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Nebraska si diede un’ultima tirata di baffi e infilò la mano nella scollatura della tuta. Un filo d’argento si contorse per aria. Lui se lo tirò sopra la testa e lo spinse giù verso il quadro comandi. Una sottile catenella d’argento con un portafortuna a forma di triangolo fluttuò oltre il viso della Regina di Cuori. Lei alzò la mano, le sue dita si impigliarono nell’argento, e il triangolo si girò lentamente a trafiggerla con il suo occhio.

— Che cos’è? — Il tono brusco della voce li stupì tutti. Il Mago prese la catenella dalle sue mani e aggrottò le sopracciglia.

— L’ho visto in una banconota americana pre-GLM — disse Nebraska in tono di scusa. — L’occhio dentro il triangolo. Mi è piaciuto, così l’ho fuso in argento. Non so esattamente cosa sia.

— È l’occhio di Dio — disse il Mago, come se riconoscesse una persona conosciuta casualmente. Il Professore allungò la mano per prenderlo; il Mago guardò la Regina di Cuori, inarcando le sopracciglia con aria interrogativa. La ragazza rideva di nuovo, e le sue dita scavavano solchi fra i capelli, tirandoseli sul viso fino a nasconderlo quasi completamente, e il Mago vide un unico occhio grigio.

— Naturalmente l’ho già visto — disse lei. — Naturalmente. Però non ricordo dove.

— Nemmeno io — disse il Professore. — È buffo. L’abbiamo visto, non sappiamo da dove viene, eppure lo riconosciamo tutti, e significa qualcosa. Qualcosa di inesprimibile, qualcosa che viene dal passato.

— Come una croce — disse Nebraska.

— O una stella. La Stella di Davide, il pentacolo di…

— Una volta ho incontrato un tale che credeva a queste storie — intervenne Quasar. — Voleva convincermi dell’esistenza di un luogo chiamato paradiso. Poi mi ha detto che sarei andata all’inferno. Non mi ricordo cos’ho combinato per farlo arrabbiare. Qualcosa. Non mi piace il passato.

— La luce delle stelle è sempre nel passato — mormorò il Mago. La spaziolancia parlò di nuovo, un breve arpeggio d’arpicordo; e intanto nell’intercom si accese un pulsante luminoso. Il Mago lo premette e l’aria fu subito piena di scariche elettrostatiche.

— Identificarsi — disse una raschiante voce femminile. — Imperativo. Identificarsi…

Il Mago trasalì al rumore. — Spaziolancia ID960PCS, il Pianto volante. Provenienza Settore Cost…

— Nome.

— Con chi parlo? — chiese lui urbanamente. Le unghie di Quasar gli si conficcarono nel braccio.

— Polizia.

Il Mago batté le palpebre, diventando di colpo inespressivo, e spostò uno schermo angolare sopra il finestrino. Tutti videro il lungo oggetto massiccio che si frapponeva tra la loro lancia e Averno, le vivide luci della spaziomobile. Il Mago sussurrò in fretta: — Maledizione, Quasar, se hai portato a bordo qualcosa di illegale…

— No, Magico Capo, ti giuro…

— Qui la spaziomobile di pattuglia GM11F proveniente da Averno. Trasmettete i codici di navigazione per tutti i porti oltre la Terra.

Il Mago mormorò qualcosa e lanciò uno sguardo alla Regina di Cuori. La ragazza si teneva eretta, ma aveva le mani contratte sui comandi. — Signora dei Cuori. — Lei distolse gli occhi dalla spaziomobile, fissò il Mago senza vederlo. — Vogliono il nostro itinerario.

— Oh. — Di colpo le sue mani si rilassarono; cominciò a trasmettere. — Scusami, Magico Capo, scusami…

— Sta’ calma. — Si sentirono scambi di frasi sotto le scariche elettrostatiche; il Mago decifrò le parole, incredulo. «Riesci a intercettare qualcosa?»

— Dichiarate lo scopo della vostra visita su Averno.

— Siamo in tournée — disse il Mago, sconcertato. — Il complesso Nova. Averno, Helios, Rimrock, Moonshadow. Abbiamo prenotato tramite l’agenzia della Costadoro, abbiamo ottenuto permessi, passaporti, orari e codici d’atterraggio…

— Restate in collegamento.

Il Mago rimase in attesa, stringendo le labbra. Si girò verso Quasar, la fissò negli occhi.

— Quasar — disse piano Nebraska — possono perquisirci all’atterraggio, e se hai nascosto qualcosa nella stiva devi solo farmi vedere…

— No! Non ho niente!

— Proprio quello che ho sempre desiderato — disse il Professore. — Una stanzetta tutta per me su Averno.

— Magico Capo, stavolta non sono io! Io…

— Calma, calma. Stiamo trasmettendo qualche segnale che loro hanno intercettato, ma non capisco come sia successo. Signora dei Cuori, non hai notato qualcosa di insolito quando hai…

La voce del poliziotto lo interruppe, con un tono appena meno brusco di prima. — Permesso e codice d’entrata per il Pianto volante registrati. Come mai la vostra ricevente è aperta alla frequenza di Averno?

— Non sapevo che fosse aperta — disse il Mago in tono piatto.

— Chi è il padrone della lancia?

— Sono io.

— Dove l’avete acquistata?

— Nel Settore Costadoro, da un rivenditore di spaziolance usate. Tutte le sue registrazioni erano…

— Sotto il quadro comandi c’è un numero di serie. Leggetemelo, e datemi i numeri della patente e della carta d’identità.

Il Mago sospirò in silenzio. Quando terminò, il silenzio si protrasse ancora più a lungo. Attesero. Un tonfo improvviso provenne dalle viscere del Pianto volante, e un trillo d’arpicordo. Il Mago sobbalzò, lo zittì con una manata.

— Roger Restak. CI4069PC1114.

— Sì.

— Tutti i sistemi di comunicazione delle spaziomobili di polizia vendute a privati cittadini sono modificati in modo da ricevere solo frequenze legali. Perché state intercettando i nostri codici?

— Nient’affatto! Non avevo idea…

— Numero di identità di tutte le persone a bordo.

— Sono già registrati su Averno. Siamo nei pasticci?

I disturbi radio sembrarono un pochino più umani. — È possibile che sia stato commesso un errore nelle modifiche precedenti la vendita. Siete il primo proprietario civile?

— No.

— Verificileremo i passaggi di proprietà. Roger Restak. Stato legale: proprietario e comandante della spaziolancia sospetta Pianto volante. Non siete accusato formalmente. Procederete secondo i programmi fino ad Averno. Ogni tentativo di deviare dal programma di atterraggio sarà considerato atto criminale. Domande?

— No.

— Qui Sunbird. Chiudo.

La spaziomobile accelerò e uscì dall’orbita, permettendo una chiara visione di Averno. Quasar deglutì rumorosamente.

— Magico Capo.

— Puoi fumare nella stiva.

— Vengo anch’io — disse Nebraska, seguendola.

— Un luogo nient’affatto amichevole — disse il Professore. — Roger.

Il Mago fece una smorfia. — Qui non si può nascondere niente al GLM. Signora dei Cuori, non avevi fatto ricerche alla banca dati della biblioteca per aggiustare la ricevente? Da qualche parte c’era scritto che i privati cittadini non possono sintonizzarsi sulla frequenza di Averno?

Lei scosse la testa. — No. — Le mani le tremavano ancora. Non guardò il Mago, ma l’incombente carcere spaziale, la gigantesca ruota di luce e di tenebra che girava in continuazione sotto l’occhio del Sole. — No — ripeté a bassa voce. Il Mago allungò finalmente la mano e sfiorò la ragazza. Di nuovo fu turbato dall’oro inespressivo che si girava verso di lui.

— Scusami, Magico Capo.

— Continui a chiedermi scusa — disse, rendendosi finalmente conto delle sue parole. — Non hai fatto niente. Non ne avevi la possibilità, se ti sei limitata a seguire i diagrammi meccanici.

— C’erano due… c’erano due piccoli sigilli di rame con il marchio di Averno. Non erano riportati sui diagrammi. Allora ho pensato… ho pensato che erano lì per sbaglio. Così li ho eliminati.