di disperazione. «Harry!» gemette. «Annie ha detto che era…»

«Ci arriviamo!» urlò la Neuberger. «Si controlli!»

«Sì, sì, cercherò.»

«Ascolti, adesso», insisté l’altra. «Ascolti più attentamente che mai, perché stiamo arrivando al nocciolo di tutto quanto.» Cominciò a parlare più lentamente, perché Vera capisse bene ogni parola. «La bambina del Kansas è diventata la protettrice di Annie, e sua. È dall’altra parte, nel nulla tra vita e morte, morta fisicamente, parte del suo spirito inserito in Annie. Vede quello che è pericoloso per lei e per Annie.»

«Perché?» domandò Vera.

«Perché a sua volta il suo spirito è influenzato. Un’altra persona, morendo, si è unita a lei.»

La Neuberger vide Vera che si irrigidiva, le vene del collo che pulsavano. Rafforzò la stretta sulla mano di Vera. «Lei intuisce il seguito», disse.

Vera abbassò gli occhi, tentando di assumere un’aria coraggiosa.

«L’altra persona è Harry», dichiarò la Neuberger senza enfasi. «E lei deve accettare il fatto che è morto e, da morto, protegge voi due tramite lo spirito di questa bambina di Topeka. Tramite il suo spirito ha trovato il modo di tornare alla famiglia che, da vivo, ha abbandonato.»

Vera cominciò a piangere. La Neuberger non fece nessun tentativo perché smettesse. «Non voglio credere a questo», singhiozzò Vera. «È soprannaturale. È assurdo.»

«Deve crederci. È la sola spiegazione. Non è logico, naturalmente, perché queste cose non rientrano nell’ambito della logica.»

«Ma lei non può provare…»

«Non ancora. Ma presto ci riuscirò.»

Vera tremava e le sue lacrime, rotolandole giù dalle gote, bagnavano il tavolo. «Io… io non so che cosa dire», gemette. «Gli altri medici…»

«Se ne scordi, di quelli.»

«Se Harry è morto», chiese Vera, esitando, «ha un significato che fosse ferito alla testa e che si trovi vicino al ponte?»

«Direi che è probabile, ma dovremo controllare.»

Vera all’improvviso smise di piangere e guardò incerta la Neuberger, come se dubitasse di lei. «Ma la visione di Harry morto, vicino al ponte… non è un avvertimento contro un pericolo.»

«Questo lei non lo sa», le spiegò la dottoressa. «Lei non può sapere che cosa può comportare la notizia della morte di suo marito. Questo verrà a saperlo… da Annie.»

«Quando?»

«Quando coloro che sono dall’altra parte saranno pronti.»

Vera si abbandonò contro lo schienale della sedia, tentando di raccogliere le idee, di affrontare l’enormità di quanto aveva appena ascoltato. Impossibile recepirlo nella sua complessità, inquadrarlo in una qualsiasi prospettiva razionale. Poi un pensiero le balenò in testa, un orrendo pensiero, da incubo. Guardò la Neuberger, gli occhi dilatati dal terrore. «Annie ha creduto che Ned fosse venuto per ucciderla!» ansimò. «Che cosa significa questo?»

«Non lo so davvero», rispose la Neuberger. «Certo sembra assurdo. Tenga presente che è possibile che alcune visioni siano soltanto incubi. Potrebbero essere venute, nel caso specifico, per pura coincidenza. Ma, d’altra parte…»

«D’altra parte che cosa?» la sollecitò Vera.

«Una persona prudente terrebbe un po’ più d’occhio questo Mr. Ned.»

«Sì», ammise Vera, troppo attonita e confusa per rendersi conto delle implicazioni di quanto stavano dicendo. Si agitò inquieta sulla sedia. «Dottoressa, c’è qualcosa di troppo perfetto nella faccenda. La bambina muore là nel Kansas. Annie si ammala immediatamente. Harry… si mette in contatto con la bambina…»

La Neuberger sorrise, consapevole dell’obiezione. «L’intera scienza medica mi riderebbe dietro se mi mettessi a spifferare queste cose. Ma tutto collima. Forse un giorno riusciremo a capire. Magari scopriremo qualcosa sulla bambina del Kansas, anche se, attualmente, Birch mi dice che non sanno ancora chi era.»

«Ho quasi paura», dichiarò Vera, «di quello che potrebbe accadere nell’immediato futuro.»

«Non abbia paura. Io credo che suo marito stia tentando di rendere chiare le circostanze del proprio decesso. Penso che stia cercando di dire che non ha abbandonato la propria famiglia. È possibile, io non lo so, che la stessa cosa che ha posto fine alla sua vita sia quella che ora minaccia lei e Annie.»

Vera scrollò il capo, completamente frastornata da quella giungla di idee e di teorie. «Adesso che cosa facciamo?» domandò.

Il viso della Neuberger si illuminò di colpo. «La domanda mi piace», disse.

«Perché?»

«Perché significa che lei accetta la mia diagnosi.»

Vera tacque. Sì, quello era implicito nella sua domanda e lei si chiedeva se avesse davvero avuto intenzione di spingersi fin lì. «È tanto strano», disse quasi impercettibilmente.

«Ma lei la accetta?»

Per un attimo le balenò in mente il pensiero della collera di Ned. Si sentì di colpo restia, timorosa, di nuovo pronta a rifugiarsi nel guscio a lei tanto familiare. Ma lottò contro la tentazione di fare marcia indietro. Al di là di tutto, l’istinto le suggeriva di essere finalmente sulla strada giusta. Ed era sempre più attratta dall’autoritaria personalità della Neuberger. L’anziana psicanalista le appariva come una persona le cui capacità andavano ben oltre quelle di altri medici.

«Sono con lei», disse Vera sommessamente.

«Le occorrerà molta forza d’animo, molto coraggio», l’avvertì la Neuberger. «Dobbiamo rendere più stretto il contatto tra il padre e la bimba.»

«Come?»

«Annie dev’essere tenuta il più vicino possibile al luogo dove ha visto suo padre morto. In base alla mia esperienza, la vicinanza fisica è essenziale. Penso sia possibile che le facoltà spirituali dei defunti si indeboliscano con la distanza, un po’ come le radio onde. Le possibilità di nuove visioni saranno più elevate se Annie è vicina al luogo.»

«C’è un motel nei pressi del ponte di Tarrytown.»

«Il posto adatto.»

Vera sospirò: si accingeva a iniziare una nuova fase della propria esistenza e ne era consapevole. «Farò la prenotazione», disse.

«Anche per me.»

«Che cosa?»

«Vengo anch’io», spiegò la Neuberger. «Quando ho in cura un paziente sto con lui notte e giorno, non come quei dottori che vanno al club in campagna. Io vivo con il paziente, ne studio ogni azione. Devo essere presente quando Annie avrà un’altra visione.»

Vera stava abituandosi alla Neuberger, quindi la pretesa non la stupì più di tanto. «Capisco», disse. «Prenoterò anche per lei.»

«E io le sono grata. Ma devo farle una richiesta precisa.»

L’espressione di Vera dimostrò che, chiaramente, non capiva.

«Riguarda quel Ned», precisò la Neuberger.

Vera abbassò gli occhi.

«Attenzione! Noi non sappiamo. Può darsi benissimo che sia un uomo meraviglioso. Ma bisogna salvaguardare Annie da lui… per ogni evenienza.»

Con uno scatto, Vera gridò disperata: «Perché dovrebbe volerla uccidere? Perché? Perché? Non esiste nessun motivo!»

«Silenzio!» impose brusca la Neuberger, alzandosi in piedi. «Le domande sono premature. Quante volte devo ripeterglielo?»