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Frain, tutt’altro che cerimonioso e cortese, scattò in piedi, come un giocattolo a molla, davanti al banco imponente. «Non sono d’accordo?» proruppe retoricamente. «Vostro onore, sono indignato per l’attacco, del tutto ingiustificato, verso Mrs. McKay. E sono sbalordito dal comportamento di un uomo che dovrebbe precipitarsi a difenderla, anziché bersagliarla con tutte quelle assurde calunnie.»

«Lei può garantire che la bimba non corre pericoli?» gli domandò Brendel.

«Certo che posso. È sintomatico, vostro onore, che nessuno di quelli che attaccano Mrs. McKay metta in dubbio la sua devozione per Annie.»

«Mr. McKay sottolinea che è sospettata di omicidio e che quindi non si può rischiare di affidarle una vita umana.»

«Questa è una violazione del nostro sistema legale», dichiarò Frain, la cui voce aspra sembrava tagliare l’aria. «Mrs. McKay verrà comunque assolta, ma fin da ora ha il diritto di essere considerata innocente.»

Brendel consultò alcuni appunti che aveva preso durante il discorso di Ned. «Che cosa può dirmi sulla qualità dell’assistenza medica attualmente riservata alla piccola?»

«Posso solo rilevare», rispose Frain, «che Mrs. McKay ha dovuto affrontare una malattia di Annie che le è stata quasi fatale. Ovviamente è una di quelle madri che ricorre soltanto ai migliori medici.» Lì Frain, da attore consumato, fece spallucce, come a minimizzare il punto successivo. «Ora, in merito alla dottoressa Neuberger, lei è una psicanalista. Come vostro onore sa bene, in base alla sua vasta esperienza, la psicanalisi è un campo in cui le valutazioni personali differiscono largamente. Una ciarlatana per alcuni è una dea per altri.»

«Concordo», disse Brendel.

«Obiezione!» gridò Ned, saltando in piedi.

Brendel ne fu sbalordito. Le obiezioni erano rare in procedimenti del genere. «Su che cosa verte la sua obiezione?» chiese.

«Contesto la sostanza generale delle affermazioni di Mr. Frain», esclamò Ned. «Sono del tutto irrilevanti.»

«Forse perché lei non riesce a capirle!» ribatté ferocemente Frain.

Brendel picchiò con il suo martelletto, cosa che di solito era costretto a fare solo per giovani indisciplinati. «Signori, vi richiamo all’ordine!»

I due tornarono a sedersi.

«Mi rendo conto», continuò Brendel, «della tensione che questo caso comporta, ma cercate di controllarvi. Mr. McKay, a lei la parola.»

Ned si alzò lentamente, parlando questa volta in tono più calmo. «Vostro onore», cominciò, «i punti da me sollevati sono fondati. Mrs. McKay è sotto accusa. In vita sua, non ha mai manifestato nessuna tendenza alla violenza, ma, se l’accusa è giusta, può avere ucciso suo marito, mio fratello. Ora ci viene detto che si è sempre dimostrata devota verso Annie. Ma si era sempre mostrata devota anche verso Harry. Che cosa prova tutta questa devozione?»

«La maternità è un’altra cosa!» lo interruppe Frain. «Mogli che uccidono i mariti ce ne sono a bizzeffe. Quante volte ha sentito di una madre che abbia ucciso sua figlia?»

Di nuovo Brendel picchiò con il martelletto. «All’ordine, Mr. Frain!»

«Chiedo scusa, vostro onore.»

Mr. Frain era soddisfatto. Maestro nelle interruzioni, sapeva di conseguire comunque un effetto dirompente prima di essere richiamato all’ordine. Di nuovo bisbigliò all’orecchio di Vera: «Questa volta credo di averlo in pugno. Non è ben preparato».

Ned proseguì, lamentando che il giudice non desse sufficiente peso ai trascorsi di Marie Neuberger e alla sua reputazione negativa presso l’ordine dei medici.

L’udienza si trascinò, durando in totale tre ore buone, di gran lunga più di quanto avessero pensato gli interessati. Vera, amareggiata per le allusioni maligne di Ned sulla sua idoneità come madre, si sforzò di mantenersi calma, ascoltando i continui suggerimenti che Frain le bisbigliava all’orecchio. Solo una volta le fu chiesto di parlare, quando Brendel le chiese se sarebbe stata psicologicamente in grado di avere cura di Annie durante il processo. «Sì», aveva risposto con sicurezza.

Il giudice Brendel, alla fine, si ritirò per riesaminare il verbale. Chiese alle due parti di ripresentarsi alla corte alle nove del mattino seguente.

All’ora fissata, Ned, Vera e Frain ripresero posto nella saletta. Brendel entrò, sedette al banco e aprì una cartelletta marrone. Scrutò le due parti. Era evidente che né Ned né Vera avevano chiuso occhio quella notte.

«Ho preso la mia decisione», annunciò Brendel.

Tutti i presenti si sporsero, ansiosi.

«Vagliate le prove, nell’applicazione delle norme di legge», continuò Brendel, «questa corte decide per Mr. McKay.»

18

Nella sala piombò un silenzio attonito. Né Vera né Elwood Frain si erano aspettati quel verdetto.

«Non può!» gridò Vera all’improvviso. Saltò in piedi e con la mano spazzò il tavolo, facendo volare via una matita. «Non può portarmi via Annie!»

Le sue grida superarono le pareti rivestite di legno massiccio dell’aula e si sentirono fin giù nell’atrio. La gente si fermò e guardò l’uscio del Tribunale dei Minori. Accorsero immediatamente gli uscieri.

«Era combinato!» urlò Vera. Al che Frain cercò di trattenerla, ma lei lo respinse con violenza. «Aveva combinato tutto fin dal principio! So come vanno certe faccende. Conosco questi sporchi intrallazzi politici!»

Brendel non fece nessun tentativo per interromperla. Aveva assistito abbastanza spesso a proteste clamorose in casi analoghi per sapere che il sistema migliore era lasciare sfogare la collera. Si limitò a fissare Vera malinconicamente, come se simpatizzasse con lei.

«Non ve la lascerò portare via!» continuò Vera, mentre gli uscieri entravano silenziosamente dal retro, aspettando un cenno da Brendel per accompagnarla fuori. «La nasconderò. Fuggiremo, ma non permetterò che quell’uomo si prenda mia figlia!»

Frain ripeté il tentativo di dissuaderla, sapendo che se la stampa fosse venuta a sapere di quella scena l’immagine di Vera ne sarebbe risultata danneggiata già prima dell’inizio del processo. Ma si rese ben presto conto che era ormai troppo tardi e, amareggiato per l’inaspettato verdetto, capì la disperazione della propria cliente.

Ned non si era mosso, limitandosi a scuotere tristemente la testa. A fior di labbra, quando colse l’occhio di Brendel su di lui, sillabò la frase: «Odio questa faccenda». Meglio quelle parole che manifestare che lui desiderava proteggere Annie proprio da quel genere di condotta isterica. Anche ai giudici non piace sentirsi dire frasi del tipo: «Io gliel’avevo detto che era così».

Vera, all’improvviso, abbandonò il tavolo e si lanciò verso il banco, agitando selvaggiamente il pugno contro Brendel. «Voglio farla sottoporre a inchiesta!» gridò. «Voglio appellarmi contro questa ingiustizia! Voglio che intervenga il governatore!»

Frain si precipitò a tirarla indietro, ma Brendel alzò una mano, facendo segno all’avvocato di non intervenire lasciando che gli uscieri risolvessero da soli la situazione.

Gli uscieri con calma si avvicinarono a Vera. «Non toccatemi!» gridò. Quelli esitarono un attimo.

«Voglio sentire da lei», disse Vera con veemenza, «voglio sapere come ha preso la sua decisione. Quanto le hanno dato?»

Allora Brendel picchiò un colpo con il suo martelletto. «Signora», rispose con gentilezza, «sarò felice di chiarirle i miei criteri.»

«Ma certo. Altre menzogne!»

«Se vuole ascoltarmi…»

«L’ascolterò. Poi andrò dai giornali. Voglio che sappiano tutti!»

I due uscieri stavano per intervenire, ma Brendel fece loro cenno di aspettare. «Signora», disse gravemente, «capisco la sua angoscia. Mi creda, avrei voluto evitare questo. Se lei desidera informare la stampa è suo diritto farlo, senz’altro. Ma la prego di riconoscere che un giudice deve agire secondo la legge.»