Zoe, per quanto avesse risposto con un — Sissignore! —, pensava che Paul dovesse essere stato collegato con la luna: un pazzo furioso.
Ma da un certo punto di vista, anche se un po’ paradossale, c’era un che di logico in quel folle ragionamento. Anche se tutti erano consapevoli che il mondo stava diventando un inferno, prima della costruzione delle cupole, be’, tuttavia c’era qualcosa di vero in quelle insulsaggini.
Forse, ad un certo punto della tua vita (che per Zoe era già passato) impari a giudicare gli altri, anche negativamente, ma senza condannare. Era proprio quello che Zoe stava facendo, adesso.
Osservava il vecchio Paul sul cavallo a dondolo secondo due prospettive diametralmente opposte, e non aveva alcun desiderio di conciliarle. Infatti, la maledizione avveniva, stava avvenendo, indipendentemente dalla sua volontà. Come sempre, dopo la morte di Rabon. Era il vecchio fenomeno binoculare che operava su di un piano filosofico anziché fisico. Molto tempo prima era capitato anche a Helen, la «mediatrice» dei Phoenix. E mentre i piccoli occhiali di Helen mettevano a fuoco l’immagine del mondo, la duplice visione che Zoe aveva in quel momento riportava nella sfera della sua comprensione i due Paul a cavallo, quello demoniaco e quello umano, e li fondeva. Perché ne era così sorpresa, dato che non era la prima volta che le capitava?
— … Ed è il cervello l’unico mezzo per conseguire l’immortalità conservando anche il corpo. Esso è ciò che noi siamo. Dobbiamo di nuovo collegarci con il sole, con il sole e con la luna. Nessuno può farlo senza risorgere dalla tomba in cui siamo stati rinchiusi ancor prima di aver trascorso metà della nostra vita…
Il cavallo dondolava freneticamente, e la voce di Paul scandiva ciascuna frase, spesso ripetuta, con lampi di misurata isteria. Il braccialetto al polso di Zoe sembrava emettere dei suoni. Diede un’occhiata al biomonitor a fianco dell’orpianola, e vide l’oscilloscopio sintonizzato sulle onde cerebrali e sul battito cardiaco di Paul tracciare fasci di pallide comete attraverso lo schermo, su e giù, su e giù. Anche gli altri sei monitor segnalavano rapide pulsazioni, e lei si domandò se qualcuno, là sotto, stesse prendendo nota di questa attività. Comunque, tutti erano certamente vivi: molto vivi.
Ora Paul aveva gli occhi fuori dalle orbite e il cavallo lo stava trasportando in un territorio dove infanzia e maturità erano eternamente immutabili. Lui era solo, là, solo con il suo cervello e gli impulsi di desiderio che scaturivano dal suo corpo. Ancora preghiere. Ancora declamazioni. Finché l’ultima parola venne pronunciata. Allora Paul cadde in avanti sul collo del suo destriero di alluminio, svenuto. O forse morto.
Zoe si alzò, anzi scattò in piedi. Con sua sorpresa gli altri Phoenix, Toodles, Helen, Jerry e Parthna, stavano applaudendo. Luther non si unì a loro per andare a sostenere Paul prima che cadesse dal cavallo ancora in movimento e si rompesse la testa.
— La migliore funzione degli ultimi tempi — disse Parthena. Poiché l’applauso continuava, Zoe fu presa da una specie di follia e si unì a loro. E mentre tutti applaudivano (i sermoni si concludevano tutti come questo, con la congrega dei fedeli che prorompeva in una spontanea ovazione?), Luther sorresse Paul fino al biomonitor, lo fece stendere, e gli somministrò dell’ossigeno dalla bomboletta metallica che poco prima aveva preso dallo sgabuzzino. Quindi lo spettrale cowboy sollevò leggermente il capo e con un debole sorriso ringraziò per l’applauso ricevuto. Infine Luther lo mise a letto.
— Devi dirgli qualcosa — disse Toodles. — Altrimenti il vecchio bastardo penserà che non ti sia piaciuto.
Ma Paul non si sentì molto bene nei tre giorni successivi al sermone. Restò nella camera comune a dormire o a fissare il soffitto. La prima notte, Zoe gli rimase seduta accanto, aiutandolo a sorbire del brodo con la cannuccia flessibile. Vuotò la scodella in pochi minuti e Zoe, credendo che volesse dormire, si alzò per andarsene. Paul allungò il braccio per afferrarle il polso, ma mancò la presa. Zoe se ne accorse e tornò indietro. La mano di Paul batté sul letto: siediti. Così Zoe si lasciò cadere sulla seggiola e prese quella mano rubizza fra le sue. E la tenne per più di un’ora, rimanendo seduta. Poi le labbra sottili e screpolate si socchiusero, e Paul disse: — Ho paura, Zoe.
— Anch’io ho paura — rispose lei. — Qualche volta. — Come l’aveva in quel momento, dovette ammettere.
La bocca restò socchiusa e gli occhi da weimaraner diventarono vitrei. Paul si passò la lingua sulle labbra sottili. — Puoi venire a letto con me, se ti va.
Chiuse gli occhi. E si addormentò.
12. Da qualche parte a cavallo di un manico di scopa
Non c’erano mai stati dubbi. Forse un’ombra, solo un’ombra di esitazione la prima notte, quando gli uomini offesero Toodles. O forse c’era stata qualche incertezza con Paul, almeno fino al suo sermone sul cavallo a dondolo e il conseguente collasso. Ma non furono mai dei seri dubbi.
Così quando quella sera di fine Inverno Luther salì sul terrazzo e disse: — Sei ammessa, Zoe; sei ammessa — la sua gioia fu contenuta, sincera ma contenuta. Mai gridare urrà fino a quando il matrimonio non è celebrato o gli astronauti non sono tornati a casa sani e salvi. Zoe abbracciò Luther. Quando scese, abbracciò tutti gli altri.
La mattina che seguì l’importante decisione, nel cortile del ricovero si tenne la cerimonia contrattuale. Era Leland Tanner a presiederla. Era il primo giorno di Primavera del 2040, secondo il Nuovo Calendario.
— Bene — disse Mr. Leland. — Ogni unità settigama ha la sua esclusiva procedura contrattuale, Zoe, dal momento che ogni forma prescelta per ratificare il vincolo è giudicata legale dalla Commissione per lo Sviluppo Umano. La cerimonia dei Phoenix nasce da un’idea di Parthena. — Osservò il gruppo. Erano tutti in piedi presso il prato artificiale circondato da gingko dal fusto cilindrico. Sotto l’albero più vicino c’era un tavolo coi rinfreschi. — Non è vero?
— Sì — rispose Parthena.
E poi, fra tutte le cose più strane, Mr. Leland tirò fuori una scopa che teneva nascosta dietro la schiena. La depose sul resistente tappeto erboso e arretrò di qualche passo. — Ecco — disse. — Tutto ciò che ora dovete fare è unire le mani e saltare insieme la scopa. — Rifletté. — Forse sarebbe meglio saltare divisi in due gruppi di tre, e tu Zoe salterai con ciascuno. Qualche obiezione?
— No — disse Parthena. — Basta che la salti dalla stessa parte entrambe le volte.
D’accordo. Quella era la procedura. Zoe saltò prima con Helen, Toodles e Luther, e poi con Parthena, Paul e Jerry, il quale dovette passare con la sedia a rotelle sopra una delle estremità del manico di scopa.
— Io vi dichiaro — pronunciò Mr. Leland — tutti e sette uniti in matrimonio come Phoenix. Sei di voi lo sono per la seconda volta, uno per la prima volta. — Poi li invitò sotto l’albero ed offrì i drinks. — Evviva i Phoenix.
Zoe bevve. Tutti quanti bevvero. Vennero servite molte tartine. Era molto appropriato sposarsi saltando un manico di scopa, dopo essere stata venduta lungo il fiume, nella libertà. In che altro modo avresti potuto farlo? In nessun altro, proprio nessuno.
Paul e Toodles, il primo e la sesta della famiglia in ordine di età, morirono nel 2042. Un anno dopo morì Luther. Nel 2047, Helen morì due giorni prima del suo ottantesimo compleanno. In quello stesso anno il dottor Leland Tanner rassegnò le dimissioni dalla Torre per lo Sviluppo Umano; si lamentò di arbitrarie ingerenze in un progetto di ricerca che durava da dodici anni. E dopo la sua partenza dal Ricovero Geriatrico il suo programma venne interrotto, e i membri superstiti delle dieci unità settigame furono separati. Jeremy Zitelman morì nel 2048, nell’ala di cura intensiva del ricovero. In seguito alla sua morte, Parthena e Zoe vennero rimandate alle loro famiglie d’origine: Parthena andò in un’abitazione di superficie a Bondville, e Zoe tornò nel cubicolo di Sanders e Melanie Noble al Livello 1. Per una circostanza curiosa, questi ultimi due membri della famiglia Phoenix morirono a distanza di dodici ore l’una dall’altra, in un giorno d’Estate del 2050, in seguito ad una breve malattia. Fino ad un mese prima della loro morte si incontravano una volta alla settimana in un piccolo ristorante di West Peachtree, dove si dividevano una singola porzione di vegetali e parlavano dei loro nipoti. Parthena infatti era diventata bisnonna due volte.