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«Io non ho bisogno di vedere un film per decidere se sarei d’accordo che mio marito facesse l’amore con una delle mie amiche per farle avere un bambino», affermò decisa Claire Young. «Direi di no e basta!»

«Oh, via, io non ci farei caso, soprattutto se si trattasse di Gayle», disse Steve e abbracciò la donna che gli era seduta vicino. Lei ridacchiò e finse di contorcersi fra le sue braccia.

Questo diede il via a una serie di battute a sfondo sessuale che fecero sganasciare tutti dalle risate, tranne David e Angela che si limitarono a sorridere, un po’ imbarazzati.

Dopo una barzelletta particolarmente spinta, Nancy, che quasi non riusciva più a parlare per quanto rideva, propose: «Ehi, mandiamo a letto i bambini, così possiamo fare il bagno nudi».

David e Angela si guardarono, chiedendosi se si trattasse di una battuta, ma videro che tutti si erano alzati e avevano chiamato i loro figli.

Più tardi, in camera, mentre da fuori giungevano voci e risate mescolate al rumore dei tonfi nell’acqua, Angela si lamentò con David per come tutto il gruppo fosse regredito a una fase adolescenziale.

«Sì, hanno un comportamento un po’ goliardico», ammise lui, «ma non mi sembra che facciano nulla di male. Non dovremmo essere troppo severi nel giudicarli.»

«Mah, non so. Tutto quel parlare di sesso e quell’agire così infantile mi sembrano un riflesso della noia. Forse Bartlet non è il paradiso terrestre che noi pensiamo.»

«Oh, per favore! Penso che tu sia eccessivamente critica e cinica. Io credo che loro abbiano un atteggiamento verso la vita esuberante e gioioso, forse siamo noi a essere bloccati.»

Angela si voltò verso di lui con un’espressione sorpresa, come se David fosse un estraneo. «Puoi benissimo andare là fuori nudo e unirti ai baccanali, se ti piace tanto. Non sono certo io a impedirtelo!»

«Ehi, non scaldarti tanto!» reagì David. «Non ho voglia di partecipare, però non vedo le cose tutte bianche o tutte nere, come te. Forse fa parte del tuo bagaglio cattolico.»

«Non accetto provocazioni», dichiarò decisa Angela, voltandosi verso il lavandino per lavarsi il viso. «E mi rifiuto soprattutto di farmi intrappolare in una delle nostre inutili discussioni religiose.»

«Per me va bene», concluse David in tono conciliante.

Più tardi, quando andarono a letto, Angela chiese al marito un’opinione sui commenti di Kevin a proposito del dottor Portland.

«Non so che cosa pensare», rispose lui. «A essere sincero, Kevin è un po’ un mistero per me, è un tipo strano. Non ho mai visto nessuno prendersela tanto per una botta sul naso durante una partita fra amici.»

«Io trovo i suoi commenti sconvolgenti. Pensare anche solo per un secondo a un omicidio a Bartlet! Sto cominciando a provare la fastidiosa sensazione che stia per accadere qualcosa di brutto, forse perché siamo troppo felici.»

«Questo fa parte della tua personalità isterica», sentenziò David, un po’ sul serio, un po’ per burla. «Sei sempre alla ricerca di qualcosa di drammatico e questo ti rende pessimista. Io penso che siamo felici perché abbiamo preso la decisione giusta.»

«Spero che tu abbia ragione», mormorò Angela, accoccolandosi contro di lui.

9

Lunedì 6 settembre

Traynor guidò la sua Mercedes oltre il bordo della strada, dirigendosi verso la fila di macchine parcheggiate all’estremità del campo. Era lì che si stava svolgendo il picnic annuale con il quale il Bartlet Community Hospital celebrava il Labour Day che, come in tutti gli Stati Uniti e in Canada, cadeva ogni anno il primo lunedì di settembre.

«Che modo di rovinare un giorno di festa!» Traynor si rivolse alla moglie Jacqueline che gli stava accanto. «Detesto questi picnic.»

«Un fico secco!» sbuffò lei. «Non m’inganni neppure per un secondo.» Era una donna piccolina, leggermente grassottella, che vestiva in maniera eccessivamente tradizionale. Nonostante la semplicità della festa, indossava guanti bianchi, cappello bianco e scarpe con i tacchi.

«Di che cosa stai parlando?» chiese Traynor mentre parcheggiava la macchina.

«Io lo so quanto vai pazzo per queste faccende dell’ospedale, per cui non giocare a fare il martire con me. Ti piace bearti alla luce dei riflettori e interpreti fino al midollo la parte del presidente del consiglio di amministrazione.»

Traynor lanciò alla moglie un’occhiata indignata. Il loro matrimonio si era sempre svolto all’insegna dell’antagonismo reciproco e di solito lui rispondeva alle frecciate con altre frecciate, ma questa volta si trattenne. Jacqueline aveva ragione a proposito del picnic e lo irritava il fatto che nei ventun anni di matrimonio avesse finito con il conoscerlo così bene.

Mentre risalivano la fila di auto parcheggiate, Traynor vide Helen Beaton salutarlo agitando un braccio e poi dirigersi verso di loro. Era insieme a Wayne Robertson, il capo della polizia, e questo faceva presagire qualcosa di brutto.

«A proposito», commentò Jacqueline. «Ecco uno dei tuoi maggiori adulatori.»

«Zitta, Jacqueline!» sussurrò Traynor.

«Brutte notizie», annunciò Helen senza preamboli.

«Perché non vai alla tenda e non ti fai servire qualcosa da bere?» propose Traynor alla moglie, dandole una lieve gomitata. Dopo avere lanciato a Helen Beaton uno sguardo sprezzante, lei si allontanò.

«Qual è la cattiva notizia?» domandò subito Traynor.

«C’è stata un’altra aggressione a un’infermiera, la scorsa notte, o meglio, stamattina. La donna è stata violentata.»

«Dannazione! È stato lo stesso uomo?»

«Crediamo di sì», rispose Robertson. «Stessa descrizione, stessi occhiali da sci a maschera. Questa volta l’arma era una rivoltella anziché un coltello, ma aveva di nuovo le manette. L’ha costretta a entrare nel folto degli alberi, come aveva fatto in passato.»

«Speravo proprio che la nuova illuminazione sarebbe servita», mormorò Traynor.

«L’aggressione è avvenuta nel parcheggio superiore, dove non ci sono luci. Come si ricorderà, abbiamo illuminato soltanto quello inferiore, per risparmiare.»

«Chi è al corrente dello stupro?»

«Non molte persone», rispose Helen. «Ho preso l’iniziativa di contattare George O’Donald del Bartlet Sun. Si è dichiarato d’accordo di non pubblicare la storia, così possiamo concederci una pausa. So che la vittima non lo dirà a molti.»

«Mi piacerebbe che non venisse all’orecchio del CMV, se fosse possibile», disse Traynor.

«Tutto questo mette in evidenza quanto ci serva il garage», osservò Helen.

«Sì, ci serve, ma forse non lo avremo. È la cattiva notizia che darò al comitato esecutivo di stasera. Il mio vecchio avversario, Jeb Wiggins, ha cambiato idea e ha convinto il consiglio comunale che il garage, dal punto di vista paesaggistico, sarebbe un pugno in un occhio.»

«Allora è la fine del progetto?»

«No, ma è un duro colpo», ammise Traynor, «Tenterò di presentarlo ancora, ma i progetti bocciati è difficile che vengano riesaminati. Forse questo stupro, per quanto sia esecrabile, potrà servire a convincerli ad approvarlo.»

Traynor si rivolse a Robertson. Anziché i suoi occhi, vide una doppia immagine di se stesso riflessa negli occhiali. «La polizia non può fare niente?» domandò.

«A meno che non mettiamo un uomo fisso tutte le notti», rispose lui, «non c’è molto che possiamo fare. Ho già ordinato ai miei uomini di scandagliare il parcheggio con i fari, quando si trovano da quelle parti.»

«Dov’è adesso il responsabile della sicurezza dell’ospedale, Patrick Swegler?»

«Vado a cercarlo», disse Robertson e si allontanò.

«Sei pronta per stasera?» chiese Traynor a Helen.

«Intendi per la riunione?»