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«Certo che no. Deve smetterla di saltare alle conclusioni. In una causa lei deve sempre capire il punto di vista dell’avversario. Altrimenti è finita. Può darsi che Mr. Ned McKay sia del tutto in buona fede.»

Vera era troppo sbalordita e distrutta per poter connettere lucidamente. Riuscì solo a guardare Frain, implorando il suo aiuto. «Non voglio perderla», ansimò alla fine e cominciò a piangere disperatamente.

«Farò del mio meglio», rispose Frain, impietosito e commosso, «ma dovremo mettercela tutta. Suo cognato gode di un’eccellente reputazione in città. Mentre lei, diciamo, è piuttosto compromessa.»

«Non riesco a crederci», sussurrò Vera. «Annie è tutto quello che ho. Non possono portarmela via. Non può togliermela.»

«La cosa è nelle mani del giudice», disse Frain.

Di colpo gli occhi di Vera lampeggiarono di terrore. «Ma se Ned voleva uccidere Annie… mio Dio, l’avrà con sé! Che cosa le farà?»

«Ci stiamo muovendo», sentenziò Frain, «su un terreno assolutamente vago. Non posso garantirle proprio niente. Lei è in una posizione difficile, mia cara signora… molto molto difficile.»

Sedendo sullo scanno, pronto ad ascoltare la petizione di Ned, il giudice Archie S. Brendel consultò rapidamente alcuni appunti. Poi si schiarì la gola, come faceva di solito quando cominciava a procedere. Gli occhiali sulla punta del naso riflettevano la luce nella montatura di metallo. I suoi capelli, ricci e grigi alle tempie, avevano un taglio perfetto. Brendel, a quarantotto anni, tentava di apparire nello stesso tempo come un giudice e un uomo, i cui migliori anni professionali dovevano ancora venire.

Non tutto era per vanità. Brendel amava davvero la legge e traeva un’enorme soddisfazione dalle udienze che presiedeva. Il fatto era, però, che spesso vedeva il lato astratto della legge e minimizzava l’elemento umano.

La sala delle udienze era piccola. Tutte quelle del Tribunale dei Minori erano piccole, poiché le udienze avvenivano a porte chiuse.

Brendel sedeva su un normale banco soprelevato, mentre le parti in causa occupavano due tavoli di fronte a lui. A uno sedeva, da solo, Ned McKay. All’altro stavano Vera ed Elwood Frain. Annie, il cui destino stava per essere deciso, non era nemmeno presente; Marie Neuberger non era ritenuta parte in causa e quindi non le era permesso di assistere.

Vera e Ned, di colpo avversari in giudizio, non si scambiarono neanche un’occhiata. Nell’atmosfera carica di tensione, si comportavano come se non si fossero mai conosciuti. Ned sembrava particolarmente colpito dal cambiamento e giocherellava nervoso con una penna nell’attesa, evitando di guardare verso il tavolo di Vera. Sebbene conoscesse Elwood Frain da molti anni non lo salutò.

La famiglia McKay stava dividendosi.

Brendel guardò Ned. «È pronto, Mr. McKay?»

«Sì, vostro onore.»

«Mr. Frain?»

«Pronto, vostro onore.»

«Mr. McKay», chiese Brendel, «è assistito da un legale?»

Ned si alzò lentamente. «Vostro onore», dichiarò, «ho scelto di rappresentare me stesso.»

Brendel lo sbirciò da sopra gli occhiali. «Conosce i rischi che corre?»

Ned si rendeva conto del pericolo di farsi coinvolgere emotivamente dal suo caso tanto da rimetterci le penne. Correva il rischio perché quella era la causa più importante della sua vita e non si fidava di nessun altro.

«Sì, li conosco.»

«Molto bene. Mr. McKay», proseguì il giudice, «l’istanza che lei mi pone davanti è quanto mai seria. Come sa, raramente un bambino è sottratto ai genitori e comunque solo dopo che siano addotte prove esaurienti a sostegno della richiesta.»

«Ne sono consapevole, vostro onore. Questa è una delle cause più penose che abbia mai dovuto intraprendere, ma i fatti parlano da sé.»

«Lei ha qualche prova che Mrs. McKay abbia effettivamente maltrattato la bambina?»

«Naturalmente no», rispose Ned. «Ama Annie. Ma ci sono altre cose. Mrs. McKay è sospettata di omicidio.»

«Solo sospettata», lo rimproverò Brendel.

«Certo. Ma è per l’assassinio del padre della bimba che la si accusa. Io temo che la piccola possa risentirne.»

«Vuole alludere al fatto che la signora potrebbe far del male a sua figlia?»

«No di certo, quando è in condizione di ragionare.»

«Ovviamente questa è solo un’ipotesi.»

«Sono d’accordo», disse Ned, «ma stiamo parlando della vita di una bambina. E io ne chiedo soltanto la custodia per la durata del processo. Se Mrs. McKay è assolta, tutto a posto. Le riconsegno Annie con enorme piacere. Se è condannata, però, mi rivolgerò immediatamente a questa corte per ulteriori decisioni.»

«Lei mi sta chiedendo di togliere una figlia alla madre in conseguenza di ciò che potrebbe verificarsi, anziché di ciò che si è verificato.»

«Sì, vostro onore. Ma prego vostro onore di ricordare che sono lo zio di Annie McKay. La piccola mi conosce da quando è nata. Sono sempre a casa sua.»

«Comunque, per la bambina sarebbe un trauma.»

«Non terribile. A casa con me si troverà benissimo.»

«Ha altre considerazioni da esporre?»

«Sì, vostro onore. Mrs. McKay ha affidato Annie alle cure di una certa dottoressa Marie Neuberger, una psicanalista dalla reputazione, diciamo, controversa. Ritengo che Annie abbia diritto a cure più adatte, specie nei momenti in cui soffre di continui stress psicologici.»

«A quanto mi risulta, la bambina sta bene», sottolineò Brendel.

«Forse», ribatté Ned. «Ma i precedenti della dottoressa Neuberger sono ben noti, così come le sue teorie. Il problema di quale danno possa arrecare è effettivo. Ha perso due cause per condotta professionale scorretta.»

«Ritiene, Mr. McKay, di poter essere obiettivo in questa sede? Dopotutto, è stato suo fratello a essere assassinato. Forse il suo interessamento verso la piccola è una reazione emotiva, comprensibile, naturalmente.»

«Sono sicuro di poter essere obiettivo, vostro onore. Sono avvocato e capisco le implicazioni del caso.»

«Può dimostrare di non nutrire nessun rancore verso Mrs. McKay?»

«Be’», rispose Ned, «veramente non posso provare quello che non esiste. Ma invito la corte a cercare le conferme che desidera da vicini e amici. Testimonieranno che ho sempre avuto eccellenti rapporti con mia cognata. Le voglio bene. Ma voglio bene anche ad Annie.»

«Mi risulta, però, che Mrs. McKay ha accusato lei di averle ucciso il marito. È vero?»

«In un momento di esasperazione, vostro onore.»

«Comunque è vero…»

«Sì, signore, ma non ho dato alla cosa il minimo peso.»

«Tuttavia potrebbe infuenzare la sua opinione su Mrs. McKay. O mi sbaglio?»

Ned esitò un attimo. Frain appariva compiaciuto. Da come l’udienza era andata avanti sino a quel momento, secondo lui, il giudice non sembrava condividere le argomentazioni di Ned. Frain si chinò verso Vera e le sussurrò all’orecchio: «Credo che il suo caro cognato sia in difficoltà». Lei rimase in silenzio.

«Vostro onore», ricominciò Ned, «il mio giudizio su Mrs. McKay è stato influenzato da molti fattori. Uno dei quali, posso ammetterlo, è la sua accusa. Cosa più che naturale. Altro fattore, i commenti fatti su di lei da donne della nostra comunità.»

«Da avvocato, Mr. McKay, lei dà peso alle chiacchiere?» gli chiese Brendel.

«Certamente no. Ma come zio, devo essere sensibile a tutto.»

Brendel continuò a porre stringenti domande a Ned, mostrando a volte la propria impazienza di fronte alla mancanza di prove precise e definite contro Vera. La legge ammetteva l’allontanamento di un bambino dai genitori solo se il bambino fosse stato effettivamente in pericolo e Brendel applicava la legge rigorosamente alla lettera. Quando ebbe finito con Ned, si rivolse a Frain.

«Mr. Frain, ha sentito le motivazioni di Mr. McKay. Suppongo che lei non sia d’accordo.»