Выбрать главу

La parola «sovrannaturale» costellò gli articoli dei giornali e provocò l’afflusso di esseri viscidi e subdoli, cani attorno a un osso. «Ministri» e «guaritori» fasulli apparvero intorno al motel, con Bibbie e libri di fede alla mano, di cui alcuni in vendita, decisi a immortalare su pellicola l’avvenimento e a divulgare la loro contorta versione delle facoltà di Annie.

L’investigatore Ed Simeon arrivò, in abito azzurro estivo spiegazzato, cravatta dal nodo approssimativo, aspetto ancora più emaciato del solito.

Non aveva chiuso occhio e l’incubo di dover affidare la moglie a una clinica statale per malattie mentali lo torturava mentre si avviava verso il luogo della tomba, taccuino in mano, pronto al suo compito. La persona scomparsa era stata trovata. Ora Simeon doveva trovare un assassino.

Subito dopo arrivò la Cadillac di Ned McKay. Ne emerse un Ned sconvolto, ovviamente a pezzi. Barba non fatta, capelli spettinati, netta antitesi all’immagine abituale. Indossava un pullover rosso e pantaloni beige e aveva le scarpe slacciate.

Simeon lo scorse, gli si avvicinò e gli pose, comprensivo, una mano sulla spalla. Insieme si diressero verso la fossa. Simeon gli fece strada fin sull’orlo, ma lì Ned fu assalito da una batteria di flash. Si coprì gli occhi, il volto contratto dalla rabbia. Simeon fissò severamente i fotoreporter, ma loro se ne infischiarono. Ned si voltò di scatto per evitare le macchine fotografiche, incespicando e facendo cadere un po’ di terra nella fossa.

Alla fine i fotografi desistettero. Ned fissò l’umido sepolcro, immobile e privo d’espressione in viso, per qualche attimo. «È Harry», piagnucolò, come se fosse ancora necessaria l’identificazione. «Sembra riposare così in pace laggiù.» Poi si morse le labbra. Simeon cercò di tirarlo via, ma lui si oppose. «Che strano», disse, «quel pazzo, o chiunque ha fatto questo, ha scavato così in profondità.»

«Sì, signore», convenne Simeon, ripetendo il commento del sergente Washington, «davvero singolare.»

«Non l’avremmo mai trovato, se non fosse stato per Annie», proseguì Ned con una voce che, rispetto al solito, era un bisbiglio. «Bimba benedetta da Dio.»

«Sì, signore.»

«Voglio andare da lei e da Vera.»

Simeon se lo tirò dietro e l’affidò a un agente perché lo scortasse fino alla stanza dove alloggiavano Vera e Annie.

Non appena Ned cominciò a tornare sui suoi passi i giornalisti presero a bersagliarlo di domande, demolendo quel poco di austerità che ancora restava nell’atmosfera.

«Mr. McKay, suo fratello era forse in qualche guaio?»

Ned continuò a camminare, ma non cercò di evitare le risposte. «No», rispose con voce triste. «Harry si teneva fuori da qualsiasi problema.»

«La cosa non ha l’impronta di un regolamento di conti tra gang rivali?»

«Non so niente del genere», ribatté Ned. «Chi poteva volere la morte di Harry?»

«Non potrebbe essere opera di un cliente scontento?» chiese un giornalista. «Magari qualcuno cui era stato rifiutato un indennizzo?»

Ned si strinse nelle spalle. «Come faccio a saperlo? Vi sono pazzi dappertutto.» Scosse la testa e a quasi tutti i cronisti sembrò sul punto di scoppiare in lacrime.

«Non prova un certo sollievo ora che è finita?» gli domandò una giornalista.

Ned si fermò. Si girò verso la donna, di colpo duro e risoluto in volto. «Non è finita», disse seccamente. «Dobbiamo scoprire chi è stato a ucciderlo. Allora sarà finita.» Riprese a camminare, raggiungendo poi il parcheggio dell’Empire e facendosi accompagnare alla stanza di Vera.

Aprendogli la porta, lei rimase a guardarlo, il volto tormentato, gli occhi gonfi e lacrimosi. Non aprì bocca. Gli cadde tra le braccia e ricominciò a singhiozzare.

«Dentro», sussurrò Ned. «Evitiamo i giornalisti.» Dolcemente le circondò le spalle con un braccio e la fece rientrare in camera. Annie dormiva sul letto. Marie Neuberger, su una sedia, stava terminando di stendere una particolareggiata serie di appunti sugli incredibili avvenimenti della nottata.

La psicanalista sollevò lo sguardo. Le fu facile indovinare chi era il nuovo venuto.

«È questo, Ned?» chiese freddamente a Vera.

«Sì, è lui», confermò Vera tra i singhiozzi.

Ned la fece sedere e si precipitò verso la psicanalista. «Vorrei scusarmi», le disse, trasudando sincerità. «Le dobbiamo tutto. Ero davvero prevenuto sul suo lavoro. Credo proprio che la mia linguaccia di avvocato mi abbia preso la mano.» Poi, d’impulso, strinse la mano alla Neuberger.

«Ha detto bene», rispose la dottoressa. «Chi si converte diventa il miglior credente.»

Ned guardò Annie. «Piccolo angelo», disse, con voce roca. «Chi mai avrebbe pensato che sarebbe toccato a lei trovare il corpo di suo padre?» Si avvicinò di nuovo a Vera. «Dovesse costarmi ogni giorno che mi rimane», dichiarò, «e fino all’ultimo centesimo, questa faccenda la chiariremo. Da questo momento rinuncio ad ogni altra mia attività. Aiuterò la polizia. Farò qualsiasi cosa per scoprire chi ci ha portato via il nostro Harry.»

14

«In base a mio giudizio professionale Harry Rudolph McKay, adulto, di razza bianca, è morto a causa di una ferita alla testa, ferita inferta con un pesante strumento contundente. Non sono state riscontrate altre cause che hanno contribuito alla morte e non si sospetta nessuno in particolare.»

La relazione del coroner, divulgata due giorni dopo il ritrovamento di Harry McKay, confermava ciò che tutti avevano supposto. Agli ordini del detective Simeon, il Dipartimento di polizia di Tarrytown intraprese una delle più grandi indagini della sua storia. Ned McKay richiese formalmente al Ministero della giustizia l’intervento del FBI, ma la richiesta fu respinta poiché non c’erano prove che i confini di Stato fossero stati oltrepassati, presupposto essenziale per un’azione federale.

Marie Neuberger si trasferì in casa di Vera, quando lei e Annie vi fecero ritorno. Sperava che la bambina rivelasse, con una visione, chi era l’assassino del padre.

La polizia piantonò la casa per tenere lontani i giornalisti e dirottò il traffico dei curiosi. Vera fu di nuovo costretta a usare una speciale cassetta postale a causa della strana corrispondenza che riceveva: infatti patetiche richieste di aiuto rivolte ad Annie cominciarono ad arrivare dopo le prime notizie del ritrovamento della salma, spesso di genitori di figli scomparsi. A malincuore, Vera doveva respingerle. Come la Neuberger era convinta che le facoltà di Annie operavano soltanto per la loro famiglia.

Le esequie di Harry ebbero luogo quattro giorni dopo la relazione del coroner. Fu un avvenimento che mobilitò i mass-media. Giornalisti, fotografi, cameraman di tutto il mondo affollarono il cimitero di Mount Haven, nei sobborghi di Tarrytown, dissezionando ogni attimo del rito come se rispetto e riservatezza non esistessero più.

Il rito funebre cominciò alle undici di mattina nella piccola cappella di legno del camposanto. Vera aveva deciso di lasciare a casa Annie, poiché le esequie e l’assalto dei fotografi avrebbero potuto traumatizzarla. La Neuberger rimase con la piccola, tenendola costantemente d’occhio, nel caso che il funerale provocasse in lei qualche nuova visione.

Un organista eseguì in sordina alcuni inni mentre trecento persone sfilavano accanto alla bara chiusa, che, per esplicita richiesta di Ned, era di solida quercia, foderata di seta e lino. Niente era troppo bello per Harry, aveva affermato Ned, insistendo anche per accollarsene le spese. Volle anche che il fratello fosse sepolto con l’abito grigio che gli piaceva tanto e che la Bibbia della famiglia McKay, cimelio ereditario da oltre mezzo secolo, fosse interrata con lui.