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«Analisi di laboratorio», rispose il detective. «Signore, il sangue di Harry McKay appartiene allo stesso gruppo di quello trovato sul martello. Ci sono anche frammenti d’osso che corrispondono al tipo di osso nella ferita.»

Vera si era fatta cerea ed era rimasta col fiato mozzo alla descrizione. «Lei ha trovato quello nel mio garage?»

«Eh sì, signora. Ed era anche accuratamente nascosto.»

«Non capisco», mormorò lei.

«Intende dire», spiegò Ned, guardando cupamente Simeon, «che qualcuno non voleva che fosse trovato.»

«Proprio così, signora. Noi riteniamo che Mr. McKay sia stato ucciso con quest’arma e poi trasportato là dove fu seppellito. L’arma fu riportata qui e nascosta.»

Scese un silenzio di tomba. «No!» sussurrò Vera inorridita. «Oh no, non sta per caso dicendo che io…»

«Signora, l’evidenza…»

«Mi rifiuto di ascoltarla!» scattò Vera. «È disgustoso! È infame! È degno di quelle donne!» Si girò verso Ned. «Diglielo tu!»

Ma Ned si limitò a scuotere la testa, costernato. «Vera», disse sommessamente, «sentiamo il resto. Sono certo che c’è un equivoco.» Riportò lo sguardo su Simeon.

«Signora», disse il detective, «ho fatto un sacco di considerazioni su questa faccenda. Lei è l’unica che abbia facile accesso al garage, ho notato che è sempre chiuso a chiave. Chiunque altro avrebbe o sotterrato o buttato nel fiume il martello. Certo nessuno estraneo si sarebbe arrischiato a penetrare nel suo garage per nasconderlo. Non ne aveva motivo.»

«Sì, per poi accusare me!»

«Lei ha visto troppi film gialli, signora. Quando io metto questo martello insieme con le affermazioni di tutte quelle donne, disposte a confermarle sotto giuramento in tribunale, il quadro è abbastanza eloquente.»

Vera si abbandonò contro lo schienale, ancora incredula. «Non è vero», disse a bassa voce. «Mi vogliono torturare. È criminale, Harry, io lo amavo. Tutti lo sanno.» Lasciò ricadere la testa sul petto. «Sto sognando, non può essere vero.»

«Credo che abbia il diritto di vedere la cosiddetta arma del delitto», disse Ned stizzito.

«Naturalmente», rispose Simeon. Fece un cenno al suo collaboratore, che gli consegnò il pacco.

«Posso pensare a molte possibilità al riguardo», proseguì Ned. «So che lei non vorrà negare a Mrs. McKay ogni opportunità di confutare questa sua strana teoria.» Si rivolse a Vera. «Non preoccuparti. Questi pasticci sono all’ordine del giorno.»

«Io voglio solo giustizia», disse il detective. Cominciò a disfare il pacchetto. La scatola di plastica scintillò alla luce. Simeon si alzò e andò da Vera. La Neuberger, che era rimasta praticamente immobile per tutto l’incontro-scontro, fissò intensamente la scatola, sapendo che quanto conteneva poteva significare la rovina di Vera. Anche Ned la fissò, ma senza perdere la propria freddezza professionale.

Simeon mise la scatola sotto il naso di Vera. «Signora», disse piano, «sono certo che lei riconoscerà questo martello che abbiamo trovato nel suo garage.»

Vera dovette farsi forza per guardare dentro la scatola.

Di colpo si ritrasse.

Una vampata di furore le accese il volto.

«Quello non è mio!» gridò.

«Su, Mrs. McKay», disse Simeon, «lei sa…»

«Non è mio!» ripeté lei. Poi, con un movimento brusco, si girò verso Ned. Lo guardò, in un primo momento quasi serenamente, come schernendolo. Poi si alzò lentamente e superò la breve distanza che la separava dall’altra estremità del divano, dove il cognato, attonito, era seduto.

Il viso di Vera era tornato ad avvampare di un furore più intenso, più bruciante. Di colpo, protese l’indice agitandolo davanti a Ned e poi puntandoglielo direttamente contro.

«È suo!» disse con voce dura come l’acciaio.

Choc per tutti. Ned apparve stupefatto, la bocca aperta. Vera gli si avvicinò ancora di più. Protese l’indice e picchiò dritto nel petto di Ned… forte.

«È il tuo», disse tagliente. «Tu l’hai ucciso. Tu hai ucciso il mio Harry!»

16

«Vera», disse Ned, «questa è un’assurdità e tu lo sai.» Si rivolse a Simeon: «Il martello apparteneva a mio fratello. Ce l’aveva da anni. Veniva da casa dei nostri genitori».

«Non è vero!» esclamò Vera. Cominciò a percuotersi le ginocchia con le mani, agitando selvaggiamente la testa.

La Neuberger sedeva, silenziosa. Guardò con attenzione Vera, quindi Ned e infine Simeon. «Che prova ha lei», chiese bruscamente, «che questo martello appartenesse a Harry McKay?»

Il detective si strinse nelle spalle. «Era nel suo garage», rispose.

La Neuberger sbuffò, sprezzante. «E questa è una prova? Sarebbe bastata a Sherlock Holmes?»

«Comunque, signor Simeon», disse con forza Ned, «questo non rende colpevole Vera McKay, né rende colpevole me, naturalmente. Mia cognata è chiaramente sconvolta. Non si rende neanche conto di quello che dice. Non penso che, ora come ora, possa sostenere oltre questo…»

«No!» insisté Vera. «Voglio parlarne. Parliamone finché la faccenda non è chiarita!»

«Vera, ascoltami! Sono il tuo avvocato. Sono…»

«No! Non me ne importa! Questo martello è tuo, Ned.»

Ned sbirciò Simeon. «Non è più lei», commentò a bassa voce.

«Signora», domandò il detective, ignorando per il momento Ned, «se il martello è di Ned McKay, dov’è quello di suo marito?»

«Non lo so», ribatté Vera. «Come posso saperlo? Non badavo a cose del genere. Forse l’assassino… Dio sa che cosa. Non ho ucciso mio marito. Per quale ragione avrei dovuto farlo?» Scoppiò in singhiozzi disperati.

«Be’», rispose Simeon, ritenendo necessario chiarire fino in fondo la propria posizione agli effetti futuri, «moltissime di quelle donne pensavano che una ragione lei ce l’avesse, signora.»

«Non rispondere!» le ordinò Ned.

Ma Vera si girò ancora di scatto verso di lui. «Perché non mi difendi?» lo implorò. «Perché non dici niente?»

«Vera, sono un avvocato. C’è tempo e luogo.»

«Tu mi stai abbandonando! Certo, ci sei di mezzo!»

«Vera, smettila!» Ned scattò in piedi. «Nessuno ti sta abbandonando, ma sei nei guai. Lo capisci o no? Hai un problema legale di fronte.»

«Che cosa vuoi dire?» le chiese lei, furibonda.

«La polizia ovviamente ritiene… be’, ne parliamo dopo.»

«No! Adesso!»

Ned abbassò gli occhi, cercando di evitare lo sguardo della cognata. «Vera», disse, «non riesco personalmente a credere che tu abbia ucciso Harry. Ma altri lo credono. Non mi ero mai accorto di nessun serio attrito tra voi due. Forse non vedevo quello che avrei dovuto vedere.»

Vera ascoltava in un silenzio stupefatto.

«Tutti noi vorremmo ignorare quanto hanno affermato quelle donne», proseguì Ned, «e sono certo che ne dimostreremo l’inconsistenza. E il martello… era di Harry, Vera. Quando mi hai accusato d’avere ucciso mio fratello, anche se eri sconvolta, ho capito che si è trattato soltanto di un meccanismo irrazionale di difesa. Stavi cercando di distogliere l’attenzione dal fatto che era il martello di Harry.»

«Perché mi stai facendo questo?» gli domandò Vera, disperata.

«Non ti sto facendo niente», ribatté Ned. La sua voce divenne suadente, quasi mielata. Una voce fiduciosa e convinta. «Affronterai il processo, Vera. Io ti aiuterò. Mi caverò il sangue per te, se sarà necessario. Non posso accettare il fatto che tu abbia ucciso Harry.»

A Simeon parve di scorgere delle lacrime negli occhi dell’avvocato.

Ned si accostò a Vera e le mise una mano sulle spalle. «Qualsiasi cosa tu abbia o non abbia fatto», le disse, «non posso odiarti, nemmeno dopo la tua terribile accusa contro di me. Questa faccenda è una tragedia per tutti noi, e specialmente per Annie, cui adesso voglio bene più che a chiunque altro, compreso Harry.»