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«Non si è mai chiesta se fossero solamente gli affari il motivo di quei viaggi?»

«Oh, ritengo che ogni moglie se lo chieda, ma nel nostro caso era diverso. Il nostro matrimonio era perfetto. Non solo buono. Perfetto.»

«Capisco.»

Il colloquio si trascinò, con Simeon che non approdava a niente di concreto. Il detective rimase lì per quasi tutta la giornata, sondando in ogni direzione, ripetendo in modo diverso, cinque o sei volte, la stessa domanda. Non poteva sapere che il passo più importante per lo sviluppo dell’indagine stava verificandosi proprio alla sua scrivania, nel suo ufficio.

Durante quel giorno arrivarono all’apparecchio di Simeon tre telefonate, tutte di donne, tutte per dire che avevano informazioni sul caso McKay. Ogni donna lasciò detto che avrebbe richiamato. Per il centralinista della polizia fu evidente che ognuna delle tre aveva camuffato la propria voce telefonando, senza lasciare né nome né numero.

Telefonate analoghe pervennero al Daily News, per Larry Birch. Birch fu informato quando a sua volta chiamò il giornale. Le donne, anche in quel caso, avevano promesso di ritelefonare dopo le cinque, quando Birch fosse rientrato per buttare giù i suoi articoli.

Come sempre, la scrivania di Birch era un caos di giornali, tazze di caffè, ritagli di stampa e scartafacci vari. Birch si lasciò andare sulla sedia, davanti alla vecchia Remington Standard in precario equilibrio su un vacillante tavolino, e si sgranchì le tozze dita callose pronte a pestare sui tasti. Inserì nel rullo una velina gialla e batté inchiesta mckay sull’angolo a sinistra in alto.

Poi scrisse:

Oggi la polizia ha passato al setaccio Tarrytown alla ricerca di indizi sul più strano assassinio cui la Contea di Westchester abbia assistito da anni. Sotto le direttive del detective Edward Simeon, un veterano dalla faccia malinconica, gli agenti hanno rastrellato la zona dove è stato trovato il corpo di Harry McKay, stimato agente assicurativo di Tarrytown. Hanno anche interrogato gli abitanti dell’area limitrofa.

Uno dei funzionari ha detto…

Squillò il telefono e Birch si fermò, afferrando il ricevitore. Contemporaneamente accese un registratore collegato al telefono.

«Birch.»

«Mr. Birch?»

«Sì, Larry Birch.»

«L’ho chiamata prima, Mr. Birch, ma lei non c’era.» La voce era soffocata, come se parlasse attraverso un fazzoletto.

«Adesso ci sono», ribatté Birch.

«Sì, lo sento. Sa perché le telefono?»

«Se è vero quanto mi hanno riferito, riguarda il caso McKay.»

«Esatto.»

«Mi dica, allora», sollecitò Birch.

«Mi è molto difficile.»

«Glielo renderò facile per quanto posso. Cominciamo con il suo nome.»

«Oh, questo non è necessario. I nomi verranno dopo.»

«Aiuta molto sapere chi è la persona», replicò Birch. «Aumenta la credibilità, se non altro.»

«Preferisco di no», insisté la voce.

«Come vuole. Che cos’ha da dirmi?»

La voce, di colpo, si fece cupa. «Mr. Birch, temo che la stiano ingannando.»

«Oh? E chi mi starebbe ingannando?»

«Vera McKay.»

«In che modo mi starebbe ingannando?»

La voce sospirò. «Be’, Mr. Birch, sono certa che lei ritenga la McKay una dolce, innocente creatura affranta per la morte del marito.»

«Sì, francamente è così.»

«E che abbia una figlia con strane facoltà.»

«Già. Anche questo è vero.»

Altro sospiro. «Vede? La stanno prendendo per il sedere. Il fatto è, signor giornalista, che Vera McKay odiava tremendamente Harry. Litigavano in continuazione. Già, lui la trattava come spazzatura… così diceva lei.»

Birch si irrigidì sulla sedia pericolante. «Lei come fa a saperlo?» chiese arcigno.

«Oh, me l’ha detto un uccellino.»

«Sia chiara!»

«A suo tempo e luogo, Mr. Birch. Ma per il momento lei dovrebbe sapere che la sua cara Vera voleva il divorzio, ma aveva paura che Mr. Ned McKay la inchiodasse con un sacco di cavilli legali, se capisce che cosa voglio dire.»

«Non del tutto. Sono un innocentino.»

«Questi McKay sono così uniti! Se la furba Vera avesse tentato di divorziare da Harry, Ned sarebbe ricorso ad ogni codicillo per controbatterla e tutta Tarrytown avrebbe approvato.»

«Sbaglio», commentò Birch, «o Mrs. McKay non le è molto simpatica?»

«Oh, non saprei. Vera può essere piacevole quando non sfodera gli artigli. Ma c’è tutto un altro lato della faccenda che lei non ha considerato.»

«Perché ha tanto interesse che io lo consideri?»

«Puro spirito di giustizia, signore. Alcuni di noi vogliono che Tarrytown rimanga pulita.»

«Harry McKay sapeva che sua moglie voleva il divorzio?» domandò Birch.

«Chi lo sa? Harry era un taciturno. Non amava parlare delle sue cose personali.»

Birch tacque per riordinare le idee. La telefonata era una bomba, del tutto inaspettata e parecchio sospetta. Sapeva di non poterci credere alla lettera, ma sapeva anche di non poterla ignorare. Doveva accertare quell’accusa, anche se la cosa gli ripugnava.

«Senta», disse, «non mi piace ripetermi, ma quanto mi racconta avrebbe molto più successo se sapessi chi è lei.»

«Lo saprà», rispose la voce, «quando si aprirà il processo.»

«Che processo?»

«Oh, capisce, finiranno con il pescare qualcuno per la morte di Harry, colpevole o no. Conosce la polizia. Ma quando l’avvocato difensore comincerà a cercare testimoni, provi un po’ a indovinare chi salterà fuori a sussurrargli all’orecchio qualcosa su Vera McKay?»

«Gentile da parte sua, no?»

«Voglio che trionfi la giustizia, Mr. Birch.»

«Vedo. Tra parentesi, ha qualche prova per avvalorare quanto mi dice?»

«Solo la mia parola… e quella di un sacco d’altra gente.»

«Che cosa diavolo significa?»

«Significa che tantissime persone non sono disposte a lasciarla passare liscia a Vera McKay.»

E l’interlocutrice troncò di colpo la comunicazione. Perplesso, Birch spense il registratore. La sola cosa che gli saltò subito all’occhio riguardo alla telefonata era la promessa della donna di testimoniare al processo. Gli informatori anonimi non si espongono quasi mai. Inoltre la donna aveva detto che altra gente sarebbe salita sul banco dei testimoni. Sembrava sicura di sé, convinta.

Eppure, Birch se ne rendeva conto, poteva trattarsi di qualche esaltata che iniziava una campagna di calunnie che avrebbe smessa solo in cambio di «considerazione». Impossibile accertare subito la verità, almeno per lui.

Con un simile dilemma irrisolto, continuò a scrivere il suo articolo. Era a pagina quattro quando il telefono squillò di nuovo. Riaccese il registratore e alzò il ricevitore.

«Qui Birch.»

Ancora una voce femminile, quella volta piuttosto autoritaria, quasi militaresca. «Ho delle notizie», disse la donna.

«Davvero?» chiese Birch. «Riguardo a che cosa?»

«McKay.»

«Chi parla, prego?»

«Non intendo dare il mio nome.»

«Che persone timide incontro oggi!» esclamò Birch. «Mi dica, signora.»

«Alcuni di noi qui in città sono turbati dalla morte di Harry McKay. Era un uomo molto stimato.»

«Sì, lo so.»

«Non sua moglie.»

«Ah sì?»

«Sono sicura che altri intendono dirglielo e posso confermare quanto affermano. Tutte queste storie sulla vedova disperata mi danno il voltastomaco. Quella si disperava soltanto quando non la portavano a cena fuori. Questa è Vera McKay.»

«A me sembra proprio a posto», ribatté Birch.

«Naturalmente. E una splendida commediante, un’autentica Sarah Bernhardt. Ma odiava Harry con tutta l’anima. Non aveva limiti. Lo ridicolizzava.»