Выбрать главу

«Ma io voglio parlarne!» la implorò Vera. «Non lo capisce? Ecco perché continuo a tornare sull’argomento.»

La Neuberger si sedette di nuovo e riafferrò la mano di Vera. «Sì che capisco. Le spiego una cosa. Può darsi che qualcuno abbia tentato di uccidere Annie. Un pazzo. Un maniaco. Suo padre, attraverso lo spirito della piccola morta, l’ha messa in guardia. Ma Annie ha ricevuto un’immagine falsata dell’assassino e ha pensato che si trattasse di Ned.»

Vera ne fu rinfrancata. «Sì», disse, «questo rende tutto molto più chiaro. Molto più chiaro.»

«Ma… proteggiamola», insisté di nuovo la psicanalista.

«D’accordo», annuì alla fine Vera. «Conosco quelli della polizia di Tarrytown. Strano, di solito è Ned che si occupa di cose del genere.»

«Non adesso», replicò la Neuberger con tono molto deciso.

«Certo. Me ne occuperò io stessa.»

Vera trascorse la notte in casa della Neuberger e Ned non telefonò. Rimase chiuso in casa, turbato, facendo piani, riflettendo. Era deciso a discutere fino in fondo con Vera sul trattamento medico da riservare ad Annie, anzi, sull’intero problema della piccola. Il punto focale, era come impostare esattamente la discussione, e vi si dedicò con la sua mentalità di avvocato. Accarezzò l’idea di un’azione legale che sottraesse Annie alla Neuberger. Ma questo, lo sapeva bene, avrebbe inevitabilmente gettato cattiva luce sul nome dei McKay. Rimuginò tutta notte sulla questione.

Birch, da parte sua, restò di guardia fuori dell’Ansonia finché le luci si spensero nell’appartamento della Neuberger. Sapeva, per esperienza personale, che la dottoressa avrebbe avuto la meglio su Vera, che alla fine avrebbe superato i propri pregiudizi sull’eccentricità della psicanalista per rendersi conto del suo effettivo valore. Birch prese dal taschino un mozzicone di matita, aprì il suo taccuino macchiato di caffè e cominciò ad abbozzare l’inizio del suo articolo:

Mentre le luci impallidivano, a una a una, era evidente che la battaglia stava per avere inizio. Da un lato v’erano due creature torturate, Vera McKay e la sua figlioletta Annie, aiutate da un medico eccezionale, la dottoressa Marie Neuberger. Di fronte a loro, c’erano potenze al di là dell’umana comprensione, potenze che potevano tormentare, annichilire e distruggere.

12

Il giorno dopo Vera andò a Tarrytown per un appuntamento con il detective Edward Simeon, del Dipartimento di polizia. Conosceva e apprezzava Simeon. Era stato incaricato delle indagini sulla sparizione di Harry e l’aveva sempre trattata con cortesia e tatto, tenendola regolarmente informata sugli sviluppi dell’indagine, finché ogni traccia era svanita.

Vera e Simeon si incontrarono nella sala operativa del distretto locale. A differenza degli stereotipi della TV, la sala era moderna, con lampade fluorescenti, soffitti insonorizzati, moquette grigia e pareti bianche. C’erano dodici scrivanie di metallo ordinatamente disposte su file di quattro.

Simeon occupava la terza scrivania di una fila vicina alla parete. Era un uomo ossuto, quasi emaciato, di cinquantacinque anni, che ne dimostrava dieci di più. Un viso lungo, cui le borse sotto gli occhi davano un’espressione malinconica e abbattuta. Quasi del tutto calvo, con qualche ciuffo di capelli completamente grigi. Parlava con una voce stridula, con continue interruzioni, che risuonava sempre affaticata. Tutti a Tarrytown sapevano che sua moglie non era sana di mente, e che la sua malattia lo stava stremando psicologicamente, fisicamente e finanziariamente da oltre dieci anni.

«Ho bisogno di aiuto», gli disse Vera.

«Aiuto di che genere?»

«Protezione per Annie, mia figlia.»

«Oh?»

«Credo possa essere in pericolo.»

«Come mai e perché?»

Vera, in un abito estivo verde, si schiarì la gola. «Mi è molto difficile parlarne», rispose. «Agente Simeon, certamente avrà saputo dai giornali che Annie ha avuto dei problemi.»

«Sì, signora», rispose Simeon, «e mi dispiace molto, mi creda.»

«Be’», continuò lei, «Annie ultimamente ha… sognato… che suo zio Ned, cioè Ned McKay, voleva ucciderla. So che sembra assurdo.»

«Lo è», replicò Simeon, impassibile.

«Ma Ned e io siamo un po’ in disaccordo. Annie è in cura con una nuova dottoressa, la quale ritiene… che Ned potrebbe costituire un pericolo. Ora, io non sono di questo parere…»

«Spero bene di no.»

«Ma, forse, per il bene di Annie…»

Simeon parve costernato. Si sporse in avanti e il suo esile busto sembrò incapace di sorreggere la testa. «Signora», disse, «la conosco ormai da lungo tempo e lei ha tutta la mia simpatia. Mi creda, so quello che lei e la piccola avete passato. E so qualcosa dei disturbi mentali. Ma non posso distaccare un agente per proteggere Annie sulla base di quanto lei sostiene. Voglio dire, abbiamo gente a Tarrytown con problemi effettivi. Abbiamo casi di divorzi, in cui gli interessati si minacciano reciprocamente con pistole e coltelli.»

«Ma Annie potrebbe aver ragione circa suo zio.»

«Mrs. McKay, cerchi di capire che se distaccassimo un uomo per via di ogni brutto sogno, entro un’ora non avremmo disponibile un solo agente.»

«Senta», lo implorò Vera, «lei sa dell’incendio in città. Lei ha visto che Annie ha queste facoltà. La bimba sembra che sappia cose che noi non sappiamo.»

Simeon sorrise con tutta la comprensione che gli riuscì di chiamare a raccolta. «Mrs. McKay», ribatté, «una motivazione del genere è inaccettabile. Non credo di offenderla dicendole che la gente ha i suoi dubbi riguardo ad Annie.»

Vera si lasciò andare con la schiena contro la spalliera della sedia. La tesi ufficiale, educatamente confermata da Ed Simeon, era che la credibilità di Annie non era stata comprovata e che qualsiasi nuova visione non poteva trovare credito. «Mi dispiace di averla disturbata», disse a Simeon. «Grazie lo stesso.» Fece per alzarsi.

«Non mi ha affatto disturbato», ribatté Simeon. «Vorrei poterla aiutare, ma nel caso specifico è impossibile. Per qualsiasi altra evenienza, comunque, mi avverta senz’altro. O magari mi faccia telefonare da Mr. McKay.»

«Ned?» esclamò Vera. «Agente Simeon, di che cosa abbiamo parlato finora?»

Simeon le lanciò un’occhiata scettica. «Su, signora», disse, «Ned McKay è uno degli uomini più stimati della città.»

Vera se ne andò, ma il male era fatto. Simeon restò dell’idea che lei non fosse del tutto in sé. Quando poi seppe che la «nuova dottoressa» di Annie era Marie Neuberger i suoi sospetti aumentarono. Già ci si era preoccupati, al comando di polizia, di Vera, preoccupati per le sue affermazioni circa le facoltà di Annie.

Vera rimase profondamente ferita dal rifiuto di Simeon. La faceva sentire più sola che mai. E questo senso di isolamento la obbligò a ritenere di dover raggiungere una qualche intesa con Ned in merito alle cure di Annie. Naturalmente non credeva ancora che il cognato avesse cercato di uccidere Annie. Accettava la teoria della Neuberger che Annie lo avesse, nella sua visione, confuso con un’altra persona. E capiva anche la collera di Ned per il fatto che la nipote fosse stata affidata alla Neuberger. In un certo senso Vera rimpiangeva di non averlo ascoltato.

Andò da lui, allo studio, senza preavviso. Come al solito, aveva numerosi clienti in attesa, ma volle riceverla quasi immediatamente.

«Entra, accomodati», disse mentre la segretaria, con Vera dietro, apriva la porta. Le sorrise, come se nessun attrito fosse mai esistito tra loro.

«Come sta Annie?» le domandò premurosamente, mentre la faceva accomodare sulla sedia dei clienti e lui stesso si metteva alla scrivania.

«Sta bene, grazie.»

«Dov’è adesso?»

Lei esitò. «Con la dottoressa Neuberger.»